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Comitato IFI: Regolamento Ue impone la registrazione delle importazioni dei pannelli dalla Cina

Energie rinnovabili di
Alessandro Cremonesi: “E’ un provvedimento che restituisce un po’ di serenità a tutta l’industria nazionale ed europea, aggredita da oltre due anni da pratiche di dumping insostenibili”


Il Comitato IFI, associazione che riunisce l’80% dei produttori nazionali di celle e moduli fotovoltaici, esprime piena soddisfazione e sollievo per l’emanazione del Regolamento (UE) N. 182/2013 della Commissione dell’1 marzo 2013, che dispone la registrazione delle importazioni di moduli fotovoltaici in silicio cristallino e dei componenti chiave (celle e wafer) originari o provenienti dalla Repubblica Popolare Cinese.
 
Pubblicato in data odierna sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, il Regolamento, con decorrenza immediata, prevede l’obbligo per le autorità doganali dell’Unione Europea di registrare le importazioni di tali prodotti per un periodo di nove mesi a partire dalla pubblicazione di tale disposizione.

E’ un provvedimento transitorio che restituisce un po’ di serenità a tutta l’industria europea, e in particolare a quella italiana, aggredita da oltre due anni da pratiche di dumping insostenibili attuate dai produttori e dagli importatori di moduli fotovoltaici provenienti dalla Cina – afferma Alessandro Cremonesi, Presidente di Comitato IFI - Da quando la Commissione Europea ha aperto l’investigazione per valutare l’esistenza di pratiche di dumping e di sovvenzioni anticoncorrenziali,  i porti e le dogane europee sono state invase da decine di migliaia di tonnellate di moduli cinesi commercializzati a prezzi al di sotto del 50% del prezzo medio di mercato, proprio con l’obiettivo di anticipare l’apertura degli attuali procedimenti”.

La registrazione delle importazioni – prosegue Cremonesi – costituirà un deterrente alle incontrollate e sfrenate importazioni dei produttori/importatori cinesi, in vista dell’imminente decisione della Commissione Europea – attesa entro il prossimo 6 giugno 2013 - circa l’imposizione di dazi anti-dumping e anti-sovvenzioni in quanto, di regola, tale provvedimento sancisce la retroattività di 90 giorni dalla decisione sull’imposizione dei dazi”.

Per quanto si apprende dal testo del Regolamento, la decisione di obbligare la registrazione delle importazioni si è resa necessaria in quanto “..la Commissione dispone di elementi di prova sufficienti del fatto che le pratiche di dumping e di sovvenzione degli esportatori arrecano all’industria dell’Unione un grave pregiudizio difficilmente rimediabile..”. In particolare, per ciò che concerne le pratiche di dumping la Commissione, ribadisce nel Regolamento emanato, che “..gli elementi di prova sono sufficienti in questa fase a dimostrare che gli esportatori in questione esercitano pratiche di dumping..”.

Rimaniamo fiduciosi – conclude Cremonesi – che la decisione finale della Commissione Europea sulla disputa anti-dumping e anti-sovvenzioni abbia un esito positivo e che finalmente metta in condizione l’industria nazionale di moduli fotovoltaici a operare in un contesto di mercato di parità competitiva, necessario alle nostre imprese per poter continuare a sopravvivere, crescere e quindi a dimostrare pienamente il proprio potenziale tecnologico di qualità.”

AFASE
Anche AFASE, L’alleanza per il solare accessibile, diffonde la seguente posizione sulla decisione della Commissione europea di rendere obbligatoria la registrazione delle importazioni di prodotti per l’energia solare cinesi dal prossimo 6 marzo:

"La registrazione delle importazioni di prodotti solari cinesi è del tutto ingiustificata. È un passo amministrativo che renderà possibile per l'Unione europea imporre dazi retroattivamente su dei prodotti che sono essenziali per l’energia solare. Nonostante la sola registrazione non significa che l'Unione europea alla fine imporrà i dazi, essa crea tuttavia un’incertezza che sta già avendo un significativo effetto negativo sul mercato. Questo intervento sul mercato attraverso la registrazione è ingiustificato, dato che l'imposizione di dazi retroattivamente violerebbe il diritto comunitario, in cui si afferma espressamente che i dazi possono essere applicati retroattivamente soltanto qualora le importazioni siano in netta crescita, cosa chiaramente non vera. SolarWorld e coloro che desiderano chiudere il mercato UE possono trarre beneficio dall’incertezza del mercato, ma la stragrande maggioranza dell’industria europea del fotovoltaico, lungo l'intera catena del valore, si oppone a questa misura illogica”.






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