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La Classificazione ACE deve distinguere i nuovi immobili da quelli esistenti

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A Genoa si è concluso il Festival della Scienza: il verdetto emerso è che l'attuale certificazione non incentiva le ristrutturazioni per migliorare l'efficienza energetica


Milano 6 novembre 2012 – Si è concluso il Festival della Scienza di Genova dove Baec – consulenza globale per le costruzioni - ha organizzato la conferenza "Il futuro Eco-nomico delle costruzioni". Elemento centrale della conferenza è stato come favorire le ristrutturazioni per migliorare l'efficienza energetica degli immobili esistenti dove è praticamente impossibile ottenere miglioramenti certificabili da attestati ACE.

Oggi sempre più committenti, interessati a risparmiare sulle proprie bollette, chiedono di trasformare i propri edifici con azioni di risanamento energetico. A fronte di un ingente sforzo economico, per gli utenti si ottengono risultati comunque non soddisfacenti, perché le prestazioni conseguite sono standardizzate al nuovo. Il risparmio raggiunto diventa un simbolo su di un certificato che non identifica e non premia la qualità ottenuta nell'efficientamento. Così il costo dell'investimento non giustifica i benefici.

L'attuazione di misure cumulative specifiche può avvenire solo se l'approccio alle ristrutturazioni è efficace in termini di costi e se è pertinente al tipo di edificio, distinguendo il nuovo dall'esistente. È necessario promuovere in sede comunitaria una distinzione delle attuali classi energetiche, al riesame entro il 2013, tra tipologia di edifici nuovi ed esistenti. Il nostro patrimonio immobiliare non è sicuramente quello nordeuropeo. È un impianto edilizio storico, apprezzato e invidiato in tutto il mondo, composto principalmente da edifici che incidono sul consumo di energia primaria costruiti prima degli anni '70.

Le statistiche riportano infatti che quasi il 60% del patrimonio residenziale italiano è stato costruito tra il 1946 ed il 1981. La coerenza della politica energetica deve tenere conto che bisogna contenere e minimizzare le incombenze a carico dei cittadini italiani, già chiamati a far fronte a una forte pressione fiscale, e, alle luce delle nuove misure politiche di tassazione sull'energia o sulla CO2, introdotte allo scopo di ridurre il consumo finale di energia, il calcolo non potrà più basarsi sul regime di catalogazione di un classamento omogeneo.

Mentre la propensione al risparmio degli Italiani continua la sua inesorabile discesa verso percentuali sempre più contenute, erosa dal sempre più ingente peso della spesa per consumi, gli immobili, secondo Nomisma, ritornano ad essere "non liquidi". La trasferibilità della casa, il bene rifugio per antonomasia dell'economia nazionale, é congelata, pertanto il suo valore reale risulta deprezzato. Solo gli investimenti in efficienza energetica, soprattutto se rivolti agli edifici esistenti, invece garantiscono oggi la commerciabilità degli immobili e la conservazione nel tempo del loro valore di mercato anche perché tendenzialmente l'indicatore di prestazione energetica diventerà sempre più rilevante. Investimenti in efficienza energetica che non solo si ripagano coi risparmi in consumi, ma producono flussi di cassa positivi che assorbono parte dei costi futuri certi e ineludibili tipici della proprietà immobiliare.
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