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Appalti: quali sono le tempistiche in Italia?

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Appalti: quali sono le tempistiche in Italia?
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Un apposito report, basato sull’analisi dei dati relativi ai 27 paesi dell’Unione Europea, quantifica la durata degli appalti in Italia e la confronta con l’estero

Si parla spesso di “tempi biblici” per gli appalti pubblici in Italia. Ma è possibile quantificare queste tempistiche e metterle a confronto con quelle degli altri Paesi dell’Unione Europea?

L’ha fatto il report “Doing Business 2020”, basato sui dati della Banca Mondiale. Questo consente, nell’ambito dei rapporti con la pubblica amministrazione, di analizzare la performance relativa alla durata di un appalto a carattere infrastrutturale tipo, dato dalla riasfaltatura di 20 km di una strada a doppia corsia, non autostrada, con un costo di 2,5 milioni di dollari senza lavori accessori né successivi all’esecuzione.

Il confronto internazionale, basato sull’analisi dei dati relativi ai 27 paesi dell’Unione europea, evidenzia che in Italia occorrono in media 815 giorni, circa 2 anni e 3 mesi, per completare l’iter (successivo alle fasi preparatorie da parte dell’ente di definizione del lavoro) di un appalto che va dalla pubblicità del bando di gara al termine dei lavori, comprensivo del pagamento dell’impresa appaltatrice: tale tempistica supera del 34,7% i 605 giorni rilevati in media nell’Ue a 27 e posiziona il nostro Paese al penultimo posto in Ue davanti solo alla Grecia, dove il ciclo di vita dell’appalto in esame è pari a 1.120 giorni, quasi il doppio della media Ue.

Il dettaglio delle tempistiche

Nel dettaglio, in Italia sono necessari 320 giorni per la prima fase che va dalla pubblicità del bando di gara all’inizio dei lavori e 495 giorni per la seconda fase, che comprende l’esecuzione del lavoro e il pagamento dell’impresa appaltatrice; queste tempistiche risultano essere più lunghe rispettivamente del 25,0% rispetto ai 256 giorni dell’Ue e del 41,8% rispetto ai 349 giorni dell’Ue.

In Italia la prima fase copre il 39,3% del ciclo di vita dell’appalto e la seconda fase è la più lunga del processo, rappresentando il 60,7%, quota di tre punti superiore alla media Ue del 57,7%. Si segnala che nella seconda fase incidono negativamente le operazioni di certificazione del termine dei lavori proprio in Italia e Grecia, dove occorrono rispettivamente 180 giorni e 235 giorni a fronte di una media europea di 68 giorni.

In Italia e Portogallo le imprese appaltatrici sono più penalizzate in termini di tempi di pagamento visto che devono attendere 90 giorni, il doppio rispetto ai 46 giorni della media Ue, tre volte il limite massimo di 30 giorni imposto dalla direttiva comunitaria e superiore anche rispetto al limite massimo di 60 giorni accordato dalla stessa direttiva ai soli enti sanitari.

L’analisi dei dati dell’Agenzia per la Coesione Territoriale evidenzia che il 54,3% del tempo necessario per completare un’opera pubblica è determinato da tempi di attraversamento, conteggiati tra la fine di una fase e l’avvio della successiva, che non sono utilizzati da realizzazione operativa dell’opera, ma sono impegnati da procedimenti burocratici ed autorizzativi.

I tempi lunghi di realizzazione degli investimenti pubblici ne penalizzano l’efficacia, e potrebbero depotenziare gli interventi finanziati dai fondi europei di Next Generation EU. Sulla base delle valutazioni contenute nel paper di Busetti F., Giorgiantonio C., Ivaldi G., Mocetti S., Notarpietro A. e Tommasino P.,  pubblicato dalla Banca d’Italia, l’effetto moltiplicativo degli investimenti pubblici viene ridotto di oltre un circa un terzo nell’arco di cinque anni da una ridotta efficienza della spesa per investimenti, come più elevati tempi di realizzazione delle opere pubbliche e costi eccessivi.