Reati ambientali: gli ultimi dati sono impressionanti

di Marco Zibetti
Il cemento illegale continua a crescere e in generale i reati ambientali che devastano paesaggi e città: ecco i numeri e i volti dell’abusivismo in Italia

Dietro la parola "abusivismo" si nasconde un’intera filiera criminale che continua a deturpare il paesaggio italiano con colate di cemento illegale. I reati ambientali legati all’edilizia selvaggia restano la punta dell’iceberg di un sistema che, ogni anno, si fa più spregiudicato e organizzato. Il Rapporto Ecomafia 2025 di Legambiente lo racconta con dati che parlano chiaro. E che fanno paura.
Nel 2024 sono stati accertati 13.621 reati nella filiera del cemento, pari a un terzo del totale dei crimini ambientali. Si tratta di una crescita del 4,7% rispetto al 2023. Abusivismo edilizio, cave illegali, appalti truccati: il cemento resta il comparto preferito dagli ecocriminali. Dove c’è una colata illegale, c’è quasi sempre una rete fatta di imprenditori senza scrupoli, politici conniventi e criminalità organizzata.

Tutti i dati sui reati ambientali commessi nel 2024

In totale, i reati ambientali accertati in Italia hanno superato nel 2024 quota 40.000, con un aumento del 14,4%. In media, 111 al giorno, quasi cinque ogni ora. Aumentano anche le persone denunciate: 37.186, +7,8% in un solo anno.
Il cemento illegale non è solo un problema urbanistico, ma è la porta d’ingresso per altri crimini: corruzione, frodi negli appalti pubblici, speculazioni ai danni del territorio. E le conseguenze sono devastanti: colline sventrate, coste privatizzate, aree protette compromesse.
In parallelo, aumentano anche i reati nel ciclo dei rifiuti (+19,9%) e gli illeciti contro il patrimonio culturale (+23,4%). La criminalità ambientale non si limita a costruire dove non si può, ma distrugge ciò che rende unico il nostro Paese: paesaggi, biodiversità, memoria storica.
Dal 1995 a oggi, il “fatturato” di questo sistema criminale ha raggiunto i 269,1 miliardi di euro. Solo nel 2024, i profitti illeciti stimati sono pari a 9,3 miliardi.
A contenere questa deriva è stata, in parte, la riforma del 2015, che ha introdotto nel Codice penale i delitti contro l’ambiente. È grazie a questa svolta se oggi molte inchieste riescono a colpire i responsabili di abusi edilizi e speculazioni.
Il Rapporto Ecomafia 2025 è dedicato alla memoria del capitano di fregata Natale De Grazia, impegnato in una delle inchieste ambientali più delicate della storia italiana. Se norme più severe fossero esistite prima, forse la sua battaglia e la verità avrebbero avuto un destino diverso.


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