Gli architetti puntano sul riuso, <br> futuro delle opere incompiute

Edilizia di Marco Zibetti

“Dal nuovo Codice degli Appalti ci aspettiamo che non ci sia più bisogno di aggiornare il 'catalogo delle incompiute' che sono il risultato di una programmazione inesistente e di errori di calcolo di tempi e di costi nella gestione delle opere pubbliche, errori che la nuova normativa dovrebbe scongiurare. Ma non basta: serve che le opere presenti nel 'catalogo' e diventate inutili siano oggetto di interventi di riuso per tornare a rendere vivibili spazi ed edifici che sono stati abbandonati per insipienza politica o per errori tecnici”. Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.

“Il Consiglio Nazionale degli Architetti - continua - ha più volte sottolineato che il destino delle opere incompiute, a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti, sta nel loro riuso e nella loro trasformazione. Non possono essere lasciate a simbolo di un Paese che non funziona perché come ha sottolineato il ministro Del Rio rappresentano ‘la rottura del patto di fiducia tra la pubblica amministrazione e i cittadini'”.

“Serve allora realizzare interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione per poter avviare un’agenda urbana efficace e compiere scelte innovative per le nostre città e i cittadini al fine di realizzare un salto di qualità sotto il profilo della sostenibilità non solo urbanistica ed architettonica, ma anche sociale ed economica. A questo possono positivamente contribuire quegli interventi e quelle risorse destinati alle periferie urbane attraverso l’apposito bando annunciato dal Presidente del Consiglio del quale, però, sembra si sia persa ogni traccia”.


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