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Costruzioni: come procede la ripresa della produzione?

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Costruzioni: come procede la ripresa della produzione?
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Partiamo dall’analisi dei dati pubblicati dall’Istat la scorsa settimana, relativi al mese di novembre, per capire meglio l’andamento del settore costruzioni

Come sta reagendo il mercato delle costruzioni dopo il brusco stop della scorsa primavera, dovuto al lockdown? Ci aiutano a capirlo i numeri relativi alla produzione, snocciolati e spiegati da Confartigianato.

L’analisi dei dati pubblicati dall’Istat la scorsa settimana evidenzia che a novembre 2020 la produzione torna a crescere (+1,7% rispetto ad ottobre) e supera i livelli di febbraio 2020, mese antecedente allo scoppio della crisi Covid-19 e all’entrata in vigore delle prime misure per contrastare l’emergenza sanitaria. Nel confronto internazionale a novembre l’Italia va meglio della media Ue (+1,2%).

Nonostante la ripresa, nella media dei primi undici mesi del 2020, la produzione nelle costruzioni registra una marcata flessione, diminuendo dell’8,6% rispetto allo stesso periodo del 2019; fanno peggio dell’Italia la Francia (-15,4%) e la Spagna (-13,7%), mentre si conferma la controtendenza per la Germania (dove la produzione sale del 3,4%). Per Italia e Francia la prima fase della crisi, fino a maggio, è stata più pesante, mentre tra estate e autunno l’Italia segna un aumento della produzione (+5,2% tra giugno e novembre), più intenso di quello della Germania (+2,1%).

Costruzioni settore ad alta vocazione di micro e piccola impresa

Le oltre 493 mila micro e piccole imprese (fino a 50 addetti) del comparto delle Costruzioni danno lavoro a 1 milione 149 mila addetti, l’87,9% dell’occupazione dell’intero settore, quota di 13,8 punti superiore al 74,1% della media UE. La presenza dell’artigianato del settore è elevata: le 347 mila imprese artigiane danno lavoro a 696 mila addetti, più della metà (53,2%) dell’occupazione del comparto.

Le micro e piccole imprese sono decisive per i processi di innovazione e per il contributo alla crescita economica, determinando il 78,3% degli investimenti e il 79,9% del valore aggiunto del comparto. Gli effetti della recessione in corso sulle micro e piccole imprese sono rilevanti: le MPI, concentrando oltre i tre quarti (76,4%) dell’attività delle costruzioni, nei primi 11 mesi del 2020 registrano una mancata produzione pari a 10,3 miliardi di euro.

Il ruolo chiave di incentivi e fondi europei

Una spinta alla ripresa arriva anche dagli interventi finanziati dai fondi europei. Secondo la proposta del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) varata la scorsa settimana, per gli interventi di efficienza energetica e riqualificazione degli edifici sono indicati 29,6 miliardi di euro di risorse di Next Generation EU nel periodo 2021-2026.

Inoltre, sulla concretizzazione degli interventi infrastrutturali previsti dal Piano, che per una quota significativa attivano domanda per il settore delle costruzioni, gravano sfavorevoli condizioni di contesto, come i maggiori tempi per gli appalti che, come ha segnalato Confartigianato nei giorni scorsi, può diminuire l’efficacia degli interventi finanziati con i fondi europei.

La domanda delle famiglie e il supporto degli incentivi fiscali stimola la ripresa delle imprese dell’edilizia e dell’installazione di impianti. Nel 10° report Covid-19 di Confartigianato, pubblicato la scorsa settimana, si evidenzia che è salita ai massimi storici la propensione delle famiglie ad effettuare manutenzione straordinariadella abitazione. Sull’efficacia del sostegno degli incentivi pesano, però, le difficoltà applicative del superbonus del 110%, la sua limitazione temporale (che Confartigianato propone sia estesa a tutto il 2023) e le difficoltà di relazione con gli uffici tecnici della Pa, che per un terzo (33,1%) delle imprese dell’edilizia sono giudicate insostenibili. Un recente studio della Banca d’Italia evidenzia che nella Pubblica amministrazione, al netto di istruzione e sanità, la quota di dipendenti pubblici in smart working durante la pandemia è del 30,1%, con un picco del 37,6% nel Centro, a fronte del 21,9% del Mezzogiorno e il 32,5% del Nord.