Immobiliare.it: solo il 53% degli immobili in vendita è in possesso di una regolare Ace

Energie rinnovabili di Marco Zibetti
Spesso, per evitare i costi della perizia, si preferisce ignorare la norma o ricorrere all’autocertificazione in classe G, con l’obiettivo di classificare l’immobile solo all’atto del rogito


È da un anno che è obbligatorio, quando si mette in vendita o in affitto un immobile, dichiararne la classificazione energetica. L’acronimo ACE sta per attestato di classificazione energetica: si tratta di uno strumento di trasparenza davvero importante per chi vuole comprare o affittare casa perché permette di conoscere già sulla carta, prima ancora di concludere la trattativa, quanto sia dispendioso l’immobile in termini consumi.

Sapere in anticipo quanto  incideranno, nella gestione dell’immobile, i consumi di luce, acqua e gas rappresenta un bel vantaggio e una variabile spesso determinante per la scelta dell’abitazione; eppure, sembra che non tutti lo sappiano. È passato un anno da quando l’ACE è legge, ma ad oggi solo il 53% degli annunci di vendita e appena il 37% di quelli in locazione offre questa indicazione. Lo evidenzia uno studio di Immobiliare.it.

Nel dettaglio dello studio, solo l’11% degli annunci caricati sul sito da parte di privati cittadini ha una valida certificazione energetica; la percentuale sale al 46% quando gli annunci provengono da agenzie immobiliari indipendenti, al 58% quando sono gestiti da agenti affiliati a grandi gruppi - che possono sfruttare i sistemi di certificazione messi a disposizione dalle sedi centrali - e al 97% per quelli proposti dai costruttori (anche se per loro la certificazione energetica è obbligatoria sin dalla fase progettuale).

Ma perché questa palese inadempienza della norma? Non certo per mancata conoscenza della legge, o per incuria; più semplicemente, perché ottenere l’attestato di classificazione energetica costa. Così, per evitare i costi della perizia, si preferisce ignorare la norma oppure si ricorre all’autocertificazione in classe G (quella peggiore), con l’obiettivo di classificare realmente l’immobile solo all’atto del rogito, quando si è sicuri di rientrare nella spesa sostenuta.

Quello che non tutti sanno, tuttavia, è che questa pratica non è legalmente valida né tantomeno consentita. Alla base di questa pigrizia dei proprietari, evidentemente, c’è il loro sconforto: con i tempi di vendita/locazione che si allungano si è disposti a spendere solo una volta aver trovato l’acquirente/locatario.

Il recepimento della legge sull’obbligatorietà dell’ACE non sta avvenendo in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale: il record di immobili certificati è in Trentino Alto Adige, con l’80% di unità immobiliari certificate; seguono il Veneto (62%) e la Valle d’Aosta (58%); agli ultimi posti, invece, troviamo la Sicilia (23%) e la Basilicata, dove solo il 19% degli immobili sul sito hanno un valido documento di attestazione dei consumi.


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