Complice la crisi, nel 2012 sono continuati a scendere in Italia i consumi energetici a valori inferiori a quelli del 2000, anche se l'Italia rimane il quarto paese europeo per emissioni dopo Germania, Regno Unito e Francia.
Lo attesta il rapporto 'Ambiente Italia 2013' presentato a Roma - come informa una nota dal presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, e dal vicepresidente, Edoardo Zanchini.
La crisi economica e le condizioni meteorologiche sono importanti fattori della riduzione dei consumi energetici, ma la riduzione e' anche il segno dell'introduzione di misure di efficienza energetica, nonostante il petrolio resti ancora la principale fonte (37,5%), essenzialmente per gli usi come carburante.
Il 35% dei consumi derivano dall'impiego di gas naturale mentre il 13,3% e' dato dalle rinnovabili e il 9% dall'uso di carbone. Nel bilancio energetico nazionale cresce la produzione da fonti rinnovabili, quasi raddoppiata rispetto a 10 anni fa.
Nella produzione elettrica nazionale, al 2012 le fonti rinnovabili valgono per il 28% della produzione e sono ancora in rapidissima crescita la produzione eolica (+34%) e quella fotovoltaica (+72%).
Nel 2011 le emissioni di CO2eq sono stimate a 490 milioni di tonnellate, circa il 5% in meno del livello 1990.
Le riduzioni piu' consistenti si registrano per quei composti di cui e' stato eliminato o fortemente ridotto l'utilizzo (come il piombo o l'anidride solforosa) o per cui sono state imposte specifiche misure di controllo e depurazione.
Di gran lunga meno efficaci i risultati sulle emissioni polveri sottili - particolarmente rilevanti sotto il profilo sanitario - che si sono ridotte su scala europea del 26% (del 17% in Italia) sul periodo 1990-2010, ma sono cresciute nel 2010 rispetto al 2009 (sia nella Ue sia in Italia).
La riduzione delle emissioni di metalli pesanti, in alcuni casi altamente tossici e cancerogeni, e' stata rilevante su scala europea, ma molto piu' bassa in Italia. Anche per gli inquinanti organici persistenti, come i Pcb o le diossine, le riduzioni conseguite in Italia sono state meno ampie rispetto a quelle medie europee.