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Energia: ecco gli ultimi dati sulle emissioni di CO2

Sostenibilità di
Energia: ecco gli ultimi dati sulle emissioni di CO2
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Scopriamo i dati sulle emissioni derivanti dalla produzione di energia e leggiamo il commento di Francesco Gracceva, ricercatore che ha coordinato l’analisi

Quanta anidride carbonica viene emessa in Italia per la produzione di energia? Qual è il ruolo delle rinnovabili in quest’ambito? Troviamo le risposte grazie all’analisi dell’ENEA, basata sui dati del 2023.

Lo scenario energetico nazionale è stato caratterizzato da un forte calo delle emissioni di anidride carbonica (-8%) e da una nuova riduzione dei consumi di energia primaria (-2,5%), leggermente inferiore a quella dell’Eurozona (-3%). Il petrolio è tornato a essere ampiamente la prima fonte energetica, con il 35% del totale, ma, nell’insieme, la quota di domanda coperta dalle fonti fossili (petrolio, gas e carbone) ha segnato il minimo degli ultimi 50 anni (71%). L’analisi evidenzia anche un nuovo massimo storico per eolico e fotovoltaico, che sono arrivati a coprire il 17,5% della domanda su base annua, grazie alla crescita della capacità installata. “Questo trend di crescita rappresenta il principale, se non l’unico, driver virtuoso per la decarbonizzazione in atto - spiega Francesco Gracceva, il ricercatore ENEA che coordina l’Analisi -. La diminuzione dei consumi è il risultato di un minor impiego di fonti fossili come gas (-10%), carbone (-30%) e petrolio (-2%), compensato solo parzialmente dalla maggiore produzione di energia da fonti rinnovabili (+13%) e dalle importazioni di elettricità, salite al massimo storico (+19%)”, aggiunge.

Di fatto, il calo della domanda “è legato prevalentemente a fenomeni non strutturali, come la diminuzione dei consumi di gas per riscaldamento nel primo trimestre 2023, dovuti a un inverno molto mite, al Piano nazionale di contenimento dei consumi e ai prezzi dell’energia ancora alti, ma anche alla contrazione della produzione industriale, che ha toccato punte quasi drammatiche in alcuni settori energivori, scendendo sotto i livelli del 2020”, prosegue Gracceva. L’unico settore in controtendenza sono i trasporti, con una domanda di energia tornata a crescere ai livelli pre-crisi (+2%) sulla spinta del comparto aereo (+20%).  

La diminuzione delle emissioni di CO2 (-8%) è imputabile al minor utilizzo di fonti fossili: oltre i tre quarti del calo si è registrato nei settori ETS (generazione elettrica e industria energivora), le cui emissioni sono stimate in calo del 16%, il resto è riconducibile alla contrazione dei consumi di gas nel settore civile (non-ETS), le cui emissioni sono stimate in calo del 3%.

Più nel dettaglio, il 70% della riduzione delle emissioni riguarda il settore elettrico, in gran parte per fenomeni congiunturali come il ‘riaggiustamento’ del mix delle fonti dopo le tensioni del 2022 sui mercati dell’energia. “Infatti, l’aumento dell’intensità carbonica registrato nel 2022 si è dimostrato un fenomeno temporaneo per un insieme di fattori: è risalita la produzione idroelettrica (+10 TWh dal minimo storico del 2022), è diminuita la produzione da gas (-25 TWh), è cessato il programma di massimizzazione dell’utilizzo di carbone (-9 TWh) e dell’olio combustibile, mentre l’import elettrico (+8 TWh) ha raggiunto un record storico”, sottolinea Gracceva.

In questo scenario la transizione del sistema energetico ritrova il passo verso la decarbonizzazione, misurata dall’ENEA attraverso l’indice ISPRED (Indice Sicurezza-PREzzi-Decarbonizzazione che misura l’andamento della transizione energetica), che registra nel 2023 un miglioramento significativo (+25%) rispetto al 2022, quando era crollato al minimo della serie storica (dal 2008), penalizzato dall’aumento delle emissioni e dai prezzi record dell’energia. Il valore complessivo dell’indicatore sintetico della decarbonizzazione risulta nel 2023 pressoché doppio rispetto a un anno prima, mentre la singola componente prezzi evidenzia un miglioramento del 20%.

“Per i prossimi anni è prevedibile che il trend positivo di decarbonizzazione continui nel settore della generazione elettrica, sebbene a ritmi più contenuti al netto dei fattori congiunturali che hanno caratterizzato il 2023 - chiarisce Gracceva -. Resta comunque difficile realizzare quel tasso di riduzione delle emissioni, intorno al 5% medio annuo, necessario per raggiungere il target di decarbonizzazione atteso al 2030”, conclude Gracceva.

I prezzi all’ingrosso e la spesa pubblica per la ricerca

Sul fronte dei prezzi all’ingrosso, nonostante icali registrati, nel 2023 i prezzi medi di gas ed elettricità sono rimasti su livelli storicamente elevati, tali da continuare a esercitare una pressione sul contenimento della domanda: nel quarto trimestre 2023 il prezzo del gas al Punto di Scambio Virtuale è stato di oltre 40 €/MWh, quasi due volte le medie di lungo periodo pre-crisi 2022, il prezzo dell’energia elettrica sulla Borsa Elettrica italiana è stato pari a 124 €/MWh, oltre due volte le medie pre-crisi.

Dall’Analisi emerge anche una forte espansione (+25%) a livello globale della spesa pubblica in ricerca energetica nel periodo 2019-22, concentrata in particolare sulle tecnologie “abilitanti”, con una sensibile crescita della spesa in efficienza energetica (quasi un quarto della spesa pubblica totale in ricerca energetica), ma con un rallentamento della spesa relativa alle rinnovabili. Tuttavia, questo incremento non si rileva in Italia, dove la crescita della spesa pubblica in ricerca energetica risulta inferiore (+0,6%), con aumenti circoscritti ai settori dell’idrogeno (+160% circa) e del nucleare (+40% circa). Particolarmente critico appare l’arretramento della spesa in ricerca nel settore dell’efficienza energetica (-12%).