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La Legge di Bilancio secondo l’Osservatorio della Green Economy

Ecologia e tutela ambientale di
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A fronte di misure positive, si avverte la mancanza di una strategia organica capace di accelerare la transizione verso un modello economico e sociale sostenibile

Guardata dall’Osservatorio della green economy, la legge di bilancio per il 2017 presenta luci e ombre. Contiene diverse misure che sicuramente vanno nella direzione giusta, a cominciare dalla estensione degli incentivi fiscali per la riqualificazione energetica e antisismica del patrimonio edilizio. Al tempo stesso, però, si avverte la mancanza di una strategia organica, di un adeguato quadro di insieme di politiche pubbliche capaci di accelerare la transizione verso un modello economico e sociale sostenibile. Vediamo più nel dettaglio.

Detrazioni fiscali per la riqualificazione energetica e antisismica. Con le misure previste all’art. 2 l’esperienza degli ecobonus per le ristrutturazioni edilizie e la riqualificazione energetica - che già ha prodotto negli ultimi dieci anni risultati significativi in termini di investimenti, occupazione, contrasto al lavoro nero e all’evasione - potrebbe ora compiere un importante salto di qualità orientando ancora più nettamente l’edilizia verso la qualità ambientale e la sicurezza degli immobili.
Per quanto riguarda la riqualificazione energetica, in particolare, le misure previste dovrebbero consentire di passare da una fase in cui le tipologie di intervento più diffuse, fino ad oggi, sono state la sostituzione di infissi e caldaie nei singoli appartamenti, ad una fase più avanzata (dal punto di vista dei risultati in termini ambientali ed energetici) nella quale si realizzano soprattutto interventi di riqualificazione su interi edifici condominiali e sui loro involucri esterni. Sono previste in tal senso detrazioni fiscali, fino al 2021, che dal 65% possono salire fino al 75% se si raggiungono determinati standard di efficienza energetica, e con la possibilità di cessione del credito a terzi.
Detrazioni che possono essere utilizzate anche per la riqualificazione dell’edilizia residenziale pubblica (IACP).
Altrettanto importanti sono le detrazioni previste per la sicurezza antisismica fino al 2021: si allargano gli ambiti territoriali di applicazione anche alle aree classificate come indice di rischio “zona 3” e si prevedono detrazioni che, a seconda del grado di miglioramento della sicurezza dell’edificio, vanno da un minimo del 50% fino ad un massimo dell’85%.

Difesa del suolo e dissesto idrogeologico. Nasce (art.21) il “Fondo per il finanziamento degli investimenti e lo sviluppo infrastrutturale del paese” con la previsione di oltre 8 miliardi di euro nel prossimo triennio e poi, dal 2020 al 2032, di 3 miliardi ogni anno. Tra gli interventi da finanziare sono previsti anche quelli per la difesa del suolo e per la prevenzione del rischio sismico (Casa Italia). Sempre in materia di difesa del suolo si indicano come priorità ai fini della assegnazione di spazi finanziari agli Enti locali e alle Regioni (art. 65) gli investimenti per la prevenzione del rischio idrogeologico, fino a 700 milioni per gli enti locali e 500 milioni per le Regioni. Sono scelte che vanno nella direzione giusta, anche se resta da capire la reale entità delle risorse che nell’ambito del Fondo verranno effettivamente destinate alla difesa del suolo ed alla prevenzione del rischio sismico.  

Mobilità sostenibile. Viene prevista (art. 77) l'istituzione del Piano strategico nazionale per la mobilità sostenibile, finalizzato in particolare al rinnovo del parco autobus ed al miglioramento della qualità dell’aria con tecnologie innovative.

