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Cosa si intende per edilizia sostenibile?

Ecologia e tutela ambientale di
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L’edilizia sostenibile fa propri i concetti dello sviluppo sostenibile e li applica alla progettazione, alla realizzazione e alla fase d’uso degli edifici


Lo sviluppo sostenibile è quello sviluppo che soddisfa “i bisogni attuali senza compromettere la capacità delle future generazioni di soddisfare i propri e senza superare la capacità di carico dell’”. Il percorso che lega sostenibilità ed edilizia prevede una corretta gestione del territorio, l’utilizzo consapevole, il rispetto delle risorse naturali e la salvaguardia degli ecosistemi naturali. Lo sviluppo sostenibile è, quindi, strategico per orientare il processo di cambiamento degli attuali modelli di produzione e consumo, molto energivori.

Considerando il notevole consumo di materie prime ed energia associato al settore civile - legato in parte ai materiali da costruzione (circa 11 Mtep in fonti primarie), in parte ai consumi finali negli edifici del terziario e del residenziale (più di 80 Mtep in fonti primarie) e responsabile di quasi metà del fabbisogno energetico nazionale, si comprende l'importanza di porre attenzione alla diffusione di pratiche volte all'uso efficiente dell'energia.

Alla luce di queste considerazioni, l’architettura e l’edilizia a basso impatto ambientale possono essere realizzate solo prendendo in considerazione l’intero ciclo di vita di un edificio, dalla progettazione alla costruzione, all’utilizzo e all’ eventuale fine vita, per quanto possa essere in là nel tempo. Dagli studi del ciclo di vita effettuati, i cosiddetti LCA - Life Cycle Assessment, applicati al settore delle costruzioni, emerge che la scelta di materiali ecocompatibili, la riduzione/ottimizzazione di scarti e rifiuti inerti e non, l’ottimizzazione del ciclo delle acque, l’efficienza energetica (in termini di riduzione dei consumi e di ricorso a fonti di energia rinnovabili) sono gli elementi cardine dell’edilizia sostenibile.

Il mondo dell’architettura e dell’edilizia sono stati investiti dal binomio efficienza-sostenibilità quando, a partire dai temi legati a Kyoto, connessi cioè all’esigenza di contenere i consumi energetici e di limitare le emissioni inquinanti, si è arrivati alle recenti normative, che introducono la pratica di realizzare edifici sempre meno “energivori”, meglio isolati e dotati di impianti più efficienti e al recentissimo principio 20-20-20 previsto dalla UE che prevede entro il 2020 di ridurre del 20% le emissioni di gas ad effetto serra (quali la CO2), di produrre il 20% di energia da fonti rinnovabili e di aumentare del 20% l’efficienza energetica.

In questo contesto, il ciclo di pubblicazioni per l’edilizia sostenibile intende fornire uno spunto di riflessione per superare le criticità del passaggio dalle attuali modalità di costruire alle sfide poste dalla nuova sostenibilità, in termini di cultura dell’efficienza energetica, dai progettisti agli utenti finali, e di necessità di mettere a sistema il rapporto istituzioni/imprese, non solo per l’efficienza energetica, ma anche perché sviluppino soluzioni alternative in termini di nuovi prodotti/servizi.

Questo è un settore in cui l’Italia sconta un ritardo clamoroso, se si pensa che il consumo energetico annuale di un’abitazione italiana è tra le 3 e le 5 volte più alto di quello di paesi come la Germania, l’Austria e la Danimarca, cioè di paesi con un clima più rigido e quindi meno favorevole.

L’impegno in questo ambito è particolarmente necessario se si considera che con una attenta progettazione e un adeguato uso di materiali, il fabbisogno di energia per la climatizzazione invernale ed estiva potrebbe essere ridotto fino al 30% di quello attuale.

Il vademecum, si rivolge ai progettisti: da sempre in prima linea nel trasformare le istanze di tipo normativo in nuove possibilità progettuali, svolgendo un ruolo di mediazione tra le diverse esigenze del mercato, dal lato della domanda e da quello dell’offerta, influendo in modo attivo sullo sviluppo del territorio.


