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Ddl Lavoro: secondo Confprofessioni si tratta di una riforma iniqua e costosa

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Duro attacco di Gaetano Stella al Ddl Fornero durante l'audizione in Commissione Lavoro della Camera. Troppa rigidita' sui lavori flessibili. Penalizzati i giovani e le fasce deboli


Il disegno di riforma del mercato del lavoro non ha alcun equilibrio per il settore degli studi professionali: solo maggiori rigidità nell’utilizzo dei lavori flessibili ed un aggravio dei relativi costi. La maggiore rigidità nell’utilizzo di lavori flessibili verrebbe ad essere imposta proprio in una fase di gravissima crisi economica ed occupazionale, nella quale non appare ragionevole fare molto affidamento sulla crescita delle opportunità di lavoro stabile”.

Duro attacco dei liberi professionisti alla riforma del lavoro. Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, intervenuto il 19 giugno in Commissione lavoro della Camera, non risparmia critiche al ddl Fornero “che nasce con un metodo discutibile ed iniquo nel rapporto con gli attori sociali”.

Secondo il numero uno della Confederazione che riunisce i professionisti ordinistici, “i limiti e i vincoli posti alla stipulazione di rapporti di lavoro flessibile determineranno inevitabilmente soltanto la perdita delle possibilità di cogliere quelle opportunità di lavoro temporaneo (e, comunque, diverse da quelle stabili) che la fase negativa dell’economia potrebbe comunque consentire”.

Nel corso dell’audizione alla Camera, Stella ha stigmatizzato l’impostazione “tranchant” data dal ministro Fornero alla riforma del lavoro, “che ruota sul convincimento di poter vincolare la molteplice realtà dei nuovi modelli organizzativi del lavoro, prendendo come unico riferimento il lavoro subordinato a tempo indeterminato e ponendo una sorta di divieto assoluto sui lavori c.d. atipici”.

L’emergenza occupazionale che il nostro Paese si trova ancora oggi ad affrontare” ha detto Stella “determina la necessità di interventi nell'ambito del lavoro che possano consentire una maggiore inclusione dei soggetti più deboli, in particolare i giovani, ed un miglioramento dei sistemi formativi e di incontro tra domanda e offerta di lavoro necessari per collocare e ricollocare giovani e disoccupati”.

Il disegno di legge licenziato dal Senato e ora in discussione alla Camera, “anziché puntare all’abbattimento dei costi del contratto di lavoro a tempo indeterminato” ha spiegato Stella “aumenta invece anche pesantemente, come nel caso dei co.co. pro. e della partite Iva iscritte alla gestione separata Inps, il costo del lavoro delle forme contrattuali flessibili con l’effetto di un incremento eccessivo delle aliquote contributive dei lavoratori svantaggiati e la conseguente riduzione del loro reddito netto”.