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Legge di Bilancio 2026: cosa cambierebbero i professionisti?

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Legge di Bilancio 2026: cosa cambierebbero i professionisti?
Confprofessioni interviene sulla Legge di Bilancio 2026 chiedendo modifiche alle norme sui pagamenti dei professionisti, maggiore equità fiscale e non solo

La Legge di Bilancio 2026 segna un passo avanti per la finanza pubblica, ma non convince del tutto chi rappresenta i liberi professionisti. È questo il messaggio lanciato da Confprofessioni durante l’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato: la manovra contiene segnali incoraggianti sul fronte del debito e della stabilità dei conti, ma alcune misure rischiano di penalizzare una parte essenziale del mondo del lavoro autonomo.
Andrea Dili, vicepresidente di Confprofessioni, ha sottolineato che “servono correzioni su norme che impattano direttamente sui liberi professionisti”, riferendosi in particolare all’articolo 129, comma 10 del disegno di legge. Il provvedimento lega i pagamenti delle pubbliche amministrazioni al rispetto degli obblighi fiscali e contributivi da parte dei professionisti, una condizione che l’associazione definisce “irrazionale e discriminatoria”. Una misura che, secondo Dili, ignora la realtà di una PA che spesso non riconosce compensi equi, violando i principi della legge 49, e che contrasta con l’obiettivo dichiarato di semplificare e velocizzare i pagamenti.

Legge di Bilancio 2026: le questioni fiscali

Sul piano fiscale, Confprofessioni accoglie positivamente la riduzione dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per il secondo scaglione (28.000–50.000 euro), ma giudica limitato l’impatto reale della misura, che avrebbe potuto essere più incisiva con un’estensione fino a 60.000 euro. “È un passo nella giusta direzione - ha spiegato Dili - ma resta da risolvere il nodo dell’equità orizzontale: un autonomo con 20.000 euro di reddito paga ancora circa quattro volte l’imposta di un dipendente con lo stesso reddito”. L’associazione chiede quindi di accelerare la riforma fiscale verso un modello più semplice e uniforme, capace di sostenere davvero il ceto medio e la crescita dei consumi.
Tra le altre proposte, Confprofessioni sollecita l’estensione della ‘Rottamazione quinques’ fino al 31 dicembre 2024, per garantire parità di trattamento ai contribuenti, e l’introduzione di correttivi al pacchetto lavoro. Positiva, infatti, la detassazione dei rinnovi contrattuali, ma solo se applicata ai contratti sottoscritti da organizzazioni realmente rappresentative, così da evitare forme di dumping contrattuale. “La misura rafforza il potere d’acquisto dei lavoratori - ha concluso Dili -, ma deve valere anche per le piccole imprese e durare nel tempo, includendo anche i rinnovi del terziario, appena conclusi”.


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