L’Associazione nazionale energia del vento (Anev) sottolinea che le rivolte in Libia e negli altri Paesi nordafricani stanno mettendo in luce le fragilità del sistema energetico italiano, da tantissimi anni dipendente dall’estero.
L’Anev ha ricordato che già alcuni anni fa l’importazione di gas aveva duramente risentito della crisi fra Russia e Ucraina che aveva comportato la chiusura del gasdotto Bluestream.
Con la crisi nordafricana, secondo quanto affermato dall’Anev, l’approvigionamento di gas e petrolio è molto instabile e ciò provoca gravi conseguenze.
“La prima ripercussione, già largamente in atto, - puntualizza l’Anev - è l’incremento delle quotazioni delle materie prime che anche sull’onda della speculazione si infiammano ben oltre il ragionevole”.
“La seconda, - prosegue - anch’essa già in parte in atto, riguarda le conseguenze dell’interruzione delle forniture energetiche come avvenuto con la chiusura del gasdotto Greenstream dalla Libia”.
L’Anvv, citando i dati del Consuntivo Unione Petrolifera, ha affermato che l’Italia ha già speso, nel 2010, 51,7 miliardi di Euro per l’approvigionamento energetico dall’estero, ma con lo scoppio delle rivolte nordafricane il valore di gas e petrolio è aumentato del 10% e ciò potrebbe ripercuotersi sul costo delle bollette energetiche, comportando un possibile aumento di 10 miliardi di euro all’anno.
Le energie rinnovabili consentono enormi benefici ambientali oltre che l’indipendenza energetica e la stabilità dei costi di produzione e quindi – conclude l’Anvev – è necessario raggiungere l’obiettivo del 27% di copertura dei consumi con energia rinnovabile entro il 2020.