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Accordo sul clima: i commenti del Ministero dall'Ambiente e di alcune associazioni

Energie rinnovabili di
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L’accordo mira a un futuro libero da fonti fossili, ma gli impegni non sono sufficienti, occorre rivederli entro il 2020. La vera sfida inizia ora, dalle parole si passi ai fatti


Riportiamo i commenti del Ministero dall'Ambiente e di alcune associazioni di settore e organizzazioni ambientaliste all’accordo sul clima

"Questo è un accordo storico, che disegnerà il futuro del Pianeta. E l’Italia in quel futuro c’è a pieno titolo: abbiamo la più alta produzione di energia rinnovabile, in campo ambientale abbiamo raggiunto risultati eccezionali come la riduzione delle emissioni di Co2. All'accordo di Parigi abbiamo portato un valore aggiunto, facendo passare il concetto degli 1,5 gradi: questo è un accordo di tutti e per tutti, l’Italia ne deve andare fiera”. Così al termine della Cop21 il Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti,commenta l’accordo storico raggiunto a Parigi per il contrasto ai cambiamenti climatici.

L’accordo di Parigi - commenta Agostino Re Rebaudengo, Presidente di assoRinnovabili - rappresenta un fondamentale punto di svolta nella percezione della pericolosità dei cambiamenti climatici. L'Europa non è più sola in questa lotta e, per non perdere la leadership, deve rilanciare sugli obiettivi al 2030, che si era data ad ottobre 2014, portando il target dal 40% al 50% di taglio delle emissioni di CO2. Nonostante sia mancato il coraggio di prevedere sanzioni per chi non rispetterà i limiti in termini di CO2 - prosegue Re Rebaudengo -auspichiamo che i meccanismi di controllo introdotti favoriscano un circolo virtuoso finalizzato a vincere la battaglia più importante: quella della sopravvivenza. Oraè il momento di mettersi tutti al lavoro. Alla classe politica italiana chiediamo una coerentepolitica energetica, dettata da una visione a lungo termine, anche perché favorita dall'attuale basso prezzo dei combustibili fossili. Vorremmo credere che le dichiarazioni rilasciate dal Governo non siano solo parole destinate a dissolversi nel vento, ma rappresentino finalmente l'inizio di una nuova fase, nella quale l'Italia deve tornare ad essere protagonista”.

Questo accordo è una base di lavoro per tutti i Paesi, indica un percorso e riconosce un problema che va affrontato e risolto. Per quello che riguarda l’Europa, pensiamo che sia necessario alzare gli obiettivi al 2030 portando il taglio delle emissioni di CO2 al 50%, aumentando la quota di efficienza energetica dal 30% al 40% e quella di produzione di energia da rinnovabili al 33%. Per questo il Governo Renzi deve fare proprio l’obiettivo di una politica che combatta il cambiamento climatico, con un programma ambizioso che sinora è stato troppo timido”. Così Gianni Silvestrini, presidente del Coordinamento Free, fonti rinnovabili ed efficienza energetica che raggruppa 30 associazioni del settore.

Il testo dell’accordo pone le fondamenta per affrontare sul serio la crisi climatica che affligge il pianeta. Si va in modo irreversibile verso un futuro libero da fossili- dichiara il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza -. Tuttavia gli impegni già annunciati alla vigilia della COP, secondo le prime valutazioni, se rigorosamente attuati sono sufficienti a ridurre soltanto di un grado circa il trend attuale di crescita delle emissioni di gas-serra, con una traiettoria di aumento della temperatura globale che si attesta verso i 2.7- 3°C. Non consentono, quindi, di contenere il riscaldamento del pianeta ben al di sotto della soglia critica dei 2°C, e ancor meno rispetto al limite di 1.5°C. È cruciale, pertanto, una revisione di questi impegni non oltre il 2020 e purtroppo l'accordo lo prevede solo su base volontaria, rimandando al 2023 la prima verifica globale degli impegni. E’ invece urgente farlo prima del gennaio 2021, quando il nuovo accordo sarà operativo. L'Europa - aggiunge il presidente di Legambiente - deve dimostrare con i fatti la sua leadership nell'azione climatica globale rivendicata a Parigi. I governi europei devono tradurre in azione gli impegni assunti nell'ambito della High Ambition Coalition”.

Secondo Greenpeace: “L'accordo sul clima raggiunto durante la COP21 è un punto di svolta, ma non basta e contiene una grande ingiustizia: trascura i popoli più vulnerabili agli impatti dei cambiamenti climatici, mentre le nazioni che più hanno contribuito al riscaldamento globale promettono miseri aiuti a chi già oggi rischia di perdere la vita e i mezzi di sostentamento a causa dei mutamenti del clima. Il testo votato al termine dei negoziati contiene un nuovo imperativo: bisogna limitare l’aumento della temperatura globale entro la soglia di sicurezza di 1,5°C. Questo limite, e il nuovo obiettivo di ‘zero emissioni nette’ entro la seconda metà del secolo, significano sostanzialmente dover abbandonare i combustibili fossili entro il 2050. Una vera rivoluzione, che provocherà costernazione nei quartier generali delle compagnie del carbone e nei palazzi del potere dei Paesi esportatori di petrolio. Ma quali azioni dovremo mettere in pratica negli anni a venire per mantenere l'aumento di temperatura al di sotto di 1.5°C? È questa la vera sfida che ci aspetta. La spinta decisiva nei prossimi anni verrà dalla società civile. Per liberarci definitivamente dei combustibili fossili e costruire un futuro pulito abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, Parigi è solo una tappa di un viaggio che prosegue”.