Dietro ogni abitazione, ufficio o negozio c’è una scheda catastale che racconta la storia del nostro Paese. Il mondo immobiliare italiano è fotografato con precisione millimetrica nell’edizione 2024 delle “Statistiche Catastali”, che restituisce un quadro aggiornato e sorprendente su consistenza, tipologie e rendite del patrimonio edilizio nazionale. Scopriamo come sta cambiando lo scenario e quali tendenze stanno emergendo.
Nel 2024, il numero di unità immobiliari urbane in Italia ha superato i 67 milioni, segnando un incremento dello 0,7% rispetto all’anno precedente: 525mila immobili in più. Quasi il 90% è intestato a persone fisiche, mentre la quota restante è divisa tra enti, aziende e proprietà comuni.
Le abitazioni (gruppo A) rappresentano il 54% del totale, seguite da pertinenze e locali commerciali (gruppo C) con il 43%. Le altre categorie, immobili speciali (D), particolari (E) e a uso collettivo (B), rappresentano quote minori, ma con impatti fiscali significativi. Il gruppo D, pur essendo solo il 2,5% dello stock, genera quasi il 29% della rendita catastale complessiva.
Quante abitazioni ci sono in Italia? Quanti uffici e negozi?
In totale, le abitazioni italiane sono 35,6 milioni. La media è di 5,5 vani per 118 mq, ma le differenze tra categorie sono marcate: si passa dai 58 mq delle abitazioni ultrapopolari ai 300 mq delle abitazioni signorili. Le tipologie più diffuse restano quelle civili (A2), economiche (A3) e popolari (A4), che insieme compongono circa il 90% del patrimonio residenziale.
Gli uffici sono oltre 648mila, con una rendita di 1,5 miliardi di euro. Di questi, il 56,5% è di proprietà di persone fisiche. Gli immobili a uso collettivo, come scuole, ospedali e uffici pubblici, superano le 216mila unità, con una rendita totale di 1,4 miliardi.
Rilevante anche il settore commerciale: 29 milioni di unità, tra cui box, cantine e negozi, con una rendita complessiva di 6,2 miliardi di euro. I negozi (C1) da soli valgono oltre 3,4 miliardi.
Infine, i circa 3,8 milioni di immobili del gruppo F, ruderi, aree urbane, edifici in costruzione, non producono reddito, ma restano parte integrante dello stock catastale nazionale.