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Decarbonizzazione: a che punto siamo in Italia?

Ecologia e tutela ambientale di
Decarbonizzazione: a che punto siamo in Italia?
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Viviamo in un Paese molto esposto ai cambiamenti climatici. Si sta facendo abbastanza in termini di decarbonizzazione? Risponde l’Italy Climate Report 2020

Nel corso della Conferenza nazionale sul clima, organizzata da Italy for Climate, è stato presentato l’Italy Climate Report (ICR) 2020, il documento che ogni anno fa il punto sulla decarbonizzazione e che per l’edizione 2020 mette a centro una proposta di Roadmap climatica per l’Italia, in linea con gli indirizzi europei e articolata per settori economici, anche allo scopo di indirizzare i finanziamenti per il Recovery Fund.

L’Italia, nonostante sia particolarmente esposta ai danni causati dal cambiamento climatico, ha rallentato il passo sulla strada della decarbonizzazione. Dopo un decennio di buone performance, che tra il 2005 e il 2014 ha visto diminuire del 27% le emissioni, un taglio di 160 milioni di tonnellate di gas serra, dal 2014 al 2019, in concomitanza con una timida ripresa economica, si è raggiunto appena l’1,6% di riduzione. L’iniziativa di roadmap climatica è una proposta aperta su cui si intende avviare un confronto con i principali stakeholder nazionali, per declinare in Italia l’ambizioso progetto europeo di diventare la prima regione climate neutral del mondo, con lo scopo di fornire delle indicazioni di indirizzo per i finanziamenti del Recovery Plan nazionale, che secondo Ursula Von der Leyen dovranno essere dedicati, almeno per il 37%, a misure per il clima.

“Siamo di fronte a un passaggio epocale - dichiara Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile -. Se non sapremo tradurre in pratica l’indicazione europea di destinare al clima una quota rilevante dei finanziamenti per la ripresa dalla più grande crisi economica dal dopoguerra, il rimbalzo delle emissioni dopo il crollo del 2020 ci allontanerà di nuovo dai nostri obiettivi. Ma soprattutto sprecheremo una opportunità unica per fare dell’Italia un Paese avanzato ed estremamente competitivo sul principale terreno su cui si giocherà il futuro dell’economia globale, quello della green economy”.

I dati principali del report sulla decarbonizzazione

Il report parte dall’analisi delle dinamiche più recenti in materie di clima ed energia ed esamina quanto accaduto nel mondo delle energie rinnovabili. In termini assoluti, l’Italia presenta ancora valori in linea e spesso migliori degli altri grandi Paesi europei, ma ha perso terreno dal 2014 al 2018: le rinnovabili sono cresciute di meno del 7%, contro il 14% della media europea e tra il 16 e 18% di Francia, Germania e Spagna. Secondo Andrea Barbabella, coordinatore dell’iniziativa Italy for Climate, “Se si confermeranno i trend registrati negli ultimi anni, anche tenendo conto dell’impatto della pandemia, l’Italia non potrà in nessun modo rispettare i propri impegni nella lotta al cambiamento climatico. E’ necessario cambiare passo, moltiplicando gli sforzi e i progressi nel decennio in corso, come indicato nella nostra Roadmap. Diversamente, la finestra per rispettare il limite di 1,5°C di riscaldamento globale si chiuderà per sempre”.

La Roadmap proposta da Italy for Climate per raggiungere la neutralità carbonica entro la metà del secolo prevede una riduzione delle emissioni del 55% rispetto al 1990, a fronte del taglio del 19% registrato al 2019. Per fare questo in appena un decennio sarà necessario raddoppiare la produzione di fonti rinnovabili, portandole nel settore elettrico al 67% della produzione nazionale e facendole crescere in modo significativo anche nella generazione di calore e nei trasporti: complessivamente queste dovranno arrivare a soddisfare dal 18% attuale a circa il 40% del fabbisogno energetico nazionale. Ma questo da solo non basterà. Sarà necessario un miglioramento senza precedenti della efficienza energetica, conseguendo al 2030 una riduzione dei consumi energetici del 43% rispetto allo scenario tendenziale di riferimento. Ma anche questo non sarà sufficiente, se non si metteranno in campo azioni per tagliare del 25/30% anche le c.d. emissioni non energetiche, non derivanti cioè dall’utilizzo energetico dei combustibili fossili, prodotte dai processi industriali, dall’agricoltura e dalla gestione dei rifiuti.