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Emilia Romagna: la regione è esposta a continuo rischio di allagamento della fascia costiera

Lavori pubblici di
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Il consigliere Paride Antolini: “Allagamenti di cantine costruite in zone a rischio alluvione. Su 130 KM di costa ben 77 sono urbanizzati, come un’unica città di 55 KM di lunghezza”


Tutta la costa è interessata da una forte mareggiata, gli stabilimenti balneari sono sommersi, ingenti i danni. Passata l’emergenza cosa ne sarà della spiaggia? Sicuramente ci vorranno milioni di euro per il rinascimento artificiale ormai diventato una consuetudine annuale che spesso non arriva a fine stagione estiva. Accanto a questi danni aggiungiamo gli allagamenti delle cantine, colpevolmente ancora fatte costruire in zone a rischio alluvione, o in zone dove il reticolo idrografico è in costante criticità”. Sul posto lo denuncia fortemente Paride Antolini, Consigliere Nazionale dei Geologi, geologo dell’Emilia Romagna.

L’allagamento della fascia costiera è ormai consuetudine ed a fasi sempre più ravvicinate - ha proseguito Antolini - la subsidenza del terreno e l’innalzamento del livello del mare è una costante che produrrà nei prossimi anni sempre maggiori problemi. La subsidenza è un fenomeno geologico che interessa diverse aree della pianura Padana e della costa nord Adriatica. Ha origini sia naturali che antropiche”.

La costa Emiliano-Romagnola da Cattolica alla foce del Po - ha concluso Antolini - costituisce una fascia continua per 130 km, larga da poche decine di metri a qualche km. Di essi, 77 km sono urbanizzati con una pesante azione antropica, come un’unica città di 55 km di lunghezza.
Una fascia bassa e sabbiosa estremamente delicata, con fenomeni di subsidenza ed erosione; negli ultimi 35-40 anni a Cesenatico si sono registrati valori di abbassamento del suolo di –110/115 cm.
Il fenomeno negli ultimi 100 anni ha avuto nel tratto Romagnolo, il più intensamente urbanizzato, valori estremamente preoccupanti.
Nel dopoguerra dal 1945/50 fino al ‘70/’90 ci sono stati valori di subsidenza (abbassamento del piano campagna) dai 20 ai 40 mm/anno. Questo corrisponde alla fase di massimo sfruttamento che, nel secondo dopoguerra, ha visto l’intensificarsi dell’estrazione dell’acqua dalle falde per usi industriali e civili.
Nel periodo, infine, che arriva fino ai giorni nostri, vede la subsidenza arrestarsi intorno ai 0,3-0,8 mm/anno, con punte di 1,6 cm/anno. L’inversione di tendenza, è contemporanea ai provvedimenti adottati contro la subsidenza: chiusura dei pozzi e ricorso alle acque di superficie per l’approvvigionamento idro-potabile
”.