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Rinnovabili al 50%, le proposte di Legambiente

Energie rinnovabili di
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“L’Esecutivo abbia il coraggio di realizzare provvedimenti mirati su biometano e autoproduzione da fonti rinnovabili e approvi il decreto per le rinnovabili non fotovoltaiche”

Ben vengano i primi chiari impegni annunciati a favore delle fonti rinnovabili dal presidente del Consiglio Matteo Renzi”, commenta Rossella Muroni, presidente di Legambiente, a proposito delle dichiarazioni rilasciate dal primo ministro italiano a New York, in occasione della cerimonia per la firma dell'Accordo Cop21 di Parigi.

Il Premier ha dichiarato di voler investire di più e meglio sull’eolico e l’idrico, e soprattutto di voler raggiungere il 50% di produzione di energia da fonti rinnovabili entro la fine della legislatura - prosegue Muroni -. Un obiettivo importante e a nostro avviso realizzabile in tempi brevi, per questo Legambiente rilancia al Governo le sue tre proposte per incentivare le rinnovabili nel Paese: intervenire con provvedimenti mirati sul biometano e sull’autoproduzione da fonti rinnovabili, e approvare il decreto di incentivo per le rinnovabili non fotovoltaiche. In questo modo si potrebbero superare quelle barriere che oggi impediscono il pieno sviluppo delle energie pulite”.

Secondo Legambiente, è ora che il Governo Renzi dimostri concretamente e chiaramente quale politica energetica intende adottare, e scelga se sostenere veramente la conversione verso un’economia low carbon o rimanere inchiodato alle fonti fossili. “Ci sono in Italia tante eccellenze da supportare - osserva il presidente di Legambiente - per far crescere un’economia ‘nuova’ e sostenibile, coniugando da subito ambiente e lavoro. Dal fotovoltaico, settore in cui il nostro Paese è leader (in testa alla lista della quota elettrica coperta dall’energia solare, con una percentuale dell’8%, secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia), ma che è stato affossato dalle politiche del governo, alla produzione di biometano, che ha un potenziale di produzione nazionale di 8 miliardi di metri cubi, ossia 4 volte tanto quello del metano estratto dalle piattaforme oggetto del referendum del 17 aprile, ma che non può essere immesso in rete per assenza di normativa. Puntare sull’innovazione tecnologica e sulla bioeconomia, rappresenta, da subito, una grande sfida per il rilancio economico dell’Italia e dell’Europa e per il conseguimento degli accordi sul clima”.