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Il futuro dell'acqua

Energie rinnovabili di
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di Dipak R. Pant


La crisi dell’acqua

Se l’acqua è la vita, allora la vita è in pericolo. Il futuro dell’acqua sembra pieno di rischi. Nel 1999 l’agenzia speciale delle Nazioni Unite (ONU) per l’ambiente (UNEP) aveva sintetizzato i verdetti di circa 200 scienziati da ogni parte del mondo che hanno analizzato la situazione delle risorse idriche in più di 50 paesi del mondo, coprendo quasi tutti gli eco-sistemi del globo: la più grande preoccupazione per l’intera umanità era la scarsità (quantità) e anche la sicurezza (qualità) dell’acqua, oltre le preoccupazioni per le catastrofi dovuti ai cambiamenti climatici.

Nel 2002, i governi di quasi tutti i Paesi membri dell’ONU hanno sottoscritto un documento-promessa di dimezzare entro il 2015 il numero di persone senza accesso all’acqua, concentrate per lo più nei paesi non-industrializzati ma, a macchia di leopardo, anche nei paesi industrializzati.

Tra i 6,8 miliardi di esseri umani che sono presenti sulla terra circa un quinto attualmente non ha accesso regolare all’acqua potabile. Il fabbisogno medio di un essere umano, secondo l’ONU, è di circa 50 litri d’acqua pulita (potabile) al giorno per persona - per uso alimentare, domestico ed igienico-sanitario - distribuiti e scaricati con un sistema infrastrutturale che garantisca il corretto flusso, stoccaggio, erogazione e scarico. Solo il 62% della popolazione mondiale ha accesso a tale sistema idro-sanitario completo ed a tale disponibilità di acqua.

Più di 3,5 milioni di persone muoiono prematuramente ogni anno per le malattie legate alla scarsità dell’acqua e all’acqua contaminata o infetta da microbi patogeni. La grande maggioranza tra questi “morti per acqua” sono i bambini sotto i 14 anni (si calcola che ogni 15 secondi muore un/a bambino/a nel mondo per problemi sanitari legati all’acqua). Ogni anno i morti dovuti alla scarsità di acqua e di acqua pulita insieme superano di gran lunga il numero annuale delle vittime di guerra, terrorismo ed incidenti in tutto il mondo.

Gli esperti dello sviluppo economico sembrano credere che l’accesso all’acqua ed alle relative infrastrutture siano determinanti per lo sviluppo delle regioni sottosviluppate. I scienziati dell’ambiente sono certi che la crescente riduzione della bio-diversità (estinzione di molte specie di flora e fauna) è legata anche al problema acqua: la scarsità, la contaminazione dei corpi e corsi d’acqua esistenti. Come del resto, gli esperti dell’agricoltura e della produzione alimentare sono certi nell’indicare l’acqua come il più preoccupante elemento per il futuro dei loro rispettivi settori visto che l’agricoltura è l’attività umana che da sola consuma circa il 70% dell’acqua disponibile (il restante 30% è ripartita tra gli usi personali, domestici, industriali, urbanistici ecc.). Anche gli esperti della geopolitica ritengono che le prossime guerre saranno combattute più per l’acqua e meno per il petrolio. Nei dibattiti politici odierni di vari paesi (tra cui Italia) la politica dell’acqua (privatizzazione o no) occupa un ruolo importante.

Dunque, la crisi dell’acqua condurrebbe alle crisi della povertà/sviluppo, dell’alimentazione, della produzione agricola, dell’ambiente, della salute pubblica, della pace tra gli stati e tra i popoli e delle lotte politiche all’interno di vari paesi.

Lo stato della risorsa-acqua

L’acqua copre circa due terzi della superficie terrestre; però la stragrande parte di essa è inutilizzabile per gli esseri viventi terrestri (tra cui gli esseri umani) dovuto alla sua salinità (oceani, mari). Solo circa il 2,5 % dell’acqua disponibile sul pianeta Terra è utilizzabile dalle specie terrestri che necessitano di acqua dolce (non-salata). Di questa limitata quantità circa due terzi è racchiusa nelle nevi alle cime delle montagne e nei ghiacciai montani e polari; il restante un terzo si trova nella forma fluida sulla superficie e nelle falde sotterranee e, quindi, teoricamente disponibile per gli esseri umani ed altre specie terrestri. Di questo un terzo teoricamente disponibile, circa 20% (un quinto) è nelle aree remote ed impervie (tundra, steppe, alture, giungla, savana, paludi ecc.), lontane dalle aree dove gli esseri umani sono maggiormente attivi. E nelle aree densamente popolate spesso l’acqua si presenta in maniera irregolare, iniquamente distribuita, diversamente gestita, e di difficile controllo (siccità/inondazioni).

