Il 2025 si apre con un segnale chiaro: il vento è cambiato. Chi opera nel mondo delle gare di progettazione e dei servizi tecnici ne ha già percepito gli effetti. Dopo anni di spinta legata al PNRR e ai bonus edilizi, il mercato sembra rallentare bruscamente. I dati del primo quadrimestre lo confermano e raccontano un nuovo scenario, in cui non basta più l’inerzia degli investimenti pubblici. È il momento di capire cosa sta accadendo e quali sfide attendono progettisti e professionisti nei prossimi mesi.
Tra gennaio e aprile 2025, le stazioni appaltanti hanno pubblicato gare per servizi di progettazione e affini per un valore complessivo di 159,4 milioni di euro: quasi la metà rispetto allo stesso periodo del 2024 (-46%). A segnalare la tendenza è il Consiglio Nazionale degli Ingegneri, che lancia un allarme sulle prospettive a breve termine.
Gare di progettazione: il commento del CNI
“Tramontata la fase espansiva garantita dal PNRR e dai bonus - afferma Angelo Domenico Perrini, Presidente CNI - il mercato torna su binari ordinari. È uno scenario che desta preoccupazione. Continueremo a insistere sull’equo compenso: il lavoro degli ingegneri va valorizzato per le competenze e le responsabilità che comporta”.
A confermare il trend è anche Marco Ghionna, Presidente del Centro Studi CNI: “Avevamo previsto questo rallentamento. I liberi professionisti, in particolare, soffrono sui bandi oltre i 215mila euro, dove tendono a sparire. L’equo compenso, però, mostra segnali positivi, riducendo i ribassi massimi di oltre 10 punti percentuali e portando la media al 22,5%, un dato accettabile”.
Nel dettaglio, cala la quota di gare per i servizi “tipici” di ingegneria (28,8%, contro il 52,3% del 2024), mentre crescono quelle con esecuzione (65,2%), soprattutto grazie agli appalti integrati. Oltre il 70% delle gare ha un importo sotto i 140mila euro, fascia in cui i liberi professionisti ottengono i migliori risultati (60% delle gare aggiudicate e 52,2% degli importi). Ma con l’aumentare del valore delle gare, la loro presenza crolla fino all’1,2% degli importi assegnati sopra i 215mila euro.
Infine, rispetto allo stesso periodo del 2024, il ribasso medio è salito lievemente (dal 21,1% al 22,5%), ma quello massimo è sceso al 75%, segno che l’equo compenso inizia a produrre effetti.
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