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Edilizia scolastica: secondo Legambiente non c’è più tempo

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Da 20 anni l’associazione ambientalista fa dossier sull’edilizia e i servizi scolastici e ora non può fare a meno di lanciare un grido d’allarme, riportando dati e suggerendo soluzioni

Legambiente non usa mezzi termini. Quella scolastica è una vera e propria emergenza. E allora l’associazione ambientalista scrive al nuovo Esecutivo una lettera.

“Caro Governo, le scuole stanno riaprendo e per questo ti scrivo. Perché quasi il 40% degli edifici ha bisogno di interventi di manutenzione straordinaria urgente; inoltre nell’80% non sono state realizzate indagini per verificare la sicurezza dei solai, oltre il 60% degli istituti non dispone del certificato di agibilità e più del 76% delle amministrazioni non ha effettuato le verifiche di vulnerabilità sismica. Insomma, se per te la Scuola è una priorità, sappi che è urgente intervenire per mettere in sicurezza tutti gli edifici e garantire le stesse possibilità educative agli alunni di tutte le regioni italiane, perché negli ultimi dieci anni la situazione non è migliorata e anzi sembra proprio essere bloccata: la progettazione è troppo lenta e quasi non c’è stato nessun passo avanti in tema di riqualificazione e sostenibilità”.

Da 20 anni Legambiente fa dossier sull’edilizia e i servizi scolastici e ora non può fare a meno di lanciare un grido d’allarme, perché tra nord e sud il diritto allo studio non è uguale per tutti, la necessità di interventi urgenti per la messa in sicurezza degli edifici cresce in maniera allarmante e anche i servizi sembrano essere prerogativa solo di alcune regioni del nord.

I dati in possesso degli ambientalisti

Dai numeri elaborati da Legambiente (su dati Miur e su un’anteprima di Ecosistema Scuola, l’indagine di Legambiente sulla qualità dell’edilizia e dei servizi), risulta infatti che ben il 38,8% degli istituti in Italia necessita di interventi urgenti di manutenzione straordinaria per adeguamento alle norme e per l’eliminazione dei rischi. Ma la situazione non è la medesima in tutte le aree del Paese. Questa necessità riguarda infatti il nord per il 28,8%, il centro per il 41,9%, ma il sud per il 44,8% e le isole per il 70,9%: una fotografia di un Paese sostanzialmente senza sviluppo, visto che dieci anni fa, la media nazionale era del 32,8% con una percentuale del 21% che riguardava il nord, il 26,4% il centro, il 47,3% il sud e il 40,8% le isole.

Ad oggi, il 61,4% degli istituti non dispone del certificato di agibilità (anche qui con differenze notevoli tra il nord con il 48,8%, il centro con il 66,8%, il sud con il 69,4% e le isole col 77,3%), mentre le verifiche di vulnerabilità sismica, fondamentali in gran parte del Belpaese, sono state realizzate solo in parte. Il 76,2% dei Comuni capoluogo infatti non le ha completate. Cioè sono state realizzate solo in alcuni istituti e non in tutti. Situazione che riguarda il 73,5% delle amministrazioni dei capoluoghi del nord, il 71,4% del centro, il 77,8% del sud e il 100% delle isole.

Nel complesso, solo il 22,2% dei Comuni capoluogo in aree con rischio sismicità più alto (le aree 1 e 2) ha realizzato le verifiche di vulnerabilità sismica su tutti gli edifici. Tra le inadempienti, anche città altamente a rischio come Napoli e Messina, che denunciano però di avere necessità di interventi per adeguare le norme ed eliminare i rischi rispettivamente nel 34 e nel 100% dei casi.

I solai, principali protagonisti dei crolli e degli incidenti avvenuti nelle scuole negli ultimi anni, sono stati oggetto di indagine di controllo solo nel 18,9% degli edifici. Questi controlli hanno riguardato il 24,6% degli istituti del nord, sui quali sono stati effettuati poi interventi di messa in sicurezza per il 22,3% dei casi, il 24,7% del centro, con conseguente intervento sul 16%, il 6,4% degli istituti del sud, che ha richiesto interventi di messa in sicurezza per il 58,8% dei casi e il 4,1% degli edifici nelle isole, con il 73,3% degli interventi.

In positivo, occorre segnalare Mantova come unica amministrazione italiana ad aver realizzato indagini di vulnerabilità sismica e di sicurezza dei solai in tutti i suoi edifici scolastici.

Molto ancora rimane da fare nel campo della sostenibilità. Solo il 4,6% degli edifici scolastici si trova infatti in classe energetica A, mentre quasi un edificio su tre (29%) è ancora in classe G. Tra le città virtuose in tal senso, Prato vanta tutti gli edifici scolastici nelle prime tre classi energetiche, mentre a Brescia oltre metà degli edifici (55%) sono in classe A.

Cosa fare per risolvere l’emergenza?

“Occorre una decisa inversione di tendenza per garantire scuole sicure ed efficienti in tutto il Paese - ha concluso la vicepresidente Vanessa Pallucchi in questa lettera aperta al Governo -. Chiediamo tempi e azioni certe per affrontare di petto quella che è una delle vere grandi opere necessarie per il nostro futuro. È urgente intervenire attraverso il completamento dell’Anagrafe scolastica, per poter programmare priorità e tempi di intervento, ma anche per garantire il diritto alla consultazione di dati pubblici che interessano milioni di persone.

Occorre sbloccare immediatamente i fondi rimasti senza decreto attuativo, quali ad esempio i BEI-CEB, che consentiranno lo stanziamento di 1,5 miliardi netti per scuole più sicure, nuove ed efficienti, e ripristinare le funzioni di monitoraggio dei cantieri finanziati e il supporto progettuale agli enti locali bloccati con la chiusura della struttura di Missione per l’edilizia scolastica.

Tutto ciò va fatto presto e con determinazione, perché da azioni concrete come queste passa la sfida di una riqualificazione ambientale e sociale sostenibile del Paese”.