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SAIE: presentata la fiera, ecco i dati sul settore edile

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SAIE: presentata la fiera, ecco i dati sul settore edile
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Alla presentazione di SAIE 2023 s’è fatto il punto sul settore. Emerge la fotografia di una filiera in buona salute, ma attesa da grandi sfide. Scopriamo di più

Dal 19 al 21 ottobre a Bari, presso la Nuova Fiera del Levante, si svolgerà una nuova edizione di SAIE, la storica fiera del settore costruzioni. La presentazione dell’evento ha fornito l’occasione per parlare dell’andamento del settore edile.

La nuova proposta di direttiva UE sulle “case green”, che ambisce a rendere il patrimonio immobiliare europeo totalmente a emissioni zero entro il 2050, prevede una timeline serrata da qui al 2033, con un notevole impatto sul settore delle Costruzioni. Secondo i dati Ance, raggiungere il primo step della direttiva Ue significherebbe intervenire su 1,8 milioni gli edifici, che in 10 anni dovranno migliorare la prestazione energetica, per un totale di circa 180.000 interventi l’anno con un investimento di circa 59 miliardi di euro tra la riqualificazione degli immobili residenziali e strumentali. Un impegno importante per una filiera che ha tanta voglia di innovazione e che, come registra Federcostruzioni, nel 2022 ha visto crescere del +12,8% il valore degli investimenti secondo i dati Istat e del 5,3% del valore della Produzione (dati Ance). Un numero generale che ha visto alcuni comparti ancora in crescita, come per le imprese di costruzione, meccanica, legno, distribuzione materiali edili e componenti idrosanitari e altri in contrazione, come la ceramica, i laterizi, siderurgia, calcestruzzo e vetro.

Il nostro patrimonio immobiliare è particolarmente energivoro. Lo testimoniano i dati ENEA, da cui emerge che il 60% degli edifici italiani è ricompreso nelle due classi peggiori (F e G). Al di là delle diverse metodologie di classificazione, parliamo di un dato molto più alto rispetto a Francia (17%) e Germania (6%). Secondo l’analisi di Ance, portare a termine l’ambizioso piano UE richiederà un ritmo degli interventi così elevato che potrà essere concretizzato solo grazie all’ausilio di incentivi. Basti pensare che prima dell’entrata in vigore del Superbonus 110% e della cessione crediti, gli interventi su edifici interi toccavano numeri pressoché insignificanti: 2.900 in media l’anno tra il 2018 e il 2020, mentre nel 2021 sono stati 100.000 e nel 2022 260.000. Tornando ai ritmi pre Superbonus e cessione crediti ci vorranno ben 3.800 anni per centrare il target, 630 se ci atteniamo alla soglia del 15% degli edifici. Come emerso durante la conferenza stampa di presentazione di SAIE 2023, occorre quindi un piano di azione fatto da investimenti pubblici e finanziamenti accessibili alle famiglie, da attuare quanto prima per abilitare la filiera della Costruzioni a rendere gradualmente più efficiente tutto il parco immobiliare, responsabile del 40% delle emissioni di CO2. Oltre a questo, è necessario abilitare la spinta innovativa del settore: l’edilizia italiana ha già mostrato grandi capacità in questo senso, ma vanno sostenute anche attraverso una manifestazione come SAIE, dove professionisti e imprese possono arricchire le proprie competenze e confrontarsi sulle novità del mercato.

Ma come sta andando il settore?

Dai dati presentati da Federcostruzioni emerge la fotografia di una filiera in buona salute, ancora lontana dai valori del 2008, ma comunque in continua crescita. Nel 2022 le costruzioni hanno determinato 1/3 della crescita del PIL italiano (+3,9%), con un aumento sia degli investimenti (+12,8%, dati ISTAT), sia del valore della produzione (+5,3%, dati Ance). Di vitale importanza, in questo scenario, è stato l’apporto del Superbonus 110%: dall’inizio del provvedimento a gennaio 2023 si registrano investimenti complessivi per 65,2 miliardi di euro. Addirittura, stando alle rilevazioni Nomisma, con i bonus è stato generato un impatto economico per 195,2 miliardi, di cui 87,7 miliardi come effetto diretto, 39,6 miliardi come effetto indiretto e 67,8 miliardi come indotto. Ammontano, invece, a 19 miliardi i crediti incagliati: un fattore che mette a rischio fallimento 32.300 imprese, 171.000 occupati e 114.000 interventi.