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Ingegneria: quale ruolo e quale futuro per la formazione?

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Ingegneria: quale ruolo e quale futuro per la formazione?
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Perrini: “Il ruolo dell’ingegnere diventa ancora più delicato e importante, in quanto controllore dei processi”. Le interessanti parole del presidente del CNI

Quale sarà il futuro della formazione nel settore dell’ingegneria? E quale dovrà essere il suo ruolo? Ne ha parlato Angelo Domenico Perrini, presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, in occasione dell’evento per per i festeggiamenti dei 100 anni dell’Albo organizzato dall’Ordine di Taranto. Vi proponiamo il suo intervento.

“Nel nostro mondo contemporaneo, di fronte ad innovazioni tecnologiche come l’intelligenza artificiale, il ruolo dell’ingegnere diventa ancora più delicato e importante, in quanto controllore dei processi - ha dichiarato Perrini -. Oggi abbiamo strumenti eccezionali, ma l’uomo, l’ingegnere in particolare, non deve mai cedere il controllo del processo. Questo però comporta una condizione irrinunciabile, ossia che l’ingegnere sia preparato in modo eccellente”.

“In questo senso - ha proseguito il presidente del CNI - a nostro avviso il modello universitario del 3+2 non ha portato beneficio al mondo dell’ingegneria italiana. C’è un motivo per cui gli ingegneri italiani sono da sempre considerati tra i migliori al mondo. Consiste nel fatto che a differenza degli ingegneri degli altri paesi, soprattutto quelli anglosassoni, il nostro ingegnere ha sempre potuto vantare una eccellente preparazione scientifica di base. Questo gli ha sempre consentito di affrontare e risolvere i problemi a 360 gradi, anche se in precedenza non erano stati oggetto di studi universitari specifici. Questa caratteristica si va perdendo e anche noi stiamo andando verso l’anglosassonizzazione dell’ingegneria, per cui si riesce a fare, sia pure in modo ottimale, una determinata attività, ma solo quella. Questo a nostro avviso non va bene né dal punto di vista sociale né da quello culturale. Anche perché, la continua evoluzione tecnologica impone, se possibile, ancora più competenze, dunque una preparazione scientifica di base ancora più solida”.

“L’ingegnere deve possedere la laurea magistrale”

“Pertanto - ha concluso Perrini - dobbiamo finalizzare la preparazione dell’ingegnere al conseguimento della laurea magistrale. Dobbiamo pensare all’ingegnere come colui che è in possesso di una laurea magistrale. Anche il laureato triennale ha una funzione straordinariamente importante, soprattutto per il nostro sistema industriale, ma diversa. L’ingegnere è colui il quale deve avere la capacità di trovare soluzioni a problemi complessi”.

 

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