Nasce a Pordenone la scuola di decondizionamento per consulenti del benessere. Il settore è quello della climatizzazione, il promotore è Messana Air Ray Conditioning. In un periodo di evidente difficoltà anche per questo settore l'azienda di Cordenons (PN) ha scelto di investire nella formazione dei propri collaboratori valorizzandone il ruolo commerciale con competenze tecniche ma soprattutto relazionali. L'obiettivo è di farne dei testimonial di una nuova cultura del riscaldamento e del raffrescamento che ha nel sistema radiante ideato da Roberto Messana la sua espressione privilegiata.
I partecipanti
Quaranta i professionisti selezionati in tutta Italia e coinvolti nel ciclo di cinque incontri in programma. Al termine, previsto per il prossimo settembre, essi promuoveranno come Responsabili delle Relazioni Territoriali (RRT) le soluzioni per la climatizzazione di Messana a livello nazionale.
"Guardiamo con positività al futuro - spiega Roberto Messana - cambiando i paradigmi. L'immobilismo non ci porta da nessuna parte: la vera innovazione è scommettere oggi più che mai sul capitale umano. Noi non vendiamo prodotti ma cultura per migliorare la vita. Per promuoverla vogliamo Persone credibili e appassionate, non tanto di bravi commerciali. La vera sfida per noi è questa".
Perchè una scuola di "decondizionamento"?
"Decondizioniamoci - spiega Roberto Messana - è una filosofia e un progetto finalizzato a sensibilizzare l'opinione pubblica sul concetto vero e corretto di radiante e sui vantaggi che esso è capace di offrire in termini di benessere, qualità della vita, risparmio economico e produttività rispetto ai poco fisiologici ed efficienti sistemi ad aria forzata".
In concreto: il termotecnico si è sempre sentito insegnare che la temperatura delle superfici di un ambiente, nel momento di progettazione di un impianto di condizionamento ad aria, doveva essere assunta uguale a quella della temperatura dell’aria di progetto.
In questo modo è sempre stato semplificato il problema di studiare l’influenza sul corpo umano delle temperature superficiali dell’ambiente.
Generazioni di termotecnici hanno continuato in buona fede a pensare che sì, il corpo scambiava calore anche per irraggiamento, ma con superfici a 26°.
Insomma, il confort ideale si considerava (e si considera) con una temperatura di 26°C con il 50% di umidità. Ma questa non è una situazione reale.
Se si effettuano delle misure sulla temperatura superficiale media di un ambiente climatizzato ad aria e soggetto ai carichi di progetto (esterni ed interni) si può facilmente riscontrare che il suo valore si colloca sui 4-6°C al di sopra di quello della media dell’aria.
Il termotecnico, per compensare l’errore occulto, applica dei coefficienti di sicurezza pensando che i carichi potrebbero essere maggiori. Si crea così una condizione di confort non fisiologica, con maggiore scambio convettivo forzato (aria più fredda e veloce) e maggiore evaporazione (umidità più bassa) per il corpo degli occupanti. Insomma, minor benessere.
Una nuova prospettiva
Ecco l’intuizione di Messana: l’aver messo in luce l’incompletezza (non la scorrettezza) di uno degli strumenti classici della termotecnica, l’indice di confort o voto medio previsto (PMV) basato sulle equazioni di Fanger e divenuto norma internazionale (ISO EN UNI 7730).
Quello che manca all’indice è il riconoscimento delle giuste proporzioni che sono in grado di fornire vero confort, quello che può offrire il radiante e non, invece, l’aria condizionata.
Le corrette proporzioni rimettono l’uomo al centro del benessere che, solo in queste condizioni, potrà scambiare il proprio calore metabolico in modo naturale, nelle giuste proporzioni fra i diversi modi: per irraggiamento (50%), conduzione (<1%), convenzione naturale e non forzata (20%) e per evaporazione osmotica (30%).