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Le piccole imprese creano lavoro. Ecco quanto

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L’analisi per classe dimensionale evidenzia che le piccole imprese trainano la crescita dell’occupazione con un saldo occupazionale superiore alla media

Confartigianato presenta i risultati di un’indagine sul mercato del lavoro nelle piccole imprese. I dati sono interessanti e meritano di essere approfonditi.

Negli ultimi dodici mesi 196 mila posti di lavoro creati dalle piccole imprese, pari al +4,6%, tasso superiore di 1,3 punti alla media. Maggiore dinamismo per Trentino Alto Adige (+7,1%), Sardegna (+6,9%) e Marche (+6,6%)

L’ultima rilevazione mensile sul mercato del lavoro registra a settembre 2018 una condizione di stazionarietà (-0,1%) dell’occupazione; nel complesso del terzo trimestre 2018 l’occupazione rimane stabile, con gli indicatori del mercato del lavoro che mantengono un orientamento lievemente positivo con un aumento del tasso di occupazione (+0,1 punti percentuali rispetto al trimestre precedente) e una diminuzione del tasso di disoccupazione (-0,6 punti percentuali) che scende al 10%. In prospettiva di lungo periodo va osservato che il tasso di occupazione del 58,8% si colloca sui livelli pre-crisi (58,9% di aprile 2008); in parallelo l’analisi dei conti nazionali evidenzia un ritardo nel recupero del monte ore lavorate per occupato che, al secondo trimestre 2018, rimane inferiore del 4,2% rispetto a dieci anni prima.

La stabilità dell’occupazione nel terzo trimestre è la sintesi di un aumento tra gli uomini e un calo tra le donne; si registra una diminuzione degli occupati tra i 15 e i 49 anni a cui si contrappone l’aumento per gli over 50. Nel trimestre crescono in misura più intensa i lavoratori a termine (+3,2%, +98 mila), mentre calano sia i dipendenti permanenti (-85 mila) sia gli indipendenti (-23 mila). Il maggiore utilizzo del lavoro a termine si registra in un contesto caratterizzato da incertezza, con segnali di rallentamento degli ultimi dati congiunturali disponibili: la crescita del PIL si è fermata, cala la fiducia delle imprese, registrano una frenata le esportazioni extra UE e la produzione manifatturiera e segnano un ampio calo congiunturale le vendite al dettaglio.

Su base annua, a settembre 2018 l’occupazione cresce dello 0,9%, pari a +207 mila unità, e si rileva un forte calo dei disoccupati (-9,9%, pari a -288 mila), a fronte di una stazionarietà degli inattivi tra i 15 e i 64 anni (-0,1%, -19 mila).

L’apporto della piccola impresa alla crescita dell’occupazione - L’analisi delle comunicazioni obbligatorie a giugno 2018 evidenzia che complessivamente le assunzioni, riferite ai datori di lavoro privati, negli ultimi dodici mesi (luglio 2017-giugno 2018) sono state 7.305.689 a fronte di 6.913.756 cessazioni, con un saldo di 391.933, tale valore misura la variazione tendenziale delle posizioni di lavoro che, in rapporto ai dipendenti in forza, determina un tasso di crescita del 3,3%. L’analisi per classe dimensionale evidenzia che le piccole imprese trainano la crescita dell’occupazione con un saldo occupazionale delle imprese fino a 15 dipendenti pari a 196 mila unità, equivalente ad una crescita del 4,6% superiore di 1,3 punti alla media, mentre nelle imprese con 15 dipendenti ed oltre si registra un tasso di crescita inferiore di due punti (+2,6%).

Il maggiore dinamismo dell’occupazione nelle piccole imprese è sostenuto dal buon andamento dell’apprendistato, indicato da Confartigianato come canale privilegiato per l’accesso dei giovani ad un “lavoro di cittadinanza”.  Il trend dell’ultimo anno, inoltre, conferma una tendenza di più lungo periodo: nostre precedenti analisi hanno evidenziato, nella fase di ripresa, una performance delle micro e piccole imprese doppia rispetto alle medio grandi.

Le tendenze nelle Regioni - In diciotto regioni su venti, il rapporto tra il saldo occupazionale ed i dipendenti le imprese fino a 15 dipendenti è superiore a quello delle restanti imprese. Tra le principali regioni (ognuna con oltre 50 mila assunzioni in imprese di minor dimensione) le imprese fino a 15 dipendenti registrano un'incidenza del saldo sullo stock di dipendente del 7,1% del Trentino-Alto Adige (4,0 punti percentuali superiore rispetto al 3,1% delle altre imprese), seguito dalla Sardegna con il 6,9% (7,6 punti percentuali superiore rispetto al -0,7% delle altre imprese), dalle Marche con il 6,6% (4,0 punti percentuali superiore rispetto al 2,6% delle altre imprese), dall’Emilia Romagna con il 6,2% (3,3 punti percentuali superiore rispetto al 2,9% delle altre imprese), dal Friuli Venezia Giulia con il 6,1% (3,7 punti percentuali superiore rispetto al 2,4% delle altre imprese) e dal Veneto con il +6,0% (3 punti percentuali superiore rispetto al 3,0% delle altre imprese).