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I lavoratori edili incrociano le braccia. Ecco perché

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La decisione è stata presa a Roma dai circa 500 partecipanti giunti da tutta Italia per gli Attivi unitari di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil

I sindacati dei lavoratori edili non ci stanno: chiedono al Governo un’inversione di marcia. Perciò, FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, indicono un nuovo sciopero per il 15 novembre, con manifestazioni in 100 piazze italiane.

La decisione è stata presa a Roma dai circa 500 partecipanti giunti da tutta Italia per gli Attivi unitari delle tre categorie. Nel corso dei numerosi interventi di segretari e delegati, è emersa la volontà di mettere in campo tutte le misure idonee al rilancio del comparto, e conseguentemente alla competitività e alla produttività del Paese. Approfondiamo la questione attraverso le parole dei segretari generali dei tre sindacati.

Le proposte di Panzarella, Turri e Genovesi

“La giornata di sensibilizzazione e proposta - hanno dichiarato i segretari generali di FenealUil, Filca-Cisl, Fillea-Cgil, Vito Panzarella, Franco Turri, Alessandro Genovesi -, come è già avvenuto nel corso dello sciopero generale del 15 marzo scorso, sarà l’occasione per ribadire le nostre proposte, già presentate alla ministra delle Infrastrutture De Micheli nei giorni scorsi. In particolare, chiediamo una vera politica industriale nei settori dell’edilizia e dei materiali, il rilancio delle infrastrutture, la riqualificazione e messa in sicurezza del territorio, la riforma delle pensioni e del fisco, un impegno più forte sulla legalità, con il rafforzamento del Durc, la diffusione della congruità, l’attuazione della Patente a punti, un inasprimento delle pene, una reale riforma del Codice degli Appalti, che riduca il ricorso al subappalto e il numero delle stazioni appaltanti e favorisca il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa.

“Vogliamo confrontarci con il Governo - aggiungono - ed in particolare con i ministeri delle Infrastrutture, del Lavoro, dello Sviluppo Economico, per capire i tempi e le modalità con cui si vuole intervenire sui temi che abbiamo indicato, dopo gli annunci positivi delle scorse settimane. In questi 11 anni di crisi, sono centinaia di migliaia le aziende del settore che hanno chiuso i battenti, determinando una perdita di oltre 800 mila posti di lavoro”.

“Rimettere in moto il settore - concludono i tre segretari generali - vuol dire, non solo generare occupazione, ma dotare il Paese di infrastrutture moderne e sicure”. Nei prossimi giorni saranno resi noti i dettagli delle iniziative. Gli hashtag ufficiali sono #aTestaAlta e #NoiNonCiFermiamo.