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Legge di Bilancio 2026: cosa chiedono i professionisti?

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Legge di Bilancio 2026: cosa chiedono i professionisti?
Confprofessioni sollecita interventi concreti nella Legge di Bilancio 2026 per alleggerire la pressione fiscale e non solo. L’intervento a Palazzo Chigi

La Legge di Bilancio 2026 potrebbe diventare un punto di svolta per restituire respiro al ceto medio e rendere più equo il sistema fiscale. È questo l’appello lanciato da Confprofessioni durante l’incontro a Palazzo Chigi con le parti sociali, dove la federazione ha chiesto misure concrete per alleggerire il peso delle imposte e sostenere la capacità di spesa dei contribuenti.
”La manovra di Bilancio può rappresentare un passaggio cruciale per alleggerire il carico fiscale su una fascia di contribuenti che, oltre a non beneficiare di sostegni tangibili, è fortemente penalizzata dalla pressione fiscale”, ha dichiarato Paola Fiorillo, membro della Giunta di Confprofessioni.

Focus su Irpef e ceto medio

L’associazione ha espresso apprezzamento per la volontà del Governo di portare avanti la delega fiscale, puntando in particolare sulla revisione dell’Irpef e sulle misure a favore del ceto medio. “La riduzione dell’aliquota dal 35% al 33% e l’ampliamento dello scaglione fino a 60.000 euro sono misure che vanno nella giusta direzione”, ha aggiunto Fiorillo. Tuttavia, ha avvertito che una riforma limitata alla sola riduzione dell’aliquota produrrebbe effetti minimi, “non più di 440 euro all’anno”.
Sterilizzare il fiscal drag, ha sottolineato, resta essenziale per salvaguardare il potere d’acquisto. L’ampliamento dello scaglione intermedio, in quest’ottica, rappresenterebbe un correttivo indispensabile.

Verso un sistema più semplice e trasparente

Confprofessioni ha ribadito la necessità di una riforma fiscale capace di mantenere la progressività, ma evolvere verso un modello a aliquota unica, accompagnato da una revisione delle detrazioni. Positivo anche il giudizio sulla detassazione degli aumenti contrattuali, considerata “una leva utile per accelerare i rinnovi e tutelare il potere d’acquisto dei lavoratori”.
Fiorillo ha però sollecitato stabilità e coerenza: gli incentivi devono essere legati a contratti realmente rappresentativi e includere anche premi di produttività e straordinari, soprattutto nei contesti privi di contrattazione di secondo livello.

Il nodo delle professioni

Sul versante professionale, Confprofessioni ha criticato l’esclusione delle associazioni dal processo di riforma. “Non è accettabile che provvedimenti così rilevanti siano scritti senza il coinvolgimento delle associazioni che rappresentano i professionisti”, ha affermato Fiorillo.
L’associazione chiede un intervento organico e coerente che eviti frammentazioni e valorizzi l’autonomia delle professioni, favorendo anche l’ingresso dei giovani. “Quattro leggi delega scollegate rischiano di generare disparità e frammentare un quadro normativo che dovrebbe invece essere razionalizzato e semplificato. Serve un quadro unico e coerente, che costruisca condivisione e crescita per l’intero Paese”, ha concluso.


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