Il DL Infrastrutture non rappresenta solo un passaggio chiave per rilanciare opere e cantieri in tutto il Paese, ma può diventare lo strumento ideale per correggere alcune distorsioni contenute nel DL Aiuti, che oggi rischiano di compromettere gravemente il settore delle costruzioni. A lanciare l’allarme è stato Antonio Ciucci, delegato di Ance e presidente di Ance Roma-Acer, intervenuto in audizione alla Camera davanti alle Commissioni Ambiente e Trasporti.
Ciucci ha ricordato che il DL Aiuti ha interessato circa 17 mila contratti e la sua validità è stata estesa fino al 2025. Tuttavia, la modifica introdotta, che consente l’utilizzo dei nuovi prezzari anche se inferiori a quelli contrattuali, può generare conseguenze pesanti. Il problema maggiore? La retroattività. La norma, infatti, è scritta in modo generico e si applica anche ai lavori già conclusi e contabilizzati a partire dal 1° gennaio 2023. “Significa che le imprese dovrebbero riaprire le contabilità già chiuse, con lavori già completati - ha affermato Ciucci -. È evidente che un’eventuale applicazione retroattiva della norma provocherebbe problemi gravissimi quali, da un lato, l’impossibilità di recuperare somme nel caso di lavori con contabilità ormai chiuse, e dall’altro, una forte disparità di trattamento rispetto ai procedimenti con liquidazioni ancora in corso, aumentando il rischio di forte contenzioso”.
Per questo motivo, l’Ance chiede che la norma non sia retroattiva. Inoltre, qualora si voglia applicare il nuovo prezzario in diminuzione anche nel 2025, ciò dovrebbe riguardare solo le singole voci del SAL (stato di avanzamento lavori), senza mai abbassare l’importo complessivo sotto il valore stabilito dal contratto.
DL Infrastrutture: gli altri nodi critici
Ciucci ha poi evidenziato altri due nodi critici. Il primo è quello dei “contratti esodati”, che rischiano di essere assoggettati alle regole del nuovo Codice appalti (art. 60), perdendo la possibilità di usufruire dell’adeguamento prezzi previsto dal DL Aiuti. Il secondo riguarda l’esclusione dal DL Aiuti degli interventi finanziati attraverso il FOI. Una scelta che mette a rischio oltre 5 mila cantieri per un totale di 22 miliardi di euro. Secondo Ciucci, l’interpretazione letterale della norma ha generato incertezze e disapplicazioni, con effetti distorsivi e disparità operative.
La soluzione? Un chiarimento normativo che consenta di applicare le tutele anche agli appalti che hanno avuto accesso al FOI, escludendo solo le lavorazioni eseguite nello stesso anno in cui è stato erogato il fondo. Inoltre, le somme FOI non utilizzate dovrebbero restare a disposizione delle stazioni appaltanti per l’aggiornamento dei prezzi in fase esecutiva.
Infine, Ciucci ha chiesto un intervento anche sul rilascio dei Certificati di esecuzione dei lavori (CEL) in caso di subappalto, riconoscendo il ruolo dell’appaltatore nella gestione e nel coordinamento complessivo dell’opera, inclusi gli aspetti tecnici e amministrativi che rendono possibile la corretta realizzazione dei lavori subappaltati.
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