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Architetti: meno investimenti in grandi infrastrutture e maggiori risorse per le città

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È necessario ristrutturare e rendere la nuova edificazione sicura dal punto di vista sismico e idrogeologico, realizzare case energeticamente efficienti e ripensare gli spazi pubblici


"Meno investimenti nelle grandi infrastrutture, destinare, invece, maggiori risorse alle città per ristrutturare e rendere la nuova edificazione sicura dal punto di vista sismico ed idrogeologico, per realizzare - attraverso materiali e tecniche  ecocompatibili - case passive dal punto di vista energetico e per ripensare gli spazi pubblici in modo che la socialità possa svolgersi in modo adeguato. Investire nelle città - spina dorsale del nostro Paese - rappresenta oggi l'unica possibilità di garantire il diritto dei cittadini ad avere un habitat migliore e  mettere in atto politiche per tornare a crescere".

Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti al Forum, nel corso di Saie 2012, dedicato al tema"Ricostruiamo l'Italia".

Ri.u.so, il Programma di rigenerazione urbana sostenibile che gli architetti italiani hanno lanciato insieme a Legambiente ed Ance e che è divenuto parte del Piano Città del Governo, costituisce un nuovo approccio per affrontare la situazione di tutta l'edificazione del nostro Paese - quella costruita dal dopoguerra agli anni '80 - che si trova in una situazione di allarmante dissesto. Primi destinatari del Programma - va sottolineato -  sono i cittadini che devono essere, innanzitutto, sensibilizzati sulle reali condizioni degli edifici in cui vivono e che devono finalmente avere a disposizione abitazioni sicure.

"Per accelerare la realizzazione di interventi e di investimenti finalizzati alla rigenerazione - continua Freyrie - può essere utile avviare una sperimentazione  attraverso  l'identificazione - con la partecipazione di cittadini,  commercianti, artigiani, associazioni di categoria e di concerto con i Comuni interessati - di "Zone - Zero" nelle quali la situazione di degrado del patrimonio edilizio si accompagni a quella sociale; delineare, poi, un masterplan che abbia il compito di definirne esclusivamente le volumetrie e i profili, indipendentemente dalla pianificazione già approvata, lasciando che le uniche regole siano quelle del  consumo del suolo a zero, la sicurezza sismica, la passivazione degli edifici, il ciclo dei rifiuti risolto alla fonte, una mobilità alternativa, il risparmio idrico, il rispetto dei vincoli monumentali".

Per rendere disponibili i finanziamenti privati, il modello potrebbe essere quello della Cassa Depositi e Prestiti tedesca che, mettendo a reddito i risparmi energetici e gli aumenti di volumetria ha messo in campo investimenti di rigenerazione urbana per 60 miliardi di euro, ricavandone anche un utile economico.

"La proposta - conclude Freyrie - nasce innanzitutto dal bisogno urgente di interventi capillari, e non più procrastinabili, di manutenzione del patrimonio edilizio e di prevenzione del dissesto idrogeologico, per evitare ulteriori vittime e danni, che, troppo spesso, si registrano nel nostro Paese".