1. Home
  2. Notizie e Mercato
  3. Nuova vita per la facciata della chiesa parrocchiale di San Benedetto Abate a Padova

Nuova vita per la facciata della chiesa parrocchiale di San Benedetto Abate a Padova

Ristrutturazioni di
Grazie ai prodotti di alta qualità Fassa Bortolo la parrocchia della città veneta ha ritrovato lo splendore del passato


L’architetto Paolo Rossettini insieme all’impresa Garalin S.r.l. ha eseguito i lavori di restauro della chiesa parrocchiale di San Benedetto Abate a Padova. L’intervento è stato reso possibile dall’utilizzo di alcuni prodotti Fassa Bortolo, ossia: S 650 bio-rinzaffo, S 627 intonaco di fondo e S 605 bio-intonaco di finitura, per il risanamento degli intonaci di tutta la parte inferiore della facciata; la malta fibrorinforzata tixotropica a ritiro controllato B 550 M e il legante per iniezioni L 512, per le iniezioni di consolidamento della muratura; per la passivazione delle parti metalliche si è adoperata la boiacca cementizia bicomponente per la protezione dalla corrosione dei ferri d’armatura BF 501; per la ricostruzione di dentelli e cornicioni, il bio-rinzaffo per risanamento a base di calce idraulica naturale NHL 3,5 e il bio-intonaco di fondo a base di calce idraulica naturale NHL 3,5; per la ricostruzione finale, collante a base cementizia bianco ed extra bianco; infine, la tinteggiatura è stata affidata ai prodotti FASSIL 328 fissativo per cicli ai silicati (per il fondo) e FASSIL P 313 pittura ai silicati liscia per esterni ed interni (pittura in due strati).

L'opera oggetto del restauro è la facciata principale della Chiesa Parrocchiale di San Benedetto sita in Riviera San Benedetto a Padova. La Chiesa, risalente al 1195, ospita al suo interno il corpo del fondatore Beato Giordano Forzatè che, secondo la tradizione iconografica, disegnò egli stesso l'impianto architettonico del tempio - consacrato nel 1222 - secondo uno schema assiale a tre navate e anche del monastero.

Nel 1612, la Chiesa fu interessata da una radicale ristrutturazione in stile barocco, secondo il volere della badessa Aurora da Camposampiero. L’intera struttura  venne modificata, ascrivendo un nuovo orientamento da est ad ovest. Quasi due secoli dopo, nell'Ottocento, l'intero tempio - passato sotto il demanio militare per decreto napoleonico del 1810 - rischiò di essere demolito perché divenuto caserma d'artiglieria.

Nel 1944, invece, il tempio fu colpito in pieno dai bombardamenti angloamericani, che causarono la perdita di opere di grande valore artistico.

Dopo un attento esame, si sono rilevate diverse tipologie di degrado sugli elementi che compongono l’intera facciata.

Si è potuto constatare che l’80% della superficie lapidea presentava patine biologiche quali muschi, funghi e piccoli arbusti, proliferati in maggior parte nelle zone non esposte a dilavamento.

Sulla facciata, gran parte dell'intonaco era degradato e decoeso, in particolare dalla prima fascia marcapiano fino a terra a causa delle risalite d'umidità. Sulle statue in pietra sul timpano di copertura è stata rilevata la presenza di croste nere - anche se in minima parte - patine biologiche, distacchi dovuti a crepe e fessure, rotture e perdita di materiale lapideo (mani, orecchie), sporco incoerente (polvere), guano di piccione e, infine, l'arrugginimento delle parti in metallo come staffe e zanche. Per quanto riguarda, invece, la croce in ferro al di sopra del timpano si è riscontrato l'ammaloramento dell'elemento metallico.

Il timpano, a causa della forte esposizione al ristagno dell'acqua e la conseguente infiltrazione al suo interno e tra i conci, presentava un grave problema di distacco di alcuni dentelli (circa sei elementi) al di sotto della cornice.

