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Architetti: riuso e sostituzione edilizia nelle periferie per favorire la ripresa del settore

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Freyrie: “Non chiediamo assistenzialismo, ma l’introduzione di provvedimenti affinché il mercato dell’edilizia torni ad essere efficiente e competitivo”


La ripresa del comparto delle costruzioni passa attraverso la rigenerazione delle nostre città che si realizza con l’agevolazione dei programmi di sostituzione edilizianelle periferie e con l’ introduzione di semplificazioni amministrative. Abbiamo di fronte a noi un Paese da 'rifare': 4 milioni di edifici a rischio terremoto; quasi 2 milioni costruiti a ridosso dei letti dei fiumi; 8 milioni di edifici da efficientare; quasi 6 mila borghi abbandonati per i quali va trovato un nuovo destino; il problema delle incompiute da affrontare in modo definitivo; territori da risanare dalle ferite dell'abusivismo". Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

Per fare ciò serve introdurre, ma serve farlo presto, nuovi strumenti normativi - e ci rivolgiamo al presidente Matteo Renzi che sembra aver colto l’urgenza di affrontare finalmente la crisi del settore - in grado di realizzare un piano strategico che affronti in modo articolato i temi del riuso, dell’efficientamento energetico e della rigenerazione degli spazi pubblici”.

Serve, allora, una campagna di sostituzione edilizia nelle periferie, sostenuta da adeguate incentivazioni, che sbloccherebbe sicuramente investimenti, pubblici e privati, e senz’altro produrrebbe il rilancio del settore, incidendo in modo determinante alla riqualificazione delle città. Solo così salvaguarderemo il territorio e miglioreremo la qualità della vita nelle città italiane, ma soprattutto solo così potremo agganciare veramente la ripresa”.

E’ il momento di dare avvio concretamente ad una vera politica di rigenerazione urbana cogliendo gli ancora timidi segnali che giungono dall’economia, per far partire, proprio dalle città, lo sviluppo agganciando la ripresa. Per la rigenerazione urbana serve, però, un modello di governance che abbia un referente politico forte in grado di mobilitare, oltre che un consenso diffuso, anche le migliori forze ed intelligenze del Paese”.

Le politiche urbane rappresentano l’investimento del e sul futuro: da oggi e per i prossimi dieci anni dobbiamo operare per rendere belle le nostre città - e per noi architetti questo rimane un imperativo categorico - per far sì che i cittadini possano vivere e lavorare in edifici sicuri, progettati secondo norme antisismiche, che non sprechino energia e che rispondano alla logica del low cost, utilizzare spazi pubblici progettati a misure delle comunità che ne fruiscano”.

Dobbiamo preservare, rivalutandolo il patrimonio immobiliare degli italiani che - secondo le più attendibili recenti stime - dal 2012 si è svalutato di circa 2000 miliardi. Lo dobbiamo ai cittadini per i quali quella immobiliare è la principale ricchezza”.

La crisi delle costruzioni - conclude Freyrie - sta travolgendo, sempre più, aziende e professionalità fondamentali per il settore, ma che lo sono anche per la tenuta della nostra economia. La comunità degli architetti sta pagando un prezzo altissimo: non chiediamo assistenzialismo, ma l’introduzione di provvedimentiaffinché il mercato dell’edilizia torni ad essere efficiente e competitivo”.