I ritardi nei pagamenti alle imprese da parte della Pubblica Amministrazione sono uno dei problemi più gravi per il settore costruzioni italiano. Mediamente, bisogna aspettare oltre 4 mesi per riceverli.
Questa situazione problematica ha causato la sentenza C-122/18 della Corte Europea. In sostanza, l’Italia è stata condannata per inadempimento. Ma cosa ne pensano le imprese? Sentiamo la voce dell’Ance, l’Associazione Nazionale dei Costruttori Edili.
Ritardi nei pagamenti: cosa ne pensano le imprese?
“Non fa piacere vedere il proprio Paese condannato, per inadempienza rispetto agli obblighi comunitari che impongono il pagamento dei propri debiti commerciali entro massimo 60 giorni, ma era inevitabile”, commenta il Presidente Gabriele Buia.
Nonostante qualche miglioramento, dovuto agli effetti della Direttiva del 2011, che ha imposto termini perentori per i pagamenti delle PA, infatti, i ritardi medi nel settore delle costruzioni superano ancora i 4 mesi e mezzo, per un totale di 6 miliardi di arretrati a danno delle imprese.
“Una situazione inaccettabile soprattutto a fronte della grave crisi che ha investito in questi anni il settore e che ancora comporta una forte restrizione di liquidità a danno delle imprese e quindi dell’intera economia”, sottolinea Buia.
“Per questo, come Ance, siamo stati i primi a denunciare in sede europea questo mal costume italiano e a chiedere un intervento concreto per evitare di far pagare alle imprese e ai cittadini il costo di una crisi tutta finanziaria che è stata poi scaricata sull’economia reale”.
“Qualche segnale c’è stato e i tempi di ritardo si sono ridotti della metà - aggiunge -, ma si tratta ancora di attese inaccettabili per imprese che spesso devono lottare per la sopravvivenza”.
A questo punto “attendiamo una reazione immediata delle autorità italiane, anche sul tema del subappalto già all’attenzione dell’Ue, per evitare che oltre al danno ci sia pure la beffa di dover pagare una sanzione all’Europa”, conclude il Presidente Ance.