Come rendere più accessibili le nostre città?

Urbanistica di Marco Zibetti
“Città accessibili a tutti”, il programma di lavoro che l’Istituto Nazionale di Urbanistica ha avviato 3 anni fa coinvolgendo diversi altri enti e associazioni, è giunto ad uno snodo strategico

Le città italiane hanno un fascino unico, ma anche numerosi problemi da risolvere. Tra questi c’è quello dell’accessibilità per le persone che hanno una mobilità limitata.

“Città accessibili a tutti”,  il programma di lavoro che l’Istituto Nazionale di Urbanistica ha avviato tre anni fa, coinvolgendo diversi altri enti e associazioni, ha pensato a loro ed è giunto ad un primo snodo strategico: nel corso di uno dei seminari paralleli della Rassegna Urbanistica Nazionale “Mosaico Italia: raccontare il futuro” a Riva del Garda è stato presentato il documento “Linee guida - politiche integrate per città accessibili a tutti”, che scaturisce da un percorso fatto di 25 iniziative pubbliche in tutto il territorio nazionale, che hanno coinvolto 900 partecipanti e raccolto oltre 120 'buone pratiche', esperienze per il miglioramento dell’accessibilità dei nostri centri urbani. Un percorso e un patrimonio che diventeranno, è il prossimo passo, un Atlante (presto online) delle città accessibili, di cui proprio le linee guida costituiranno l’ossatura.

Queste si fondano su un’idea ampia di accessibilità, non limitata quindi alla settoriale e tradizionale pratica di eliminazione delle barriere architettoniche, ma estesa anche a quelle sensoriali, percettive, cognitive, economiche, sociali, culturali. L’obiettivo, si legge, è “governare l’abitare garantendo diritti, dignità, prestazioni e servizi, soddisfacendo le esigenze crescenti delle comunità, composte da un numero sempre maggiore di anziani, di persone con condizioni di disabilità e altre fragilità”.

Iginio Rossi, coordinatore di “Città accessibili a tutti”, racconta che il percorso di tre anni di lavoro e confronto sul territorio ha fatto emergere con forza “da un lato la consapevolezza di un grande fermento di impegno, di iniziative pubbliche, ma anche di singoli e associazioni, dall’altra il grande deficit di coordinamento e integrazione, manca un metodo, una via tracciata per fare e applicare l’accessibilità a tutte le scale. Le nostre linee guida ambiscono a essere un primo contributo per superare questo vulnus”.

Il documento “Linee guida - politiche integrate per città accessibili a tutti” è suddiviso in quattro categorie:
1) Progetti per la fruizione di spazi, tempi e servizi: si raccomanda l’applicazione del criterio dell’accessibilità a tutti i livelli della progettazione degli spazi pubblici e delle attrezzature che li compongono.
2) Strumenti per programmare e pianificare: un contributo sostanziale deve arrivare dalla pianificazione urbanistica, attraverso la costruzione di standard ad hoc e la destinazione di risorse economiche per lo scopo.
3) Processi per politiche integrate e interattive: serve un confronto costante, vista la trasversalità del tema dell’accessibilità, tra settori diversi, dall’architettura e dall’urbanistica al welfare, alla mobilità, alla gestione del patrimonio storico e artistico.
4) Formazione per promuovere consapevolezza: occorre un investimento nel settore della formazione a tutti i livelli, da quello scolastico-universitario a quelli che riguardano le imprese, i professionisti, la pubblica amministrazione.


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