Industria 4.0. È sicuramente uno dei punti più rilevanti dell’intera legge di bilancio. Con le misure sulla maggiorazione della deduzione di ammortamenti (art. 3) e sul credito di imposta per ricerca e sviluppo (art. 4), il Governo cerca di mettere le gambe all’ambizioso piano Industria 4.0, con l’obiettivo di promuovere alta tecnologia, innovazione, produttività e competitività. Un obiettivo sicuramente giusto e decisivo per il futuro dell’economia italiana (che, ricordiamolo, rappresenta in Europa il secondo sistema manifatturiero dopo la Germania), ma che, per come - almeno ad oggi - viene declinato, rischia di essere insufficiente.
È vero che tra gli indirizzi strategici indicati nel Piano ve ne sono anche alcuni connessi alla green economy (efficienza energetica, riduzione degli scarti di produzione, bio based economy, controllo sui cicli di vita e sugli impatti ambientali), ma sembra ancora mancare una sufficiente consapevolezza che la rivoluzione industriale oggi necessaria si gioca in larga parte proprio sul terreno della transizione verso una green economy. In altre parole, il successo di questa sfida dipende non semplicemente dalla capacità di aumentare la produttività del sistema economico esistente attraverso innovazioni tecnologiche e informatiche, ma anche di orientare la produzione di beni e servizi verso un nuovo scenario caratterizzato dall’efficienza nell’uso dell’energia e della materia, dalla qualità delle produzioni, da uno sviluppo sostenibile.
Il Piano Industria 4.0 deve assumere pienamente, come indirizzo strategico, il tema dell’economia circolare: come si fa a parlare di nuova rivoluzione industriale senza questa consapevolezza? “La necessità di un graduale, ma inevitabile, passaggio da un’economia lineare alla circular economy - si poteva leggere nel documento conclusivo su ’Industria 4.0’, approvato nel giugno scorso dalla Commissione attività produttive della Camera - comporta un cambio di paradigma nelle produzioni e nei processi manifatturieri. Un’economia circolare in cui i materiali e l’energia utilizzati mantengono il loro valore il più a lungo possibile, i rifiuti sono ridotti al minimo e si utilizza il minimo possibile di risorse risponde alla duplice esigenza di ridurre l’impatto ambientale e, sul piano economico, di conseguire risparmi evitando sprechi e riducendo i costi di approvvigionamento delle materie prime.
Questa transizione riguarda la generalità delle imprese, in quanto comporta radicali cambiamenti nell’assetto economico, nell’organizzazione sociale, nei modelli imprenditoriali e nei comportamenti dei consumatori. Tutto ciò presuppone, soprattutto in una prima fase, un consistente impegno finanziario per la conversione dei processi produttivi. Punto di riferimento in questo senso è il pacchetto sull’economia circolare elaborato dalla Commissione Europea”. Parole pienamente condivisibili. C’è da augurarsi che vengano tradotte in efficaci misure per le filiere industriali italiane.

L’assenza di una strategia complessiva. Ciò che sembra ancora mancare, al di là di singole misure pur positive e importanti, è una strategia complessiva per la transizione verso uno sviluppo sostenibile, per la crescita della green economy, per il raggiungimento degli obiettivi fissati nella Agenda 2030 dell’ONU.  È vero che le politiche di governo non possono tradursi né esaurirsi tutte e solo nella legge di bilancio, ma sarebbe bene che nella legge di bilancio - come proiezione normativa e finanziaria di una strategia per il futuro del paese - fossero contenute anche altre misure, a cominciare da quelle proposte dal Consiglio nazionale della green economy, ad esempio per quanto riguarda la necessità di nuova strategia energetica nazionale funzionale all’attuazione degli accordi sul clima, così come la necessità di una riforma della fiscalità e delle politiche di incentivazione in chiave ecologica.
Molto resta ancora da fare, se si vuole aiutare l’Italia a camminare più speditamente sulla strada della green economy. C’è da augurarsi, intanto, che la legge di bilancio possa essere migliorata e arricchita nel corso del suo iter parlamentare. E che subito dopo, magari, sia varato il più volte annunciato “Green act”.