Kyoto Club sul Decreto Rinnovabili: fotovoltaico a rischio paralisi

Energie rinnovabili di Marco Zibetti
L’organizzazione non profit critica la reazione positiva di Confindustria. Le migliaia di piccole e medie imprese italiane che operano nel settore vivono un momento di grande incertezza

Pubblichiamo di seguito l'opinione del Kyoto Club, organizzazione non profit costituita da imprese, enti, associazioni e amministrazioni locali impegnati nel raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas-serra assunti con il Protocollo di Kyoto, sul Decreto Rinnovabili recentemente approvato:

Il decreto legislativo di recepimento della Direttiva europea 28/2009 approvato il 3 marzo dal Consiglio dei Ministri ha avuto il plauso della Confindustria su diversi comunicati stampa, anche se ha stravolto gli investimenti di tantissime piccole e medie imprese.

Una reazione, quella di Confindustria, che lascia infatti sconcertate tantissime PMI operanti nel settore del fotovoltaico, sia esterne che interne alla confederazione imprenditoriale, soprattutto perché in contraddizione con il suo statuto e in particolare con l’articolo 3 (comma b – scopi: di rappresentare e tutelare, nei limiti del presente statuto, il settore della produzione di beni e/o servizi con organizzazione industriale nella sua evoluzione culturale, economica e produttiva, per i rapporti con le istituzioni ed amministrazioni, con le organizzazioni economiche, politiche, sindacali e sociali nazionali, comunitarie ed internazionali), oltre che ovviamente con l’obiettivo delle sue Federazioni di promuovere la piccola e media impresa.

A tal proposito, il Vice Presidente Kyoto Club, Gianluigi Angelantoni, amministratore delegato del Gruppo Angelantoni Industrie e della collegata Archimede Solar Energy, ha dichiarato di essere «del tutto in disaccordo sulla soddisfazione che emerge dal comunicato di Confindustria, che può esprimere tale soddisfazione solo in rappresentanza di poche grandi aziende, ma non certo per le migliaia di piccole e medie imprese che operano con successo nel settore del Fotovoltaico. Di questo parere sono tutti gli imprenditori, nonché tutti i loro dipendenti, seriamente in pericolo di fronte a questo altro atto di mancanza assoluta di strategie e visione del futuro da parte di chi ci governa.»

«Confindustria cerca di tranquillizzarci dicendo che il decreto va nell’ottica di dare un quadro certo agli imprenditori – ha continuato Angelantoni -. Mi domando se il quadro certo è attendere il 30 aprile senza sapere che sarà del fotovoltaico. Mi domando che sarà degli investimenti per gli impianti che non potranno essere allacciati, pur con la buona volontà dell’Enel, entro il 31 maggio

Sempre sull’intervento dell’organizzazione imprenditoriale il vice presidente di Kyoto Club: «Confindustria ci dice che il decreto è in linea con quanto deciso negli altri principali Paesi europei ma non è così, basta guardare alla Germania (non è da bambini, come detto da qualcuno, guardare ai migliori!). In Germania sì che c’è una chiara e precisa strategia al 2020 e una già ben definita visione futura al 2050, avallata dal Governo, con le rinnovabili che forniranno almeno l’80% dell’energia elettrica necessaria al Paese! Vedremo cosa succederà al 30 aprile, probabilmente altri cambi di scenario nel quale noi imprenditori dovremmo muoverci.»

Gianluigi Angelatoni conclude con un auspicio: «Mi auguro che Confindustria prenda finalmente a cuore, con decisione, la Green Economy, unico vero e certo motore di sviluppo e occupazione degli ultimi 3 anni, e non concorra invece a decretarne la morte. Ricordiamoci che la sfida energetica è una sfida industriale e la possiamo ancora vincere se daremo modo alle nostre imprese di crescere e di consolidarsi in quelle filiere indispensabili per poter poi competere all’estero. Il decreto Romani è andato purtroppo nella direzione opposta.»


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