Come evitare che la crescita del Paese rallenti? E soprattutto, come non disperdere il patrimonio di innovazione e investimenti lasciato dal Pnrr? Domande cruciali per il mondo dei lavori pubblici, al centro del convegno “Obiettivo Domani” organizzato dall’Ance nella sede nazionale di Roma. Un’occasione di confronto tra istituzioni, imprese e tecnici per capire come consolidare i risultati raggiunti e costruire un sistema di opere pubbliche più competitivo e sostenibile.
Ad aprire i lavori, il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha riconosciuto il ruolo “importantissimo” delle imprese di costruzioni “nella trasformazione e rigenerazione della città”. Ma al centro del dibattito è emersa una questione tanto concreta quanto urgente: il caro-materiali. Oggi il 70% dei cantieri, inclusi quelli del Pnrr, deve fare i conti con rincari compresi tra il 30 e il 65%.
“La crescita del Paese dipende dal completamento delle opere Pnrr, metà delle quali riguarda il nostro settore. Se l’edilizia si ferma, si ferma anche l’Italia”, ha ricordato la presidente Ance, Federica Brancaccio, sottolineando che mancano ancora 2,2 miliardi per coprire le compensazioni sui prezzi.
Una posizione condivisa dal vicepresidente, Luigi Schiavo, che ha evidenziato la necessità di “rifinanziare i costi di realizzazione delle opere avviate negli anni passati”, poiché “i prezzi restano fino al 40% più alti rispetto a quelli di aggiudicazione”.
Lavori pubblici: le proposte dell’Ance
Dal confronto sono arrivate anche proposte operative: stabilizzare i meccanismi di compensazione per il caro-materiali, rendere i prezzari più aderenti al mercato, limitare le richieste di opere aggiuntive negli appalti e fissare regole più chiare per l’uso dell’in house. Obiettivo: un mercato più trasparente e competitivo.
Proprio la concorrenza è stata il secondo grande tema del convegno. Nel 2024 si sono registrati oltre 62 mila appalti di lavori pubblici, per un valore di circa 61 miliardi di euro. Tuttavia, il 90% delle gare è stato assegnato senza reale competizione, tramite affidamenti diretti o procedure negoziate. Solo il 7,8% ha seguito gare aperte.
Il presidente dell’Anac, Giuseppe Busia, ha richiamato l’importanza della “vigilanza collaborativa” per costruire un sistema capace di “guardare oltre il Pnrr”. Una visione condivisa anche da Carlo Deodato, segretario generale della Presidenza del Consiglio, che ha ribadito il valore strategico della riforma degli appalti pubblici.
A chiudere la sessione mattutina, il viceministro delle Infrastrutture, Edoardo Rixi, ha ricordato che “il Pnrr ha permesso all’edilizia di uscire da una lunga crisi, ma non possiamo pensare che tutto finisca nel 2027. Anche dopo dovremo continuare a costruire ponti, strade e ferrovie”.
Nel pomeriggio, il confronto si è spostato sulle regole della concorrenza, con la partecipazione di giuristi, parlamentari e rappresentanti di grandi imprese. Un dibattito fitto e concreto, che ha rilanciato un messaggio chiaro: solo un mercato aperto, efficiente e competitivo potrà garantire un futuro solido ai lavori pubblici italiani.
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