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Dalla Finlandia agli Usa: Eero Saarinen

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Giovedì, all’Ordine degli Architetti di Varese l’America dagli Anni ’40 ai ’60, un racconto attraverso gli edifici “simbolo” del mito della superpotenza

Giovedì 24 la serata di “Cinema & Architettura”, il ciclo organizzato dall’Ordine degli Architetti della Provincia, è dedicata ad un professionista poco conosciuto in Europa, ma che ha lasciato un segno profondo nel panorama urbano degli Stati Uniti: Eero Saarinen.

Finlandese, Saarinen è “figlio d’arte”. Suo padre è infatti il noto designer Eliel Saarinen, figura di grande importanza nell'espressione Nordica del movimento europeo dell’Art Nouveau. Studia a Parigi alla Académie de la Grande Chaumiére e alla Yale University in New Haven, Connecticut, ma nel 1923 si trasferisce negli Stati Uniti dove si diploma a Yale nel 1934.

Eclettico, geniale e mai riconducibile ad un’unica corrente, tendenza o movimento, ciascuna tra le sue opere architettoniche rappresenta una nuova pietra miliare dalla quale ripartire per misurarsi con i temi del contemporaneo, della modernità, della tecnologia, dell'industria (e non solo quella delle costruzioni).

Ma ciò che rende interessante l’opera di Saarinen, è il forte contributo a stabilire un'identità culturale americana in un momento di grande confusione del dopoguerra. Ha contribuito “all'autoillusione” della nazione, è stato l'architetto di quell'età della certezza, dell’ottimismo esaltante degli anni ’50, dell’American Dream, il sogno americano.

Gli Stati Uniti erano la superpotenza che correva velocemente verso il futuro. E Saarinen ha trasformato la sua parte di terreno coltivabile in parchi di ufficio, ha dato per scontato un rifornimento infinito dei combustibili fossili. Ha servito ogni simbolo del paese: il governo, le università, gli aeroporti, le chiese e le multinazionali Ibm, John Deere e General Motors.

Tra le sue opere più significative - e impegnative - in campo architettonico troviamo il centro tecnico della General Motors a Warren, nel Michigan, completato nel 1955, ma ad imporlo nell’Olimpo della nuova architettura statunitense è lo Yale Hockey Rink a New Haven, terminato nel 1958, una sorta di immenso dinosauro in cemento armato.

Veri capolavori poi, rimangono il terminal della Twa nell'aeroporto internazionale John F. Kennedy a New York (terminato postumo nel 1962) leggerissimo e simbolico fascio d'ali in volo posato a terra e l'arco trionfale dell'ingresso a St. Louis, che incornicia l’immenso cielo della prateria con una snella struttura d'acciaio.

Due le proiezioni previste per la serata, “Eero Saarinen, the documentary” e “The American dream trilogy”. Il film documentario è parte integrante del progetto “Eero Saarinen: Shaping the Future”, la prima retrospettiva organica sul lavoro di uno dei più prolifici, eterodossi e controversi maestri dell’architettura del XX secolo.

Il progetto è stato svolto in collaborazione con il Finnish Cultural Institute di New York, il Museum of Finnish Architecture, il National Building Museum di Washington, D.C., con il supporto della Yale School of Architecture. Il documentario ricostruisce la vita ed il lavoro di Saarinen, focalizzandosi non solo sugli edifici visti all’interno del loro contesto culturale, ma anche sul processo quotidiano, continuo e metodico, che li ha resi possibili.

Nuove ed esclusive interviste con oltre una dozzina di interlocutori raccontano le storia di Saarinen alla ricerca del suo processo progettuale, tanto geniale ed influente quanto poco compreso dai suoi contemporanei. Il documentario si relaziona direttamente alla sezione della mostra - in tour internazionale - dedicata all’architetto ed al suo contesto, ed offre aneddoti personali e commenti di figure chiave nella vita di Saarinen; quelle della stretta cerchia di amici come Florence Knoll Bassett, di critici quali Vincent Scully e Allan Temko; e di architetti come Kevin Roche, Cesar Pelli, e Ralph Rapson, che hanno lavorato nello studio di Saarinen prima di iniziare le loro carriere professionali individuali.

La Trilogia del sogno moderno è, invece, un racconto che analizza, con l'ausilio di immagini di repertorio e contributi inediti, le diverse tendenze che hanno animato la ricerca architettonica negli Stati Uniti tra la fine degli anni '40 e l'inizio dei '70. Il documentario è diviso in tre sezioni: Eero Saarinen - l'immaginario della modernità - L. Mies Van Der Rohe - la sostanza della modernità - Marcel Breuer - il quotidiano della modernità.