Le costruzioni italiane piacciono all’estero

Edilizia di Marco Zibetti
Il Rapporto Ance 2018 sulla presenza delle imprese di costruzione italiane nel Mondo mette in evidenza ancora una volta la vitalità delle imprese di costruzioni italiane sui mercati esteri

Il Rapporto Ance 2018sulla presenza delle imprese di costruzione italiane nel Mondo è stato presentato alla Farnesina dal Presidente Buia e dal Vice Presidente Ghella, alla presenza del Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Enzo Moavero Milanesi e del Sottosegretario di Stato agli Affari Esteri e la Cooperazione Internazionale, Manlio Di Stefano
 
Il Rapporto mette in evidenza ancora una volta la vitalità delle imprese di costruzioni italiane sui mercati esteri. L’industria italiana delle costruzioni cresce, infatti, a ritmi sostenuti e costanti ormai da 12 anni: tra il 2004 ed il 2017 il fatturato consolidato delle imprese italiane di costruzione attive all’estero è passato da 3 miliardi a quasi 15 miliardi di euro, con una crescita media annua del 9,3%, a differenza di un mercato domestico, dove le imprese hanno visto ridurre il proprio giro di affari del 3,3% ogni anno.
 
Nel 2017, il fatturato realizzato oltre confine è salito del 2% rispetto al 2016, raggiungendo il nuovo record del 74% del fatturato totale.
Il 2017 ha visto anche un forte aumento nelle acquisizioni di nuove commesse: i nuovi lavori sono stati 298 per un controvalore complessivo di 17,4 miliardi, 3,5 miliardi sopra la media 2007-2017.
 
Le imprese italiane di costruzione, operano con successo in 92 Paesi nei 5 continenti, in tutti i settori, con commesse il cui valore complessivo supera gli 82 miliardi di Euro, ai quali si aggiungono i contratti di concessioni per oltre 25 miliardi di euro, acquisite anche in partnership con le imprese straniere.
 
Le imprese italiane diventano sempre più forti nei mercati maggiormente competitivi. Nel 2017, più della metà delle nuove commesse sono state vinte nei Paesi OCSE (altro record assoluto).
 
Nell’intervento di apertura dell’evento di presentazione del Rapporto, il Ministro Moavero Milanesi ha sottolineato quanto “i dati sulla presenza italiana all’estero siano lusinghieri e positivi, ma non dobbiamo cullarci e dobbiamo migliorarli”, riconoscendo alle imprese di costruzione italiane un importante ruolo di responsabilità nel contribuire alla crescita economica italiana e sottolineando il supporto fornito dalla rete diplomatica e consolare.
 
"Dobbiamo essere orgogliosi delle straordinarie capacità dimostrate dalle nostre imprese, che rimangono tra le più competitive al Mondo”, ha dichiarato il presidente Ance, Gabriele Buia, sottolineando l’indispensabile sinergia con il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dello Sviluppo Economico, ICE e SACE. Una collaborazione sempre più strategica che garantisce un supporto costante anche alle imprese, grandi, medie e piccole, con risultati visibili e concreti.
 
Il Presidente ha inoltre ricordato che la Commissione europea ha citato l’Ance ed il sistema istituzionale che la supporta, come “best practice” in Europa in materia di internazionalizzazione delle PMI del settore delle costruzioni.
 
Il Vice Presidente Ance e Presidente del Comitato Lavori all’estero, Giandomenico Ghella, illustrando i dati del Rapporto, ha sottolineato che le imprese di costruzione italiane hanno dimostrato nuovamente nel 2017 di avere le qualità e le competenze per potersi affermare anche in mercati fortemente complessi e competitivi. Lo dimostra il trend sempre in aumento della presenza delle nostre imprese nei paesi del 20 e in quelli Ocse ha evidenziato Ghella.
 
Il Vice Presidente ha inoltre sollecitato con forza un’efficace e decisa politica di semplificazione delle regole nazionali, finalizzate a ridurre i tempi amministrativi, velocizzare le procedure e accelerare la spesa, attraverso l’eliminazione di tutte le norme nazionali superflue che non hanno equivalenti a livello europeo e internazionale.
 
Il sottosegretario ManlioDi Stefano, nel concludere i lavori, ha confermato la volontà del Governo di voler destinare tutte le risorse necessarie a far ripartire il mercato interno degli investimenti ed al contempo snellire le procedure, per valorizzare al meglio le capacità delle aziende italiane.


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