Mentre per quanto riguarda tutti i bassorilievi, sia sul timpano sia in facciata, oltre alla presenza di patine biologiche, sono state individuate molteplici crepe superficiali e l'ammaloramento delle zanche che fissano gli elementi alla struttura muraria.

Per quanto concerne il portale in pietra d'Istria, il problema più rilevante sono state le fessurazioni - non solamente superficiali - presenti in gran numero. Infine, i capitelli presentavano importanti lacune e distacchi.

Nella prima fase di intervento, è stato eseguito un idrolavaggio a bassa pressione di tutte le aree, al fine di rimuovere in maniera delicata e a fondo i vari depositi presenti sulle superfici, comprendendo l'impiego di specifici biocidi preventivamente concordati e testati.

In seguito, per le parti d'intonaco delle pareti visibilmente danneggiate da umidità di risalita (in particolare lungo la parte bassa di facciata) si è proceduto alla demolizione dell'intonaco danneggiato esistente, all'applicazione del rinzaffo e al successivo impiego di un intonaco a mano risanante steso nello stesso spessore necessario a integrare quanto prima rimosso.

La medesima azione è poi stata effettuata su porzioni d'intonaco sia del timpano che della facciata principale e sull’area dell’altorilievo del San Benedetto in Gloria. Anche nella parte di timpano costruita in mattoni a faccia vista, dove non vi era la finitura a base di intonaco, si è proceduto al ripristino attraverso un intonaco compatibile con quello esistente sul resto della facciata; operazione riprodotta poi anche sul fianco sinistro.

Infine, per quanto concerne i basamenti delle statue e, in particolare, i tre lati (frontale e i due laterali) la materia degradata è stata prima rimossa e rifatta successivamente, mentre nella parte retrostante, l'intonaco già mancante è stato steso ex novo.

Per quanto riguarda gli elementi decorativi in facciata e in particolare i dentelli al di sotto del cornicione del timpano, si è proceduto prima attraverso una pulizia e poi con il loro rinnovamento, avvenuto utilizzando del materiale compatibile, in concomitanza all'impiego di appositi perni, affinché le parti ricreate e quelle smosse risultassero ben fissate alla struttura stessa.

Le statue in pietra, invece, differenti tra loro per lo stato di deterioramento (la parte destra più danneggiata mentre la parte sinistra in condizioni lievemente migliori), e presentanti lacune, rotture e fessurazioni, sono state sottoposte a un’iniziale pulitura atta a preparare le superfici.

Questa operazione è stata eseguita togliendo le precedenti stuccature di tipo cementizio, poi attraverso un preconsolidamento, un intervento di pulizia approfondita. Infine, è stato attuato un rinnovamento utilizzando materiale compatibile all'esistente (soprattutto impasti contenenti polvere di pietra di Vicenza) e ricreando in alcuni punti le parti mancanti, nonché con il fissaggio a mezzo di appositi adesivi e/o perni delle parti smosse.

Solo in un secondo momento è stato eseguito un trattamento di consolidamento e protezione delle parti interessate, utilizzando anche uno specifico idrorepellente lapideo. Per concludere, la croce in ferro sovrastante il timpano è stata trattata con passivante e successivamente si è applicata la doratura in tre strati successivi.

Infine, per quanto riguarda le superfici di facciata, si è proceduto con un completo rifacimento delle stesse mediante l'applicazione di un fondo di ancoraggio (perciò più ruvido) affinché si potesse avere l'adesione delle successive tre mani di pittura ai silicati.

La pittura è stata applicata con pennellate piccole ed incrociate, al fine di creare dei chiari scuri o semplici alonature. Anche alle lesene è stata applicata una decorazione, in questo caso in finta pietra che simula i cornicioni. Per finire, in tutte le inferriate, sottoposte a carteggiatura e rimozione preventiva delle vecchie vernici deteriorate, si è applicata una mano di antiruggine e successivamente di un anticorrosivo ferro micaceo.