Non sempre quando si progetta un prodotto, da una tazza fino a un grattacielo, si valutano gli effetti sull'ambiente circostante di tutte le fasi della sua vita. Per esempio, si può essere molto attenti nel valutare il consumo energetico, ma tralasciare gli impatti energetici dei trasporti di tutti i materiali che vengono usati per la costruzione.

Per ovviare a questo problema, si applica l'analisi del ciclo di vita (Life Cycle Assessment - LCA), che, quantificando i flussi di materia ed energia in ingresso e in uscita nel corso di tutto il ciclo di vita di un prodotto, permette di individuare i passaggi critici e gli ambiti sui quali intervenire per proporre soluzioni alternative meno impattanti e scelte migliori in un’ottica di Ecodesign.

La fase della progettazione del prodotto riveste un ruolo fondamentale dal quale partire per minimizzare gli impatti ambientali di ogni fase del ciclo di vita di un prodotto: la scelta delle materie prime, i processi di realizzazione e finitura necessari durante la produzione, le soluzioni per ottimizzare la logistica e la possibilità di riciclare i materiali di scarto o di utilizzare materiali riciclati per la costruzione.

Le fasi principali che caratterizzano un LCA sono:

1. Definizione degli obiettivi dello studio e dei confini del sistema in studio (unità di riferimento);
2. Quantificazione dei flussi di materia e di energia lungo l’intera vita (Ecoinventario);
3. Analisi di impatto ambientale. In questa fase i flussi di materia e di energia individuati vengono ordinati, classificati e aggregati con opportuni pesi in diverse categorie di impatto ambientale;
4. Interpretazione dei risultati. Sulla base di assunzioni metodologiche, si valutano i risultati dell’ecoinventario e dell’analisi di impatto ambientale, anche mediante considerazioni e analisi aggiuntive;
5. Analisi dei possibili miglioramenti.

Oltre ai vantaggi in termini di progettazione, un’analisi LCA porta normalmente anche dei vantaggi economici legati a una più attenta valutazione degli impatti e dei consumi del sistema. LCA è, infatti, lo strumento più adeguato per ridurre il consumo di materie prime, di energia e la produzione di rifiuti, grazie a una panoramica completa di tutti i flussi connessi con l’unità di riferimento che si sta valutando.

Per effettuare un’analisi del ciclo di vita si possono utilizzare diversi software in commercio che, tramite un inserimento dei materiali in ingresso e dei processi a cui è sottoposta l’unità, permettono di elaborare degli indicatori di impatto ambientale.

Per le fasi che caratterizzano un LCA sono state definite delle norme internazionali (UNI EN ISO 14040-41-42-43) che illustrano la procedura del LCA. Per quanto riguarda la dettagliata valutazione degli impatti sono state elaborate diverse metodologie che permettono di attribuire pesi differenti a determinate categorie di impatto.
Nell'ambito dell'edilizia è possibile applicare l'analisi del ciclo di vita a tutti i prodotti che compongono un edificio fino ad arrivare all'LCA complessiva di uno stabile nella sua totalità. Sono sempre di più infatti gli studi a riguardo che si possono trovare in letteratura.

Per supportare poi la diffusione di questa metodologia e per sviluppare nuovi strumenti, stanno nascendo anche vari gruppi di lavoro istituzionali. In particolare l'ENEA (Ente per le Nuove Tecnologie, l'Energia e l'Ambiente) ha istituito un network sull'LCA all'interno del quale si è sviluppato un gruppo di lavoro sull'edilizia. Il gruppo ha come obiettivo quello di definire i possibili ambiti di applicazione del metodo LCA nel settore edilizio, raccogliere le esperienze presenti sul territorio nazionale e sviluppare strumenti, documenti e software per la valutazione LCA dei progetti (www.reteitalianalca.it).

Katia Ciapponi, Serenella Sala
Gruppo di ricerca sullo sviluppo sostenibile
Università degli studi di Milano Bicocca