La mancata prevenzione del rischio idrogeologico al quale e' sottposto il territorio italiano ci costa 3,5 miliardi all'anno, con un costo complessivo dei danni provocati da terremoti, frane e alluvioni, dal 1944 al 2012, pari a 242,5 miliardi di euro. E' quanto emerge da un rapporto realizzato dall'Ance in collaborazione con il Cresme. In particolare, dal 1991 al 2011, si legge nel rapporto, risultano finanziati interventi per circa 10 miliardi di euro, meno di 500 milioni all'anno, per l'80% gestiti dal ministero dell'Ambiente.
In 10 anni (2002-2012) i bandi di gara per lavori di sistemazione e prevenzione del dissesto idrogeologico rappresentano, rispetto all'intero mercato delle opere pubbliche, solo il 5% per numero di interventi e il 2% per importi di gara.
A partire dal 2007 il mercato ha registrato un deciso ridimensionamento e la situazione potrebbe aggravarsi stando al debole risultato dei primi 6 mesi del 2012 (solo 301 gare). Eppure, il territorio italiano e' caratterizzato da un forte rischio naturale. Le aree a elevato rischio sismico sono circa il 44% della superficie nazionale (131 mila kmq) e interessano il 36% dei comuni (2.893).
Le aree a elevata criticita' idrogeologica (rischio frana e/o alluvione) rappresentano circa il 10% della superficie italiana (29.500 kmq) e riguardano l'89% dei comuni (6.631). Nelle aree ad elevato rischio sismico vivono 21,8 milioni di persone (36% della popolazione), per un totale di 8,6 milioni di famiglie e si trovano circa 5,5 milioni di edifici tra residenziali e non residenziali.
Il rischio sismico maggiore riguarda le regioni della fascia appenninica e del Sud Italia. Al primo posto c'e' la Campania, in cui 5,3 milioni di persone vivono nei 489 comuni a rischio sismico elevato. Seguono la Sicilia, con 4,7 milioni di persone in 356 comuni a rischio e la Calabria, dove tutti i comuni sono coinvolti, per un totale di circa 2 milioni di persone. E sempre in queste tre regioni il patrimonio edilizio e' esposto a rischio sismico maggiore: Sicilia (2,5 milioni di abitazioni), Campania (2,1 milioni di abitazioni), Calabria (1,2 milioni).
Invece, la superficie italiana ad elevata criticita' idrogeologica e' per il 58% soggetta a fenomeni di frana (17.200 kmq) e per il 42% e' a rischio alluvione (12.300 kmq). Sommando i due elementi di criticita', l'Emilia Romagna e' la regione che presenta un maggior livello di esposizione al rischio, con 4.316 kmq, pari al 19,5% della superficie. Seguono la Campania (19,1% di aree critiche), il Molise (18,8%) e la Valle d'Aosta (17,1%).
In occasione della presentazione del Rapporto è intervenuto Mario Ciaccia, viceministro alle Infrastrutture e Trasporti, che ha annunciato che il ministero dell'Ambiente sta lavorando a un Piano nazionale per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio dai rischi idrogeologici e sismici, ma i tempi tecnici per l'avvio dell'iniziativa non saranno brevi. Ciaccia ha lanciato l'idea di una cabina regia che possa far partire già da subito i primi provvedimenti del Piano, divenendo così una sorta di ''motore di avviamento'' del Piano stesso.
''Penso - ha detto il vice ministro - che i tempi tecnici per l'avvio del Piano nazionale per la manutenzione e la messa in sicurezza del territorio dai rischi idrogeologici e sismici possano richiedere un arco di tempo non breve, data l'esigenza di conseguire il concorso regionale. Mi sentirei quindi di suggerire uno strumento ausiliario che possa fare da scintilla per accendere subito i motori del Piano''.
''Un tale effetto si potrebbe ottenere facendo direttamente leva sulle unita' elementari del territorio chiamate a svolgere la parte operativa degli interventi, cioe' i Comuni - ha proseguito Ciaccia -, aggiungendo un ulteriore stimolo rispetto alla gia' molto utile riduzione dei vincoli del Patto di stabilità.
Quanto alla governance di questo ''Motore di avviamento'' del Piano, puo' immaginarsi una sorta di Cabina di regia, da porsi nell'ambito del Ministero dell'ambiente e composta da rappresentanti dei vari livelli di governo interessati. La Cabina di regia potrebbe avere il compito di selezionare, sulla base di criteri predefiniti, i Comuni che presenteranno i loro progetti di intervento''.
''Penso, in conclusione - ha terminato Ciaccia -, che con un grande sforzo comune, tale da coinvolgere in una visione sistemica tutti i livelli di governo del Paese, le istituzioni ed il capitale privato, possa finalmente avviarsi a soluzione il grande problema della sicurezza e della prevenzione in materia, nella consapevolezza che oltre al valore primario della tutela della popolazione e del patrimonio, alla fine una spesa di un euro oggi puo' farne risparmiare diverse centinaia domani''.
La cabina di regia proposta dal vice ministro alle Infrastrutture per coordinare tutti gli attori del sistema e accelerare l'avvio del Piano nazionale contro il rischio idrogeologico è una buona idea secondo Corrado Clini, ministro dell'Ambiente, intervenuto anch’egli alla presentazione del rapporto Cresme-Ance.
''Però prima dobbiamo capire cosa dobbiamo fare - ha detto il ministro -. I registi, senza copione, fanno fatica a lavorare. Intanto ho chiesto all'Ance di collaborare per esplorare meccanismi finanziari per far partire gli investimenti e semplificare le procedure per utilizzare al meglio le risorse''.