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Feneal-Uil: per la ripresa necessario sbloccare le risorse e affrontare il dissesto idrogeologico

Lavori pubblici di
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“Ci aspettiamo che il governo operi per coniugare il consolidamento dei conti pubblici con una incisiva operazione di sviluppo” dichiara il segretario generale Antonio Correale


Pubblichiamo l’articolo redatto dal segretario generale di Fenal-Uil, Antonio Correale, per Lavoro Italiano, il mensile della Uil:

Tra tagli e sacrifici la crisi resta estremamente grave ed il Paese, ormai avviato verso un 2012 di recessione, stenta ad uscire da un clima di incertezza pesante. Una crisi durissima per il settore costruzioni che lascia migliaia di imprese e lavoratori senza lavoro. Inutile ripetere che ora c’è urgente bisogno della fase due di questa manovra, con le misure per la crescita, e non ci stancheremo di ribadire, come già fatto inutilmente con il precedente governo, che il settore edilizio resta un volano insostituibile per sostenere l’economia del Paese e rilanciare lo sviluppo, rappresentando circa il 10% del Pil nazionale.

Inoltre, come ricordava qualche giorno fa un autorevole quotidiano nazionale, “secondo le valutazioni europee ogni miliardo investito in opere pubbliche determina un moltiplicatore di 3,5 volte, cioè vale a dire 3,5 miliardi che creerebbero, sempre secondo le valutazioni europee, 18mila posti di lavoro”. Mi sembra un dato non trascurabile e che conferma quanto ripetuto dall’inizio della crisi dagli Stati Generali delle Costruzioni (sindacati e imprese di tutta la filiera): rivendichiamo l’indispensabilità del nostro settore per ogni ipotesi di ripresa e di crescita.

La delibera Cipe dei giorni scorsi, che vale 3, 3 miliardi di euro, purtroppo non ci rassicura sul futuro. Troppe volte abbiamo ascoltato annunci che non hanno poi avuto un seguito e non si sono tradotti in opere concrete, in progetti e piani di rilancio per un settore che langue sotto il peso della crisi.

Una crisi che ha portato con sé, oltre alla chiusura di tante piccole e medie imprese e alla perdita di migliaia di posti di lavoro, una deriva allarmante anche sul piano della dequalificazione della professione, con l’aumento delle irregolarità e delle anomalie. Non si tratta, dunque, solo di mancanza di denaro, perché in assenza di investimenti immediati, il settore rischia di perdere la strutturazione che in tanti anni siamo riuscita a costituire.

La svolta vera dovrebbe determinare un’attuazione tempestiva e rapida di progetti già nel cassetto da tempo, con risorse certe e tempi definiti, senza rinvii di sorta, puntando su procedure semplici, chiare ed in grado di attirare anche nuovi investimenti. Le risorse impegnate, soprattutto, vanno spese bene, attraverso una politica che punti con decisione alla ripresa.

Serve un impegno forte che miri a sbloccare e ricollocare le risorse disponibili, rimettendo in moto le infrastrutture, riattivando le medie e piccole opere, mobilitando i capitali privati, consentendo lo sviluppo del partenariato pubblico-privato e del il project financing, che consentirebbe una concreta copertura finanziaria anche in periodi di bassa crescita. Solo in questo modo si darà ossigeno ad un settore che ne ha bisogno con urgenza.

Ma soprattutto va richiamata ancora una volta l’attenzione su uno dei problemi più gravi ed insoluti che affligge l’Italia: il dissesto idrogeologico, che va affrontato in prima battuta attraverso un piano pluriennale di messa in sicurezza del territorio, per scongiurare le tragedie che abbiamo vissuto in questi ultimi mesi in più parti della penisola e proteggere il nostro patrimonio paesaggistico, culturale ed artistico, altra grande risorsa da potenziare.

Insomma i versanti su cui agire sono molteplici, e ci aspettiamo che il governo operi per coniugare il consolidamento dei conti pubblici, su cui si è concentrato finora, con una incisiva operazione di sviluppo.

Le analisi economiche che oramai ci sommergono ogni giorno non promettono nulla di buono, si parla apertamente di nuova fase di recessione: calano i redditi, crollano i consumi, sale la disoccupazione, ed il costo sociale, l’impatto sulle persone e sulle vita collettiva, dovrebbe essere la prima preoccupazione di Istituzioni e politica. Numeri e statistiche devono servire a capire quanto realmente pesa questa crisi, quanto colpisce il lavoro.

Riportare i conti in pareggio è fondamentale, ma esattamente di eguale importanza è far crescere il Paese e far ripartire il motore dello sviluppo. Il settore è fermo, continua l`emorragia di posti di lavoro, dall`inizio della crisi la perdita occupazionale ha superato le 300.000 unita’. Considerando anche i settori collegati, negli ultimi tre anni gli investimenti pubblici sono crollati del 38%. Il numero degli operai delle imprese iscritte alle Casse Edili, si e` ridotto dal 2009 sino ad oggi di circa un -23%. Tutti i comparti sono in sofferenza, mentre solo la riqualificazione mostra segnali positivi, ma l`assenza di prospettive di miglioramento continua a generare forti contraccolpi.

Abbiamo già chiesto al Governo, e particolarmente al ministro Passera, un incontro, che ci auguriamo di ottenere in tempi brevi, ed auspichiamo un rapporto più costruttivo e meno deludente di quello aleatorio ed improduttivo avuto con il ministro precedente. Ci auguriamo che questo Governo, proprio perché nato con lo scopo di riportare tutti verso un cammini di crescita economica, senza i vincoli che spesso sono posti dalla politica, comprenda l’importanza ed abbia la giusta considerazione del mondo dell’edilizia per la sua fondamentale funzione propulsiva.

Mai come in questo caso un ritorno alla concertazione sarebbe utilissimo, e probabilmente il riconoscimento di un ruolo propositivo alle forze sociali darebbe anche forza allo stesso governo nel confrontarsi con il Parlamento e le Istituzioni locali. Il beneficio di questa scelta, che ci attendiamo, sarebbe dato da un corposo impulso all’occupazione, non solo in termini di recupero, ma anche di nuova e qualificata forza lavoro.

Se questo Governo sarà all’altezza delle aspettative e non vi saranno ulteriori disastri congiunturali, possiamo ipotizzare una ripresa del settore che potremo percepire già dalla fine del 2012. Tale ripresa purtroppo sarà lenta e, anche se sicura, non modificherà in un sol colpo e con immediatezza gli attuali indici occupazionali.

Antonio Correale
Segretario generale Feneal-Uil