Materie prime: l’aumento dei prezzi bloccherà la ripresa?

Materiali da costruzione di Marco Zibetti
L’analisi dei dati dell’ultimo Bollettino economico della Bce conferma l’escalation dei prezzi delle materie prime. Andiamo a fondo di questo problema

In questa delicata fase in cui la nostra economia sta rialzando la testa dopo la crisi dovuta all’emergenza sanitaria, c’è un grosso problema per il settore delle costruzioni: si tratta dell’aumento incontrollato dei prezzi delle materie prime. Cerchiamo di capirci di più.

L’analisi dei dati dell’ultimo Bollettino economico della Bce conferma l’escalation: ad aprile 2021 le materie prime non energetiche, valutate in euro, registrano prezzi in salita del 33,4% rispetto ad un anno prima (era +24% a marzo) e quelle non alimentari arrivano a crescere del 51,4%. Il confronto su base annua risente del crollo dei prezzi durante il lockdown di primavera del 2020, ma l’aumento rimane elevato, attorno al +37% per le commodities non alimentari, anche se confrontato i livelli di sei mesi prima (ottobre 2020) o con quelli pre Covid di febbraio 2020.

Un report dell’Ufficio Studi di Confartigianato esamina l’estensione delle aspettative rialziste nella manifattura e nelle costruzioni, le concause e le conseguenze della bolla, una gelata di primavera sulla fragile ripresa dell’economia italiana che coinvolge un'ampia platea di MPI.

La spinta dei costi e le MPI nei settori sotto stress

Con un'analisi controfattuale contenuta nel report si stima il valore economico di uno shock da costi che interessa 621 mila micro e piccole imprese (MPI) con 1 milione 893 mila addetti operanti nei settori sotto stress per gli aumenti dei prezzi delle materie prime: le costruzioni e i settori manifatturieri della metallurgia, legno, gomma e materie plastiche, mobili, autoveicoli, prodotti in metallo e apparecchiature elettriche. All’interno di questo perimetro si riscontra una elevata presenza dell’artigianato, con 435 mila imprese artigiane che danno lavoro a 1 milione 47 mila addetti, pari al 38,8% dell’occupazione e al 55,3% degli addetti delle MPI.

Nonostante le analisi della Bce evidenzino la natura temporanea degli effetti sull’inflazione, si moltiplicano i segnali su scala globale di surriscaldamento dei prezzi: ad aprile 2021 i prezzi alla produzione in Cina salgono del 6,8% (+4,4% a marzo), negli Usa il tasso di inflazione balza al +4,2% (+2,6% a marzo), in Germania supera il limite del 2% (+2,1%, era +2 a marzo).


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