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Grazie alle rinnovabili aumenta la sicurezza energetica nell’UE

Energie rinnovabili di
L'Unione importa ancora più della metà dell'energia, ma sta facendo progressi nella diversificazione delle fonti, delle rotte per l'approvvigionamento e dei fornitori di energia

In Italia e in altri 21 Stati membri dell'Ue, come riportato dall’agenzia di stampa Askanews, la dipendenza netta dalle importazioni nette di energia è diminuita fra il 2005 e il 2014, con un conseguente miglioramento della sicurezza energetica. Lo afferma la Commissione europea in uno dei documenti che accompagnano la Seconda relazione sullo Stato dell'Unione dell'energia, pubblicata a Bruxelles.

La causa principale di questa diminuzione della dipendenza energetica, sottolinea la Commissione, è stato soprattutto l'incremento di produzione interna di energia da fonti rinnovabili (in Italia, Austria, Estonia, Irlanda, Lettonia, Portogallo, Spagna) oppure un calo della domanda complessiva, dovuto anche a un miglioramento dell'efficienza energetica.

Nello stesso periodo, la dipendenza energetica netta è aumentata significativamente in alcuni altri paesi a causa del declino della produzione da fonti fossili (in Danimarca, Polonia e Regno Unito), oppure a seguito della chiusura di vecchie centrali nucleari (in Lituania).

L'Ue, tuttavia, importa ancora più della metà dell'energia necessaria ai suoi bisogni; ma sta facendo progressi nella diversificazione delle fonti, delle rotte per l'approvvigionamento e dei fornitori di energia.

Un altro fattore che influenza positivamente il miglioramento della sicurezza energetica, con la possibilità di ricorrere a soluzioni alternative in caso di problemi sulle tradizionali rotte per gli approvvigionamenti, è la costruzione (programmata o già in corso) di nuove infrastrutture, in particolare le interconnessioni transfrontaliere per gas ed elettricità e i terminali e impianti rigassificatori per il gas naturale liquefatto (Lng), che può essere importato via mare da paesi di produzione diversi.

Continua ad aumentare la domanda di gas negli Stati membri che può essere soddisfatta attraverso questi canali alternativi, e in caso di crisi solo due paesi dell'Ue, Portogallo e Bulgaria, non sarebbero in grado di sostituire completamente le proprie fonti di approvvigionamento.

Più in generale, il rapporto della Commissione indica che "la modernizzazione dell'economia dell'Unione europea e la transizione verso un'economia a bassa emissione di carbonio sono ormai in atto", come si legge in una nota dell'Esecutivo Ue.

L'Unione europea, conclude il rapporto, "è sulla buona strada per raggiungere i suoi obiettivi per il 2020", previsti nel cosiddetto "pacchetto 20-20-20)", ovvero la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra (-20% rispetto al 1990), l'incremento (del 20%) dell'efficienza energetica e l'aumento (al 20%) della parte del consumo energetico totale che è prodotta da fonti rinnovabili.