Le aziende del Nord Est vanno a caccia di nuove possibilità di espansione all’estero

Lavori pubblici di Marco Zibetti
A Udine la due giorni sull’internazionalizzazione: la promozione degli investimenti all’estero al centro degli interventi


Il Nordest produce il 31% dell'export nazionale, ma l'Italia è comunque indietro negli investimenti all'estero (27,9% del PIL contro una media europea del 57,9%). 120 aziende al forum di Finest sull'internazionalizzazione per capire come trovare nuovi mercati per combattere la crisi.

Inaugurato questa mattina a Villa Manin di Passariano di Codoipo (Udine) il primo di due giorni di Forum sul “Futuro dell’Internazionalizzazione”, promosso da Finest in collaborazione con Sace, per approfondire le opportunità per le aziende italiane nell’apertura a nuovi mercati.

Un incontro che ha evidenziato la vocazione all'export del territorio, uno degli unici dati in crescita nonostante il periodo di crisi. Secondo Pietro Celi, Direttore Generale per le Politiche di Internazionalizzazione e la promozione degli scambi del Ministero per lo Sviluppo Economico, nel 2011 l'export del Nordest ha rappresentato il 31% dell'export italiano (117 miliardi di euro su un totale di 375), così suddiviso: Veneto 43%, Emilia Romagna 41%, Friuli Venezia Giulia 10%, e Trentino Alto Adige 6%. La destinazione delle esportazioni è per il 72% è in Europa (11% Germania il paese in assoluto miglior mercato per l'Italia, seguito da Francia, Stati Uniti, Inghilterra), 7% nel Far East. I dati del primo trimestre 2012 confermano la tendenza del 2011 grazie ai 29 miliardi di euro esportati.

Il dottor Celi ha evidenziato la rinnovata attenzione con cui il Ministero guarda ai territori e alle regioni che, in special modo sotto il profilo dell'internazionalizzazione, presentano margini di crescita significativi.
Questi numeri sono confermati dall'interesse del tessuto imprenditoriale del NE che ha visto 120 imprese e numerosi operatori del settore rispondere all'invito di Finest, per avere un quadro più chiaro e concreto di questa realtà.

“Volevamo trovare il modo di far capire alle aziende le opportunità che hanno a disposizione per aprirsi nuovi mercati. - dichiara il Presidente Finest Renato Pujatti - Non limitarci a dare invocazioni di principio sul “fare sistema”, ma mostrare che questo sistema esiste già, bisogna saperlo sfruttare. Per questo abbiamo messo insieme gli enti che si occupano insieme a noi di accompagnare le aziende nell'internalizzazione. Non solo: sapendo quando sia difficile ed economicamente impegnativo per un singolo imprenditore capire come muovere i primi passi all'estero, abbiamo sviluppato una formula di Internazionalizzazione a km 0, portando qui i rappresentanti diplomatici commerciali e i consiglieri economici di 20 paesi esteri per una serie di confronti B2T, Business to Territory”.

L'incontro ha offerto una prima analisi sullo scenario del mercato internazionale, in cui l'Italia sconta una storica “arretratezza”. Secondo i dati presentati da Luigi Dante, rappresentante Esecutivo Sviluppo Affari per l'Italia della ERBD (Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo), infatti il flusso di investimenti italiani all'estero pur essendo cresciuto significativamente nell'ultima decade (passando nel periodo 2000-2009 da 180 a 578 miliardi di dollari) è inferiore a quello dei suoi principali partner europei. Gli investimenti in uscita rappresentavano il 27,4 % del PIL nel 2009, contro il 57,8% della media europea. I settori di interventi riguardano soprattutto i servizi (44% nel 2009, contro il 59,5% nel 2000) seguito dai prodotti industriali (29,5% contro i 32,3%) e prodotti energetici (in gran crescita al 26,1% contro l'8% del 2000).

La congiuntura economica chiede alle aziende di guardare all'estero per cercare nuovi mercati e nuove forme di partnership: crescere all'estero per crescere in Italia è l'obiettivo di sempre più imprenditori. Il dibattito sì è concentrato sull'apertura di nuovi mercati ma anche sul recupero dell'export, sulle forme di acquisizioni di fondi regionali, nazionali e comunitari, fino a soluzioni molto tecniche, come i programmi informatici per digitalizzare e automatizzare gli iter burocratici nei paesi stranieri. Agevolazioni economiche, forme di assicurazione ma soprattutto assistenza nelle strada per l'internazionalizzazione: l'incertezza e la difficoltà nel capire le regole per investire all'estero, la mancanza di conoscenze e competenze interne, soprattutto per le PMI, sono gli elementi critici emersi dalle domande degli imprenditori.

