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Consumo di suolo: come rispondere alla legge europea?

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Consumo di suolo: come rispondere alla legge europea?
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A indicare la via sul consumo di suolo sono INU, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Re Soil Foundation e WWF che scrivono ai ministri Cingolani e Patuanelli

La Commissione Europea ha recentemente presentato una nuova strategia sul consumo di suolo. Questa aggiorna gli impegni per la tutela e li colloca nel quadro degli obiettivi del Green Deal, ma contiene anche una road map per dotare l'UE di una normativa sul suolo, una European Soil law, da approvare entro il termine della legislatura a guida Von Der Leyen. Cosa significano queste novità per l’Italia? Cosa dovrebbe fare il nostro Paese?

A indicare la via sono INU, Italia Nostra, Legambiente, LIPU, Re Soil Foundation e WWF che scrivono ai ministri Cingolani e Patuanelli: "Il Green Deal è l'occasione per avere finalmente una norma di diritto europeo che si faccia carico del crescente stato di degrado e di consumo dei suoli: la Commissione ha fatto la sua proposta, che da lunedì sarà in mano agli Stati Membri. L'Italia deve giocare la sua partita, sostenendola nelle stanze dell'eurodiplomazia, affinché nel Consiglio Europeo prevalga la linea favorevole alla nuova normativa".

Secondo i dati della Commissione Europea, nella UE il 70% dei suoli versa in una condizione più o meno grave di degrado, e comporta perdite valutabili in oltre 50 miliardi di euro all'anno, sia per le mancate produzioni agricole che per l'aumento del rischio idrogeologico. Inoltre il consumo di suolo, pur rallentato a seguito della crisi del settore delle costruzioni, continua a produrre la cementificazione di oltre 60.000 ettari, ogni anno, in tutta Europa. L'Unione Europea ha già da tempo fissato un obiettivo di consumo di suolo zero da raggiungere entro il 2050, ma in mancanza di una normativa non esistono obblighi vincolanti per far sì che Stati Membri e gli enti territoriali concorrano al perseguimento di questo obiettivo.

In passato, nel 2014, la Commissione Europea era stata costretta addirittura a ritirare una proposta di direttiva europea sul suolo, a seguito dell'opposizione di cinque grandi Stati Membri, tra cui il Regno Unito. Questa volta il percorso sembra essere meno accidentato: la protezione del suolo è un tema chiave del Green Deal Europeo e delle sue strategie, inoltre, lo scorso aprile, il Parlamento Europeo, a larghissima maggioranza, ha votato una risoluzione che impegna la Commissione a presentare una proposta legislativa sul suolo, e le scorse settimane i ministri dell'agricoltura e dell'ambiente di 10 stati membri (Spagna, Portogallo, Cipro, Lettonia, Lituania, Bulgaria, Repubblica Ceca, Slovacchia, Belgio e Romania) hanno sottoscritto un documento di forte appoggio ad una norma europea sul suolo.

Le richieste delle associazioni

Ora è il momento che anche l'Italia faccia la sua parte: "Chiediamo ai nostri Ministri di assumere un ruolo protagonista nella discussione sul sostegno alla proposta legislativa per la protezione del suolo. ISPRA nel suo Report 2021 ci ricorda che la copertura artificiale del suolo in Italia avanza ad un ritmo di 2 mq al secondo e valuta che, se non si inverte questa tendenza, si aggiri tra gli 81 e i 99 miliardi di euro il costo che il nostro Paese dovrebbe affrontare per la perdita dei servizi ecosistemici dovuta al consumo del suolo tra il 2012 e il 2030. Non possiamo essere spettatori anche questa volta: la protezione del suolo è un tema strategico per il nostro Paese, che affronta diverse forme di grave degrado e perfino di rischi di desertificazione, e che ancora, dopo anni di discussioni dalla presentazione della prima proposta di legge nel 2012, non si è dotato di una propria legge per fermare il consumo di suolo?".