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Le proposte FIPER sull’indagine conoscitiva

Energie rinnovabili di
I risultati dell'indagine sulla Strategia Energetica Nazionale e sulle principali problematiche in materia di energia


Si è svolta il 22 ottobre scorso, davanti alla X^ CommissioneAttività Produttive, Commercio e Turismo” della Camera dei Deputati, l’audizione della FIPER in relazione all’indagine conoscitiva, voluta dalla Commissione stessa, sulla Strategia Energetica Nazionale e sulle sue problematiche attuali in materia di energia. La Federazione ha evidenziato nella sua relazione 4 punti fondamentali.

1.Promuovere l’energia termica da fonti rinnovabili
Per puntare “davvero” sulla promozione dell’energia termica si propone al Governo di incrementare dal 19% al 22% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili termiche con particolare riferimento al teleriscaldamento, riducendo conseguentemente dal 37% al 31% l’obiettivo 2020 per le rinnovabili elettriche nella rivisitazione degli obiettivi della Strategia Energetica Nazionale – SEN.
L’allocazione delle risorse attribuite attualmente alle FER termiche è insufficiente, se comparate con le medesime destinate al settore elettrico (900 milioni/annui per conto termico a fronte 12,5 miliardi Euro/annui per Fer elettriche). Per ridurre la bolletta elettrica degli italiani occorre riorientare e rimodulare le misure di incentivazione verso interventi di efficienza energetica e le rinnovabili termiche, interventi che, a parità di kWh prodotto e/o risparmiato, costano molto meno per il sistema Paese.

2.Sviluppo del teleriscaldamento quale strumento di efficienza e produzione da FER

L’entrata in vigore della Direttiva 2012/27/EU sull’Efficienza Energetica fornisce agli Stati Membri un segnale chiaro sulla volontà EU di puntare al risparmio energetico che invita gli Stati Membri ad “adottare misure adeguate affinché infrastrutture efficienti di teleriscaldamento e raffreddamento siano sviluppate e/o adattate allo sviluppo della co-generazione ad alto rendimento, al recupero del calore di scarto e da fonti di energia rinnovabili (art.14)".
Attualmente il teleriscaldamento in Italia copre il 4% del mercato del calore civile, a differenza di Francia (8%), Germania (14%) e Danimarca (61%). Secondo Fiper, il teleriscaldamento potrebbe coprire il 20% del mercato del calore civile italiano, puntando sulla co-generazione e sull’impiego di fonti di energia rinnovabili. In particolare, dai risultati dello studio FIPER “Potenziale di penetrazione del teleriscaldamento a biomassa legnosa in comuni non metanizzati” si evince che l’introduzione ex novo del teleriscaldamento a biomassa legnosa potrebbe riguardare 801 comuni (circa il 10% dei Comuni Italiani) di cui 314 nella zona E (51,23%) e 487 nella zona F (47,429%) distribuiti lungo la fascia alpina e appenninica del Centro Sud della penisola e alcuni nelle isole.
Se si avviassero anche solo la metà degli impianti di teleriscaldamento a biomassa co-generativi dei potenziali 801, si potrebbe produrre calore per una potenza termica compresa tra 1.000-1500 MW termici, ed una potenza elettrica di 200-400 MW prodotti in co-generazione. Il valore dell’investimento si aggirerebbe tra i 2,5-4 miliardi di Euro in cinque anni, ma soprattutto questi impianti necessiterebbero dai 3 ai 6 milioni di tonnellate di biomassa legnosa annua, stimando un giro di affari compreso tra i 180 - 360 milioni di Euro/annuo, garantendo per i prossimi 20-30 anni, un importo complessivo di circa 5-10 Miliardi di € e assicurando i posti di lavoro collegati alla filiera per lo stesso periodo. Inoltre, si chiede al Governo che “premi” i gestori di impianti che decidono di aumentare l’efficienza delle centrali di teleriscaldamento, attraverso il recupero e trattamento dei fumi per la produzione di energia elettrica, utilizzando al massimo l’energia producibile dalla biomassa legnosa.

3.Fermare incentivi per la sola produzione di energia elettrica da biomasse legnose
Si chiede al Governo di “eliminare” e/o rimodulare forme di incentivazione che hanno prodotto rendite di posizione e distorto il corretto funzionamento del mercato di approvvigionamento delle biomasse legnose, come già evidenziato dall’Autorità dell’Antitrust nella segnalazione (S1820) del 16 giugno 2013 a cui il Governo non ha ancora dato risposta. In particolare si chiede l’eliminazione del coefficiente k=1,8 riconosciuto agli impianti che producono energia elettrica dall’impiego delle biomasse legnose, dissipando “completamente” il calore comunque prodotto o in alternativa il riconoscimento del medesimo a tutti gli impianti a biomassa in esercizio che attualmente non beneficiano dell’incentivo che ha avuto come effetto ulteriore l’aumento del prezzo della biomassa nell’ordine del 15-20%.
Fiper poi propone che il Governo e in particolare i Ministeri dello Sviluppo Economico, Agricoltura e Ambiente di favorire il ritorno alla “coltivazione del bosco italiano”. Oggi l’utilizzo della risorsa forestale si assesta intorno ad una media del 20% dell’incremento annuo, 65% la media europea, a fronte di un’industria italiana dei prodotti legnosi che importa oltre 80% delle materie prime dall’estero.

4.Gestione del territorio attivando filiere energetiche e l’impiego dei sottoprodotti
Altro tema di rilevanza strategica per il Paese è il recupero delle biomasse residuali e la possibilità di impiego a fini energetici. Poter contare su “nuove” biomasse residuali rappresenterebbe una boccata di ossigeno, un’entrata per i Comuni, una risorsa e non un rifiuto per il Sistema Paese.
E dire che l’emanazione del DM 6 luglio 2012 avrebbe dovuto rappresentare la svolta nel mercato di approvvigionamento perché introduceva l’utilizzo a fini energetici di alcuni sottoprodotti (Tabella 1A) attualmente considerati rifiuti non pericolosi, quali ad esempio, le potature del verde pubblico e privato o la biomassa proveniente dalla pulizia degli alvei fluviali, ossia le biomasse residuali attualmente destinate alle discariche. Ciononostante, per poter impiegare i sottoprodotti riconosciuti dal Ministero dello Sviluppo Economico, gli operatori sono in attesa, ormai da più anni, del decreto attuativo del Ministero dell’Ambiente in modo tale che questi prodotti possano essere impiegati nel rispetto delle condizioni definite nel Testo Unico Ambientale (art. 184 bis). Viene da pensare, visto il ritardo cronico, che ci siano interessi non trasparenti affinché certi materiali rimangano annoverati tra i rifiuti e quindi rientrino nel mercato dello smaltimento, quando invece promuovere l’impiego dei sottoprodotti derivanti dai servizi ambientali (potature verde urbano, gestione alvei e argini fluviali, canali irrigui, etc.) garantirebbe un beneficio doppio per il sistema Paese: la messa in sicurezza del territorio e una maggiore disponibilità di biomassa a costi minori.

Sottolinea Walter Righini, Presidente della FIPER: “L’Italia ha un grande potenziale nella produzione di energia termica ed elettrica in co-generazione derivante dall’impiego delle biomasse presenti sul territorio nazionale, da una filiera tecnologica e manifatturiera d’avanguardia e da imprenditori che sono disposti ad investire in progetti di sviluppo locale con ritorni economici positivi. Ora spetta al Governo la responsabilità di definire norme certe, stabili ed eque che premino la concorrenza e l’uso efficiente delle risorse, che sono sì rinnovabili, ma non infinite”.


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