Direttiva Case Green: l’ENEA come punto di riferimento

di Marco Zibetti
L'Europa alza l’asticella sull’efficienza energetica: ecco come ENEA guida l'attuazione della Direttiva Case Green in Italia con esperienza e innovazione

Il futuro dell’edilizia europea passa da regole più stringenti, obiettivi chiari e cooperazione internazionale. E l’Italia è pronta a fare la sua parte. Dietro le quinte delle direttive europee sull’efficienza energetica si muove un lavoro strategico e condiviso che coinvolge tutti i Paesi dell’Unione. A guidare questo processo, per l’Italia, c’è ENEA: ancora una volta confermata come punto di contatto nazionale per le attività di coordinamento e supporto al recepimento delle due direttive chiave, “Efficienza Energetica” (EED) e “Prestazione Energetica nell’Edilizia” (EPBD), meglio nota come Direttiva Case Green.
Insieme ai referenti dei 27 Stati membri (più la Norvegia), ENEA affianca ministeri e agenzie nel definire il quadro operativo per l’attuazione delle direttive. Il tutto si svolge nell’ambito dei progetti europei Concerted Action EED e EPBD, attivi da quasi vent’anni e giunti rispettivamente al quarto e al sesto ciclo di finanziamento. Solo in ENEA sono coinvolti oltre 100 esperti, con il contributo tecnico anche del CTI (Comitato Termotecnico Italiano).

Direttiva Case Green: il dibattito europeo in corso

Cuore delle attività sono plenarie e workshop annuali, dove circa 120 delegati si confrontano su esperienze e approcci comuni, anche attraverso questionari condivisi.
“Entrambe le iniziative sono state lanciate per creare un forum di rilievo dove i rappresentanti degli Stati membri incaricati dell’attuazione delle direttive possano condividere approcci e soluzioni, apprendere gli uni dagli altri e replicare le buone pratiche adottate in altri Paesi”, spiega Chiara Martini di ENEA.
Nel primo semestre del 2025, gli incontri si sono tenuti a Berlino (per la EED) e a Budapest (per la EPBD). A Berlino si è discusso di formazione professionale, recupero del calore di scarto e riqualificazione degli edifici pubblici. A Budapest il focus è stato sugli standard minimi di prestazione energetica (MEPS), che prevedono la ristrutturazione obbligatoria del 15% degli edifici meno efficienti per ogni Stato.
“Il dibattito si è focalizzato sulle esenzioni per edifici storici, sociali o di piccole dimensioni, proponendo formule parziali o condizionate per alleggerire gli obblighi di efficientamento, senza perdere di vista gli obiettivi climatici al 2050 - racconta Gabriella Azzolini di ENEA -. In particolare, per gli edifici storici è stata evidenziata la necessità di approcci graduali e flessibili, in grado di bilanciare tutela e riqualificazione”.
In questo quadro, l’Italia ha ricevuto un riconoscimento ufficiale per il contributo attivo alla CA EED, grazie alla condivisione di buone pratiche e casi studio nazionali. Un segnale chiaro: il nostro Paese non solo partecipa, ma guida con competenza il cambiamento.


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