Secondo i calcoli degli esperti, gli esseri umani hanno acceso solo al 0,08% del totale dell’acqua disponibile sulla Terra; e la pressione della domanda di acqua della popolazione umana è in forte crescita. Nei prossimi 20 anni la domanda dell’acqua dovrebbe aumentare di circa il 40% rispetto ad oggi. Mentre tutti esperti sembrano concordare sull’opinione che la disponibilità di acqua nella superficie terrestre e nelle falde sotterranee è invece destinata a diminuire – sia per il cambiamento climatico (evaporazioni, ritirata dei ghiacciai, precipitazioni irregolari…) sia per le attività umane (prelievi, costruzioni, emissioni, sottrazione delle superficie biotiche, deforestazione, inquinamento…).

L’acqua non può essere confinata poiché la maggioranza dei corpi e corsi d’acqua e le loro connessioni eco-sistemiche toccano le vallate, le sponde e i luoghi abitati da diverse popolazioni con diversi sistemi culturali e politici (ad esempio: la deforestazione nelle alture causa inondazioni nelle pianure, le grandi dighe influenzano eco-sistemi anche lontano dal loro contesto immediato). L’acqua  -  insieme con l’aria, con la luce solare e con l’etere  -  è assolutamente diversa da qualsiasi altra risorsa o prodotto; è un bene comune universale per la sua natura stessa. Quindi hanno ragione coloro che dicono che l’acqua è un diritto umano oltre che un patrimonio comune universale.

Gli scenari dell’acqua

Alcuni scenari futuri delle situazioni dell’acqua nei vari paesi sono stati disegnati dal comitato scientifico sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite (Inter-governmental Panel on Climate Change, più nota con il suo acronimo IPCC). Anche il centro studi dell’ufficio meteorologico del Regno Unito (UK Met Office, Hadley Centre) ha fatto delle proiezioni future sui flussi d’acqua, basate sui sofisticati modelli sviluppati sui strumenti (computer) altrettanto all’avanguardia. Le proiezioni future della disponibilità d’acqua pro-capite sono state elaborate dagli esperti del centro per le ricerche sui sistemi ambientali (Centre for Environmental Systems Research) dell’Università di Kassel (Germania) combinando e ottimizzando differenti tipi di previsioni e collegando diversi altri sviluppi quali la crescita demografica, l’innovazione tecnologica, i modelli di consumo e gli stili di vita. Le proiezioni dell’Università di Kassel (Germania) sono tra quelli più complete per la loro considerazione di molti variabili chiave oltre la rigorosa elaborazione dei dati tecnici. Gli scenari sono proiettati  per gli anni a partire dal 2020 e arrivano fino al decennio che inizia con il 2070. Gli scenari dovrebbero destare forti preoccupazioni a tutti.

L’acqua, i piccoli luoghi e l’economia prossima ventura

Vista la situazione e le probabili crisi di grande portata con alto potenziale per la sofferenza delle masse umane e degli altri esseri viventi che necessitano d’acqua, le soluzioni sono una vasta gamma (mix) di misure impostate sul principio dell’economia sostenibile, una costante cooperazione decentrata e diffusa tra tutti i portatori d’interesse in tutto il mondo e, soprattutto, decise azioni a livello locale.

Impostazione prioritaria dovrebbe essere alla prevenzione dell’impoverimento idrico degli eco-sistemi e degli habitats umani: più recupero di acque piovane e reflue, meno prelievi, una drastica riduzione degli sprechi, abbattimento dell’inquinamento e una sostenuta (incrementale) riduzione della quantità d’acqua usata pro-capite in ogni luogo. Questa impostazione dovrebbe essere accompagnata dalle spinte verso l’innovazione tecnologica (eco-innovation) e verso la gestione olistica (eco-management). Per tradurre in  risultati concreti queste impostazioni (prevenzione delle crisi e guerre d’acqua) occorrerà che le politiche sulle risorse naturali e sulla gestione dei servizi pubblici puntino al supremo interesse pubblico. Altro che privatizzare l’acqua!

I piccoli luoghi di colline e monti d’Europa - aree marginali e deboli nell’economia convenzionale - invece hanno il futuro meno problematico dal punto di vista dell’acqua (e non solo) rispetto alla stragrande maggioranza dei luoghi in Europa e nel mondo. Luoghi marginali di coline e montagne contengono alcuni ingredienti preziosi, la cui importanza è destinata a crescere.

I preziosi ingredienti sono:
- la qualità e la quantità delle risorse ambientali, innanzitutto l’acqua ma anche l’aria, il suolo, la vegetazione…;
- la rilevanza estetica del paesaggio naturale e del paesaggio storicamente modellato, soprattutto quello pre-industriale e rurale;
- l’assetto identitario (le caratteristiche degli abitanti, dei loro prodotti tipici, del loro stile architettonico e artistico) ed il micro-sistema affettivo (comunità piccole, faccia-a-faccia, dove il confronto umano e la solidarietà sono più diretti e genuini);
- gli orizzonti di nuovi affari basati sulle risorse agro-alimentari, culturali, paesaggistiche e sui servizi per le comunità dislocate negli angoli più sperduti: i servizi tecnologici, socio-assistenziali e sanitari, di formazione/informazione, mobile community banking (servizi bancari nuovi e flessibili, a misura delle comunità), tele-lavoro, e-commerce ecc.