Piero Petrucci, Senior account di Sace spa Verona, ha ribadito quanto sottolineato in videoconferenza dal Presidente Sace Giovanni Castellaneta, la capacità di Sace di rispondere ai rischi che emergono nell'investire in nuovi mercati: "gli strumenti assicurativo-finanziari sono indispensabili per le imprese per muoversi in sicurezza in mercati nuovi e complessi, che spesso si segnalano per elevata volatilità e rischi sempre più frammentati. Per questo noi aiutiamo le aziende con tutta una serie di servizi coordinati, per identificare più facilmente le soluzioni più adatte alle loro esigenze, con una particolare attenzione ai mercati d’importanza fondamentale per il Triveneto, quali i Paesi dell’Est e dell’area CSI”.

"La sfida che ci attende oggi - ha dichiarato Gianmarco Zanchetta, direttore generale di Friulia, la finanziaria regionale del Friuli Venezia Giulia socio di maggioranza di Finest - è quella di aiutare le imprese a creare nuovo valore. In questo contesto economico, una simile sfida è percorribile solo uscendo dal localismo e costruendo strategiche alleanze. Gli imprenditori potranno uscire dalla crisi se li metteremo in condizione di aprire il capitale sociale a nuovi soci, e attrarre così il sostegno di talenti, se il nostro mercato diventerà, concretamente, il mondo. E' questa la sfida di Friulia e Finest stanno affrontando assieme".

Infine il neopresidente Agenzia per Internazionalizzazione (ex ICE) Riccardo Monti ha raccontato le linee guida della “nuova ICE”, che sta lavorando a un nuovo modello di supporto all'internazionalizzazione.

“Abbiamo creato una cabina di regia unica composta da Ministero dell'Industria, Esteri, Turismo, Agricoltura, Confindustria, Unioncamere e tutti i soggetti con una proiezione internazionale, il primo incontro sarà intorno al 18 luglio per mettere in atto le prime modifiche. Cinque i punti su cui dobbiamo lavorare: in primo luogo la rete internazionale deve essere il più possibile unica, e vedere l'ambasciatore come capo delegazione, un ufficio Ice che ha il ruolo di promozione dell'Italia e dei suoi prodotti e del suo territorio insieme con l'Enit. Dobbiamo avere un unico punto di accesso compatto per tutte le iniziative, con regole di ingaggio molto chiare ma definite a livello locale, capaci di adeguarsi alle diverse situazioni. Frammentare questa promozione del territorio, (turismo, industria, enogastronomia) non funziona.

Una vera azione di promozione dell'internazionalizzazione deve declinare tutti gli aspetti. In alcuni grandi mercati è quasi impossibile penetrare senza investire, sono due leve unite e come tali vanno considerate. In secondo luogo dobbiamo canalizzare gli investimenti all'estero delle aziende italiane con gli organismi competenti che hanno il know how e conoscono il territorio.

L'investimento all'estero è complesso, la capacità di fare un lavoro focalizzato da parte degli enti territoriale è fondamentale, come fa Finest per affiancare le imprese in un territorio molto vocato all'export. Importante anche la capacità di attrarre investimenti dall'estero in modo ordinato attivando la rete estera per promuovere le diverse tipologia di investimento. Ogni euro dei contribuenti deve essere investito bene: per questo stiamo intraprendendo vari accordi ad esempio tutta la filiera agroindustriale (27 miliardi l'export dell'agricoltura, che vogliamo raddoppiare nei prossimi 3-4 anni) che farà capo comunque a questo sistema per essere più efficace. Le regioni hanno deleghe importanti in quest'ambito: riteniamo che abbiano il diritto e decidere cosa promuovere e come, ma anche il diritto-dovere di affidarsi alle professionalità adatte per promuoverlo senza sprechi.

Infine, dobbiamo avere un po' di ordine nella rete italiana, caratterizzata da una forte proliferazione di istituzioni. Almeno a livello informativo per esempio cerchiamo un percorso chiaro e stiamo lavorando con Unioncamere per avere un sistema informativo unico per l'export. Le informazioni ci sono, dobbiamo renderle disponibili facilmente”.

L'incontro proseguirà domani negli spazi della Fiera di Pordenone, si entrerà nei dettagli dei singoli Paesi attraverso una serie di incontri bilaterali tra le aziende, gli operatori Finest e i rappresentanti diplomatici commerciali e i consiglieri economici di 20 paesi: Albania, Brasile, Bulgaria, Canada, Cile, Cina, Croazia, Egitto, Federazione Russa, Kazakhstan, Moldova, Polonia, Repubblica Ceca, Germania, Giordania, Romania, Serbia, Slovenia, Ungheria, Vietnam.


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