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Recovery Plan: le 10 opere per un’Italia green

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Recovery Plan: le 10 opere per un’Italia green
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Secondo Legambiente, bisogna sfruttare il Recovery Plan per concretizzare la transizione ecologica partendo dai territori e da 10 opere faro. Scopriamole

La transizione ecologica verso un’Italia più “verde” sembra essere una priorità per il Governo Draghi che, come sappiamo, ha anche istituito un omonimo Ministero, con a capo Roberto Cingolani. Legambiente ha colto l’occasione per far sentire la propria voce sul Recovery Plan, un’opportunità che non dev’essere sprecata. Dove bisognerebbe intervenire? Vediamolo insieme.

Secondo l’associazione ambientalista, è necessario concretizzare la transizione ecologica partendo dai territori e da quelle dieci opere faro che possono proiettare l’Italia verso un 2030 più sostenibile e verde. Dalla riconversione green del distretto industriale di Taranto e Brindisi, in Puglia, ad una mobilità ad emissioni zero nei capoluoghi di provincia della Pianura Padana e del centro sud, dalla bonifica dei territori e delle falde inquinate a partire dalla Terra dei Fuochi in Campania, la Valle Del Sacco nel Lazio, le aree petrolifere di Basilicata e Sicilia e il caso dei PFAS in Veneto e Piemonte, alla realizzazione di parchi eolici offshore in Sardegna, nel Canale Sicilia e in Adriatico per accelerare la diffusione delle rinnovabili; per poi passare alla delocalizzazione delle strutture dalle aree ad elevato rischio idrogeologico come nelle province di Crotone e Vibo Valentia in Calabria, di Messina in Sicilia e in Campania alla realizzazione di digestori anaerobici per il trattamento della frazione organica differenziata, con produzione di biometano e compost di qualità, per le aree metropolitane del Centro Sud: Roma, Napoli, Reggio Calabria, Bari, Catania, Palermo, Messina e Cagliari.

A partire da queste città, ogni provincia deve diventare autosufficiente negli impianti di riciclo che, oltre ad evitare costi, danni ambientali e rischi di smaltimento illegale del “turismo dei rifiuti”, permetterebbero la fertilizzazione del suolo e la decarbonizzazione dei trasporti. Tra le dieci opere faro, anche la ricostruzione e digitalizzazione con la banda ultra larga delle aree del cratere del terremoto del Centro Italia, la realizzazione di infrastrutture ferroviarie per la Calabria e la Sicilia che, al posto del Ponte sullo Stretto, necessitano di una rete di trasporto regionale per superare isolamento e disservizi e aumentare e diversificare i flussi turistici. E infine la connessione ecologica, digitale e cicloturistica dell’Appennino e lo sviluppo del biologico e dell’agroecologia sulle montagne alpine e appenniniche e nelle aree rurali attraverso la creazione di biodistretti.

Sono questi per Legambiente i primi passi e gli interventi prioritari che l’Italia dovrà realizzare per non sprecare le risorse delNext Generation EU e per dar gambe al Piano nazionale ripresa e resilienza (PNRR) che il Governo Draghi dovrà ultimare ed inviare a Bruxelles entro la fine di aprile. Un messaggio che l’associazione ambientalista ha lanciato nel corso del faccia a faccia con sei ministri dell’Esecutivo Draghi che hanno partecipato all’evento “La nostra Italia. Più verde, innovativa e inclusiva”, organizzato da Legambiente dagli studi Sky di Milano.

Le 10 opere faro secondo Legambiente

Riassumiamo in modo schematico le 10 opere che Legambiente vede come prioritarie per la transizione ecologica:

1. Il distretto industriale green di Taranto e Brindisi;

2. La mobilità a emissioni zero in Pianura Padana e nei capoluoghi di provincia;

3. La bonifica di Terra dei fuochi, Valle del Sacco, Val d’Agri, Gela e delle falde inquinate da PFAS;

4. I parchi eolici off-shore nel canale di Sicilia, in Sardegna e in Adriatico;

5. La riduzione del rischio idrogeologico in Campania, Calabria e Sicilia;

6. Gli impianti dell’economia circolare nel centro sud;

7. La connessione ecologica, digitale e cicloturistica dell’Appennino;

8. La ricostruzione innovativa delle aree terremotate del centro Italia;

9. Le infrastrutture ferroviarie per Calabria e Sicilia;

10. Lo sviluppo del biologico e dell’agroecologia sulle Alpi, negli Appennini e nelle aree rurali attraverso la creazione di biodistretti.