Viste le situazioni e le proiezioni dell’acqua in diverse parti del mondo, viste le tendenze demografiche (longevità, invecchiamento) in Europa, vista la domanda di naturalezza e salubrità delle risorse agro-alimentari e la voglia di vivere in luoghi senza stress, con la cornice paesaggistica gradevole, vista la domanda di sicurezza, e viste le possibilità infinite di essere collegati di con il resto del mondo da ovunque (e quindi non più marginalizzati), grazie alle tecnologie info-telematiche (ICT) – i luoghi montani e marginali saranno territori strategici per l’economia sostenibile del futuro.

I governi locali (Comuni) dovrebbero riuscire a creare un asse istituzionale collaborativo con gli altri organismi: Provincia, Regione, governo centrale e, all’interno, con imprenditori, associazioni civiche e con la cittadinanza in generale, per tendere verso una progettualità condivisa per il luogo-sistema. I governanti dei piccoli luoghi-sistema marginali dovrebbero fare una ricerca concreta (non accademica) per trovare una “bussola” (scenari e strategie) per il proprio luogo-sistema e per la propria comunità. Solo dopo questo passo, dovrebbero essere formulati i vari piani tecnici (spesso accade il contrario!). Il governo (nazionale o locale) ha il ruolo di orientare (con la “bussola”) la comunità ed i mercati, creare le condizioni logistiche e normative, racimolare le risorse e utilizzarle per il massimo bene comune di lunga durata, correggere le distorsioni in corso di sviluppo. Il ruolo delle imprese, che sono i protagonisti dello sviluppo sostenibile, invece è quello di fruire le opportunità createsi, sia localmente sia globalmente, avvalendosi della coesione sociale interna e delle relazioni esterne. Gli organismi internazionali (ONU, UE ecc.) hanno un certo ruolo in tutto quanto poiché possono facilitare il coordinamento tra paesi, la cooperazione diffusa ed il trasferimento di tecnologie e metodologie appropriate per la gestione sostenibile dell’acqua verso le zone più in difficoltà ed a rischio.

Nulla sostituisce l’azione a livello locale di cui, la più urgente, la priorità tra le priorità, è la sicurezza idrica e la stabilità dell’assetto idro-geologico. L’altro compito urgente per l’azione locale è varare ed implementare il piano di mobilità multi-forme: la fruibilità di locomozione in tutto il territorio con mezzi ciclo/pedonali oltre che con i mezzi motorizzati, con la medesima sicurezza e facilità. Il terzo urgente compito per l’azione locale è l’infrastrutturazione di base per le tecnologie info-telematiche è una questione di competitività del luogo-sistema. Il divario digitale (digital divide) oggi è come la questione di alfabetizzazione o immunizzazione (vaccinazione) di una volta. Va affrontata con la massima serietà. Le persone devono essere in grado di scegliere il tipo di rete di cui vogliono far parte, oppure restare fuori da qualsiasi rete. Però la possibilità deve esserci, altrimenti si perdono opportunità di reddito, occupazione e cultura.

Il nuovo rinascimento in Europa è possibile per i nuovi orizzonti di affari createsi dai limiti eco-sistemici; gli stessi limiti diventano stimoli per un riordino ambientale e per un’innovazione dei prodotti e dei processi (ottimizzazione ecologica). Il nuovo rinascimento sarà possibile grazie alle infinite opportunità di sapere, di saper vivere, di saper fare e di far sapere su scala planetaria, grazie alle reti info-telematiche, partendo proprio dalle piccole dimore felici e dai piccoli luoghi che hanno tanta acqua e che sono ancora salvi...e c’è tanto da salvare.

 
Riferimenti:
Aerts, J, & Droogers, P., Adapting to climate change in the water sector, in: Ludwig, F., Pavel Kabat, P., H. van Schaik, H. & M. van der Valk, M. (a cura di), Climate Change Adaptation in the Water Sector, Earthscan, London, 2009.
Hackett, S.C., Environmental and Natural Resources Economics, M.E.Sharpe, New York, 2006.
Pant, D.R., Antropologia e Strategia: saggio sull’essere umano e sull’economia sostenibile, Guerini Scientifica, Milano, 2004.
Pant, D.R. (a cura di), Bussola per la Comunità Eco-Tech (piano di rinascita economica e culturale delle comunità montane marginali), Comune di Marzio (VA), 2009.
Shiva, V., Le guerre dell'acqua, Feltrinelli, 2004.
United Nations Environment Programme (www.unep.org).
UK Met Office (http://www.metoffice.gov.uk/climatechange/science/hadleycentre/).
World Water Council (www.worldwatercouncil.org).
Water Aid (http://www.wateraid.org/uk/).



* Dipak R. Pant, Professore di Antropologia ed Economia, fondatore e direttore dell'unità di studi interdisciplinari per l'Economia Sostenibile (LIUC, Italia), Senior Fellow della Society for Applied Antropology (USA), visiting professor presso la Wake Forest University (USA) e coordinatore scientifico del progetto EU-TransMongolia (Mongolia e Cina).

* Questo articolo è tratto da Comunicare Energia, N° 1 Nov-Dic 2010.

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