Non è abbastanza promuovere l'ambiente, dare lavoro a oltre 120 mila addetti diretti e generare ricchezza? Quale destino attende un Paese che distrugge sistematicamente le proprie opportunità di sviluppo? Quali interessi si vogliono davvero tutelare attraverso questo provvedimento?
Se lo chiede Bluenergycontrol, azienda vicentina leader nella commercializzazione e installazione di impianti fotovoltaici - al suo attivo 600 impianti realizzati in tutta Italia - che esprime il suo profondo dissenso verso il decreto rinnovabili. Il testo legislativo, varato la scorsa settimana dal Consiglio dei Ministri e firmato lunedì dal Presidente della Repubblica, di fatto taglia le gambe alla green economy e, in particolare, al fotovoltaico.
In Strada Pelosa 183, indignazione e rabbia hanno preso il posto di una sana fiducia nel futuro e nelle potenzialità di un settore ad alto valore aggiunto. Se poi a sferrare il colpo mortale è il governo, il torto diventa ancor più inaccettabile.
«Avevamo ancora una minima speranza che il Capo dello Stato intervenisse per fermare questo scempio – afferma Marco Fiorese, amministratore delegato di Bluenergycontrol - Invece, sembra che tutti siano d'accordo nell'affossare un settore florido come pochi, che nel bel mezzo della crisi ha regalato all'economia italiana dei risultati di tutto rispetto».
«Si tratta di un provvedimento irresponsabile – prosegue Fiorese - un vero colpo basso per il fotovoltaico, da tutti i punti di vista. Non vi è nel decreto alcun passaggio che sia condivisibile da chi ha dato forma concreta ad un mercato che prima non esisteva, né da parte di coloro che hanno a cuore lo sviluppo eco-sostenibile del nostro Paese. Anche le misure apparentemente a sostegno della diffusione delle rinnovabili contenute nel testo legislativo, sembrano infatti velleitarie vista la rotta intrapresa dal governo».
«È grave che si voglia modificare un sistema di incentivazione fissato con un decreto ministeriale appena sei mesi fa - per lʼesattezza, il 6 agosto del 2010 - e la cui validità era stata stabilita al 31 dicembre 2013».
La definizione del valore dei nuovi incentivi si rimanda a future disposizioni che dovrebbero arrivare entro il 30 aprile.
Si introducono così ulteriori elementi di incertezza. «Di fatto, ci troveremo a vivere un lungo periodo di stallo, durante il quale temiamo che il sistema finanziario possa fare la sua parte nello stop agli investimenti. Per questo motivo, mi auguro che gli istituti di credito non facciano muro usando come alibi l'incertezza del Conto Energia».
Nel dettaglio, Fiorese analizza i criteri con i quali sarà fissato il nuovo sistema di incentivazione.
«Stabilire l'entità degli incentivi sulla base dei costi delle tecnologie fotovoltaiche e delle tariffe degli altri Stati europei, come farà il governo, è una mossa incomprensibile e contraddittoria. Di solito è il mercato dei produttori di moduli a fissare il valore degli stessi sulla base degli incentivi. In più, il panorama europeo delle tariffe per il fotovoltaico è molto frastagliato e diversificato. Quale sarà il Paese preso a riferimento dall'Italia?».
Allargando la prospettiva, appare incomprensibile come un decreto di recepimento di una direttiva europea, qual è il testo in questione, si risolva in una violazione della direttiva stessa. «Come sarà possibile arrivare al 17% di rinnovabili entro il 2020 con queste premesse?», si chiede Fiorese.