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Legno strutturale alla 7^ edizione di Legno&Edilizia: “Insegnare a chi insegna”

Ecologia e tutela ambientale di
L’Arch. Franco Laner (Prof. Ordinario di tecnologia dell’Architettura all’Università Iuav di Venezia), nel suo intervento, presenta Legno&Edilizia


"Sintetizzare in un paio di cartelle lo stato dell’arte delle costruzioni di legno è possibile a condizione che il lettore sia disposto ad accettare semplificazioni e che condivida che un comparto industriale, privo di ricerca, cultura ed insegnamento, non possa avere futuro. Fare un bilancio significa anche prefigurare alcuni scenari ed esprimere giudizi, pur con la consapevolezza dei margini di aleatorietà che le previsioni hanno in sé o della presunzione di cui ogni giudizio si alimenta.

Lo stato dell’arte del legno strutturale – l’aggettivo strutturale perimetra le intenzioni di questa nota, mentre legno si riferisce sia al legno massiccio, o massello come qualcuno preferisce, sia ai suoi derivati, legno lamellare e Xlam in primis – è contrassegnato da contraddizioni, anche se l’ottimismo ed il successo sembrano esserne i tratti distintivi. Se per successo si intende l’aumento del consumo, i numeri dimostrano come ciò sia vero, ma attenzione, il successo potrebbe essere dovuto ad una bolla effimera, sostenuta più dalla moda che da un effettivo cambio di paradigma con solide basi culturali, senza le quali non ci potrà essere futuro.

Indubbiamente il settore delle costruzioni di legno attira oggi la domanda di utenti, progettisti ed imprese e l’offerta è quantitativamente generosa. Ma la qualità – soprattutto del progetto- è modesta e banale. La giustificazione di questo negativo giudizio non è semplice. In estrema sintesi comunque osservo che:

- Nessun imprenditore o associazione di categoria investe in ricerca;
- I progettisti conoscono appena una piccola percentuale dell’offerta tipologica e dei prodotti a base di legno. Nemmeno la tecnologia del controllo numerico (CNC) è riconosciuta;
- La qualità media delle realizzazioni è costruttivamente sufficiente, ma architettonicamente bassa. Dal punto di vista della curabilità – problema principe – l’attenzione è minima.

E via negativamente elencando. I corollari di queste affermazioni sono tantissimi: se un comparto non è sorretto da ricerca, non si svilupperà. Se i progettisti non conoscono materiali, prodotti, tecnologie, ecc., si dovranno affidare alla supplenza e alla banalità. Ma soprattutto la mancanza di insegnamento è devastante per il futuro dell’impiego del legno che ha bisogno di propri statuti, specifici ed originali, non ricavabili dagli altri materiali da costruzione, se non altro per la sua organicità, che pone il tema della curabilità del primo posto per il suo corretto impiego. Le NTC (Norme Tecniche per la Costruzione, D.M. 14 gennaio 2008, in vigore dal 1° luglio 2009) prevedono un’attesa di vita di un manufatto di almeno 50 anni. Per una struttura di legno non è uno scherzo!

Di contro posso dire di qualche aspetto positivo, come quello normativo: finalmente le NTC contemplano il legno come materiale da costruzione e ne legittimano l’uso anche nel nostro Paese. Tale normativa, sicuramente perfettibile, è comunque un ottimo strumento, perché è basata su criteri prestazionali, apre alla sperimentazione ed introduce concetti, come la robustezza, assai avanzati e soprattutto impone la verifica agli stati limite ultimi e di esercizio (SLU e SLE). Un altro significativo successo per l’impiego del legno è il passaggio della concezione unidirezionale degli elementi (travi massicce o lamellari) alla bidirezionalità offerta dai pannelli di tavole compensate (Xlam), preludio alla tridimensionalità, ovvero ai conglomerati di legno, che giustificherebbero l’impiego ancor più avanzato della tecnologia offerta dalle macchine CNC, settore straordinariamente ricco proprio per innovative applicazioni strutturali ed architettoniche del legno.

A favore del legno gioca ancora una formidabile opportunità. Nel nostro Paese il suo impiego ha avuto una battuta d’arresto fra gli anni quaranta ed ottanta dello scorso secolo. Le ragioni dell’abbandono sono molteplici, resta il fatto che la fattura ha imposto di ricominciare e con difficoltà, visti gli ottimi esiti di materiali alternativi, come il cemento armato, semplice e precompresso, l’acciaio e il latero-cemento. Ma, se saremo capaci di togliere un po’ di polvere che copre codici e magisteri del passato – il legno è stato da sempre impiegato con intelligenza e successo – sotto la coltre dei secoli si presentano soluzioni affascinanti, solide e belle, reinterpretabili con i nuovi prodotti a base di legno e facilmente realizzabili dalle macchine CNC, che superano i costi e la mancanza di manodopera specializzata.

La storia dell’impiego del legno, la riscoperta di saperi ed applicazioni, è una grande opportunità per l’innovazione. Il legno reclama dunque progetto e magistero, possibili se l’avventura del legno sarà sostenuta dalla conoscenza, dalla storia e dalla cultura. Di ciò, in primis, dobbiamo occuparci. Secondarie, ma necessarie e non trascurabili, sono ovviamente le questioni tecniche, di calcolo e di tecnologia. Cercare di diminuire la distanza, ancora siderale, che separa l’attuale modo di concepire, realizzare e garantire le costruzioni di legno dal diventare cultura e forse un obiettivo presuntuoso, ma dobbiamo riuscirci!

Le condizioni affinché il legno diventi alternativa sono ancora assai deboli e spesso meramente commerciali e prive di solide basi scientifiche e nomotecniche. Non è un buon segnale la crescita di venditori e commercianti o imprenditori improvvisati, che poco o nulla sanno sul legno, trattato come un qualsiasi materiale da costruzione, svilito non solo dei suoi valori culturali, semantici, espressivi, ma anche economici, competitivi solo sui prezzi, difficilmente sulla qualità.

La mancanza di motivate ed attente Associazioni di categoria e soprattutto l’assenza di insegnamento - su di un migliaio di scuole tecniche superiori ed universitarie, il legno è insegnato forse in dieci scuole – assieme alla latitanza della ricercanon inducono all’ottimismo o alla prefigurazione che il legno possa essere un’alternativa costruttiva. Per ora è moda e sarà cultura quando non sarà più necessario evocarla o auspicarla.

Questa articolata premessa spero chiarisca la portata dei programmi che, fin dal suo esordio, Legno&Edilizia si è data. Questa mostra, ora biennale, ovviamente ha come obiettivo finale la promozione commerciale ed imprenditoriale. Lo strumento per raggiungere l’obiettivo di fondo è stato quello di puntare sulla promozione culturale, eleggendo a partner le Università territoriali, in particolare lo Iuav di Venezia.

L’edizione di quest’anno prevede giornate di studio (vedi programmi) con l’obiettivo di “Insegnare a chi insegna”; nel senso di privilegiare argomenti di base rivolti ai docenti di costruzioni delle scuole superiori, geometri e periti, dei corsi triennali di ingegneria e di architettura ed anche quinquennali. A fronte di più di un migliaio di scuole tecniche, nel nostro Paese il legno è insegnato forse in dieci. Decisamente troppo oche se si pensa che la scelta del legno come materiale strutturale è piuttosto diffusa.

L’innovazione di progetto, che, come sopradetto è la chiave per un’ulteriore sviluppo dell’impiego del legno strutturale, deve far stazione sulla divulgazione delle conoscenze consolidate, condizione indispensabile per dire qualcosa di nuovo in ogni settore".