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Fotovoltaico, possibili 22 miliardi di valore aggiunto

Energie rinnovabili di
Emerge da una ricerca dell'Istituto per la Competitività, presentata durante il convegno “Le prospettive di sviluppo del settore fotovoltaico in Italia”. I vantaggi economici si aggiungono a quelli ambientali


Il fotovoltaico puo' contribuire alla competitivita' del paese, portando nel 2020 un valore aggiunto per l'economia italiana di 22 miliardi; 45 mila posti di lavoro per i prossimi vent'anni e 6 milioni di tonnellate di Co2 in meno. E' quanto emerge da una ricerca dell'Istituto per la competitivita', I-com, presentata a Roma durante il convegno “Le prospettive di sviluppo del settore fotovoltaico in Italia”.

"Dati che si riferiscono allo stato attuale della filiera italiana" spiega il presidente I-com, Stefano Da Empoli. Secondo l'indagine, infatti, qualora si ipotizzasse una produzione annuale made in Italy equivalente a poco piu' di 3000 Mw di pannelli fotovoltaici si otterrebbero valore aggiunto pari a 110 miliardi di euro e un'occupazione di circa 210 mila unita' di lavoro nel periodo 2010-2020.

Tutt'altro che trascurabili sono pure i benefici per le casse dello Stato, rileva l'indagine. Nello scenario di 9 Gw installati entro il 2020, le entrate fiscali per il periodo di riferimento, sarebbero pari a 6,6 miliardi di euro, per il 36,4% derivanti da redditi da lavoro, per il 31% da redditi d'impresa e per il resto da imposte prevalentemente indirette.

Ai benefici fiscali vanno inoltre aggiunti i benefici ambientali, stimabili, secondo I-com, per quanto riguarda le emissioni evitate di gas ad effetto serra, in un intervallo di 2,4 - 3,3 miliardi di euro a seconda degli scenari di prezzo della Co2 (a regime si avrebbe una riduzione delle emissioni di circa 6 milioni di tonnellate annue).

Ci sarebbe anche, a ulteriore beneficio dell'ambiente ma anche della fattura energetica pagata dall'Italia (pari a 57 miliardi di euro nel 2008), un minor ricorso all'uso di fonti fossili per 800 mila tonnellate di carbone, 1,6 miliardi di metri cubi di gas e 200 mila tonnellate di prodotti petroliferi medi annui (equivalenti a circa il 5% del quantitativo di queste fonti impiegato nel 2008 per la generazione elettrica).

L'indagine poi rileva che i costi d'installazione e gestione di un impianto fotovoltaico di 1 Mw nel 2011 sono previsti in diminuzione di circa il 15% rispetto al 2007. Il rendimento industriale di un impianto fotovoltaico di questo tipo nel 2011 sarebbe del 10,5% con una tariffa pari a quella in vigore nel 2010, mentre scenderebbe all'8,8% in caso la nuova tariffa fosse ridotta del 20%.

Se pero' si va ad analizzare il rendimento per l'investitore, a causa della riduzione della leva finanziaria (85%-80%) e dell'aumento dei costi per interessi (aumento degli spread dell'ordine di 1,8 punti percentuali), si scopre che questo arriverebbe al 10,8% nel caso di tariffa ridotta del 15%, a fronte di un dato pari al 19,1% nel 2007.

Con una tariffa 2011 pari a quella in vigore nel 2010, il rendimento per l'investitore sarebbe invece lievemente inferiore al valore del 2007 (17,9%). Ridurre drasticamente la tariffa incentivante per il 2011 rischierebbe, secondo l'Istituto, di rendere assolutamente non finanziabili molti progetti.

Inoltre, secondo I-com appare essenziale prevedere un orizzonte temporale d'incentivazione sufficientemente lungo, specie se si vuole stimolare la crescita di una filiera industriale, in modo tale da ridurre l'incertezza per gli investitori e consentire al sistema paese di cogliere i benefici indicati in precedenza. Andrebbe, infine, semplificata e armonizzata l'architettura degli incentivi.